Le semifinali del Challenger 80 di Parma 2 vedono in campo tre mancini e uno stravagante bombardiere. Se già è strano vedere una tale prevalenza di mancini che, ricordiamo, non superano l’11% sul totale, ancor più strano è trovare un giocatore professionista (Quentin Halys, chi altri?) che gioca tutti i punti con lo stesso entusiasmo del toro che vede il drappo rosso. Per lui sembra un punto d’orgoglio non prestare alcuna attenzione al punteggio, al momento della partita.
Prima, però, il racconto della sconfitta di Andrea Arnaboldi (4-6 6-3 6-4). Il giocatore lombardo ci aveva detto recentemente: “Non è che essere mancini sia questo gran vantaggio. A parte il fatto forse che l’avversario è meno abituato”. Bene, oggi contro l’inglese Liam Broady (n.202 ATP) era come giocare allo specchio, mancini contro. La cosa però non sembra preoccupare Andrea che già nel terzo game ottiene un break che difende senza troppi patemi fino al 4-3, quando deve concedere due palle break, per poi chiudere il set 6-3.
Il nostro tennista pare essere in pieno controllo, in ogni caso è lui a fare gioco e Broady si arrangia come può, anche perché il suo bagaglio tecnico non appare certo irresistibile. Ma sul 4-4 Arnaboldi, colpito da un improvviso black-out, concede a sorpresa il break all’inglese che in un attimo chiude il secondo parziale.
Evidentemente Liam Broady non si è arreso e soprattutto non ha dimenticato il calvario passato nel 2018 quando una devastante depressione lo portò sull’orlo del ritiro, convinto che nel mondo del tennis vigesse un’unica regola: “Homo homini lupus”. A dispetto di Thomas Hobbes, Broady fu capace di uscirne e di uscirne fortificato. A questo punto può forse fargli paura Arnaboldi, o chiunque altro? L’azzurro sembra un po’ perplesso ma non scoraggiato, tanto che in vantaggio 3-2 si procura una palla break che potrebbe essere decisiva. Ma l’inglese l’annulla con un ottimo serve and volley. E dopo poco uno splendido pallonetto lo porta a servire per il match sul 5-4; Andrea spreca l‘occasione per riportarsi in parità con un rovescio lungo di due palmi e l’avversario chiude al secondo match-point. Broady che andrà a caccia del suo primo titolo Challenger dopo ben quattro finali perse.
Sfiderà il tedesco Stebe, che ha sconfitto il sopramenzionato Halys. Il primo set fila via veloce fino al 5-5 quando Stebe (n.141 ATP ma con un best ranking di 71) sbaglia un lungolinea di diritto e concede due palle break ad Halys, cui basta la prima per piazzare un magnifico dritto anomalo e aggiudicarsi la frazione. Il tedesco sembra un po’ destabilizzato da Halys che gli impedisce sistematicamente di prendere ritmo, con scambi che difficilmente durano più di un paio di colpi. Ma nel secondo set Stebe, con teutonico puntiglio, inizia a fare muro da fondocampo, almeno sui punti che contano. E il francese ovviamente cerca di sfondare il muro a testate: pessima idea. Inizia infatti il filotto di doppi falli (10 alla fine) e delle palle break concesse (7). Stebe, zitto zitto ringrazia e passa all’incasso. Senza fare nulla di eccezionale rovescia l’inerzia dell’incontro e si guadagna la finale (5-7 6-3 6-3).
“È stato un match molto duro e Halys nel primo set mi ha messo in grande difficoltà. Fortunatamente sono rimasto in partita e nel secondo parziale ho iniziato a ritrovare il mio gioco”. La finale inizierà alle ore 11.
Massimo Gaiba