Peter Rolfe del Sun Herald ha riportato in esclusiva che verrà creata una bolla a Melbourne, sede dell’Australian Open (in programma dal 18 al 31 gennaio), in maniera non dissimile da quanto fatto dallo US Open lo scorso agosto. Se da un lato era vista da tempo come l’ipotesi più probabile, la novità è che Tennis Australia è riuscita a salvare tutti i tornei in programma sul territorio nazionale, spostandoli presso la metropoli che fa da capitale allo Stato della Victoria. Si tratta di un’impresa non da poco, perché stiamo parlando di ben cinque manifestazioni, una delle quali combined:
- la ATP Cup, la cui prima edizione si è disputata quest’anno fra Sydney, Perth e Brisbane, che non aveva ancora date certe;
- il Canberra International, ATP Challenger e W25 in programma dal 4 al 10 gennaio;
- il Brisbane International, WTA Premier in programma dal 6 al 12 (il torneo ha già annunciato il trasloco);
- l’Hobart International, WTA International in programma dal 9 al 16 (anche questo evento ha già dato per certa la nuova sede);
- l’Adelaide International, WTA Premier e ATP 250 in programma dal 10 al 16.
I tornei si dovrebbero disputare per la maggior parte a Melbourne Park, o eventualmente in altri luoghi dello Stato come Bendigo (che quest’anno ha ospitato due Challenger consecutivi, quello di Canberra e il proprio, a causa degli incendi) e Traralgon. “La grande notizia è che ora stiamo puntando su un solo luogo, vale a dire la Victoria, perché è lì che si gioca l’Australian Open”, ha detto Craig Tiley, CEO di Tennis Australia. Non ci sono invece notizie sugli altri tornei di inizio stagione (Doha nel maschile, Shenzhen nel femminile, il combined di Auckland) ma è praticamente certo che, anche qualora si disputassero, non lo faranno nei consueti slot temporali.
LA BOLLA
La decisione è dovuta all’impossibilità per le altre sedi di fornire le infrastrutture per la quarantena e di “garantire la possibilità di spostarsi liberamente fra città”. Secondo Tiley, “ora non c’è più il rischio che l’Australian Open si possa giocare senza dei giocatori”. Questo significa che i giocatori (circa 550) voleranno direttamente a Melbourne verso metà dicembre, mentre prima di questa decisione i loro arrivi sarebbero stati sparpagliati per l’isola, e che saranno confinati a una bolla (i.e. gli alberghi) per le due settimane di quarantena, durante le quali potranno comunque allenarsi. Prima di essere ammessi, però, dovranno risultare due volte negativi al tampone. Una volta terminata la quarantena, tuttavia, saranno liberi di muoversi per la regione.
La stagione di football australiano si è a sua volta giocata all’interno di una bolla in Queensland, ma Tiley ha riconosciuto la necessità di un regime più duro per quanto concerne quella del tennis, visto che gli atleti e i loro team arrivano da ogni parte del mondo. Il presidente federale ha aggiunto che il programma dei cinque tornei sarà riprogettato, e che potrebbero esserne aggiunti degli altri dopo la fine dello Slam.
LA DECISIONE DEVE ANCORA ESSERE UFFICIALIZZATA
Nonostante Tiley abbia già garantito che questa sarà la soluzione adottata, non vi è ancora certezza. L’articolo ha un piccolo asterisco che recita “subject to ATP and WTA approval”; in sostanza, l’ufficialità non c’è ancora, ma sembra difficile pensare a una soluzione migliore, almeno per salvare i tornei australiani. Soprattutto, però, il premier della Victoria, Daniel Andrews, ha chiarito a The Age, un altro quotidiano dell’isola, che questi piani non sono ancora stati finalizzati, definendo l’articolo del Sun “decisamente speculativo”.
“L’idea che la questione sia già chiusa, e che ora i giocatori verranno tutti qui a Melbourne, è semplicemente sbagliata – niente è ancora stato deciso. Dobbiamo lavorare metodicamente, perché è un evento importante, ma evitare una terza ondata lo è ancora di più, e continueremo a cercare di risolvere le problematiche del caso. Credo che il torneo potrà aver luogo, ma sarà diverso dal solito”.
Andrews ha confermato che si preferirebbe far disputare tutti i tornei nello stesso posto, ma ha anche detto che il gruppo responsabile della gestione della salute pubblica (l’equivalente del nostro CTS) dovrà approvare il piano. “Vogliamo che lo Slam si giochi, così come vogliamo che si giochi il Boxing Day Test di cricket, ma per quest’ultimo sport il numero di atleti da mettere in quarantena è nettamente inferiore, quindi le sfide che circondano l’Australian Open saranno molto diverse”. La strada sembra però tracciata, visto che Hobart, dove si gioca per il circuito WTA, ha già annunciato il trasferimento, così come Brisbane sede di un Premier e di due gironi della ATP Cup:
PORTE APERTE
Non stupisce che si vada con i piedi di piombo, soprattutto perché le decisioni riportate dall’Herald Sun per quanto concerne il pubblico sono molto più ambiziose rispetto a quelle dello US Open o del Roland Garros, dove si andava dalle porte chiuse alle porte con un piccolissimo spiraglio. In tema di presenza in situ, dal 23 novembre in Victoria sarà consentito l’ingresso al 25 percento degli appassionati: per il Boxing Day Test, tradizionale incontro di cricket che si disputa il 26 dicembre a Melbourne fra l’Australia e una sfidante (quest’anno sarà l’India), 25.000 persone dovrebbero potersi recare al Melbourne Cricket Ground, che ha una capienza di 100.024. “L’Australian Open si giocherà in un ambiente aperto, giocatori e fan potranno muoversi liberamente“, ha affermato Tiley.
Questa possibilità è determinata dalle cifre positive della pandemia in Australia e nella regione di Melbourne. Stando al sito covidvictoria.com, nelle ultime due settimane non è stato riportato neanche un caso di Coronavirus in tutta la Victoria – i casi attivi al momento sono solo tre. Dall’inizio della pandemia il totale è stato di 20.345 casi e 819 morti in un’area dove abitano 6.69 milioni di persone, la più densamente popolata del continente.
Nelle settimane successive, poi, la percentuale di astanti dovrebbe progressivamente aumentare, e quindi all’Australian Open ci si dovrebbe aggirare fra il 25 e il 50 percento. La Rod Laver Arena può contenere fino a 14.820 persone per un match di tennis, il che significa che si potrebbe arrivare ad oltre 7.000 appassionati sugli spalti, anche se l’articolo per ora non riporta eventuali differenze normative fra partite con il tetto aperto e con il tetto chiuso. “Sono sicuro che, se rimaniamo a zero casi fino a gennaio, allora il governo rivedrà la questione del pubblico“, ha concluso Tiley. “Ora si tratta solo di ultimare i dettagli della quarantena con il governo locale per garantire la sicurezza della comunità e dei giocatori coinvolti”.
Gli aspetti che vanno ancora finalizzati riguardano l’utilizzo delle mascherine, che non ha per il momento una legislazione specifica per lo Stato, e i trasporti per i giocatori dagli alberghi ai circoli. Non sono decisioni di poco conto, vista che la posta in palio è la salute pubblica, e quindi non deve stupire che le autorità locali non abbiano voluto confermare nulla fino a quando non sarà stato limato anche l’ultimo particolare. Allo stesso tempo, però, la sicurezza di Craig Tiley e le dichiarazioni pubbliche degli organizzatori di Brisbane e Hobart fanno pensare che l’ufficialità sia una questione di quando, non di se.