Da Davydenko a Medvedev i 12 anni di ATP Finals a Londra si sono chiusi come si erano aperti, con il successo di un tennista russo. Medvedev non lo sapeva neppure… ma l’ha scoperto direttamente da Davydenko stesso, telecronista della tv russa nel corso dell’intervista finale. Davydenko batté in finale del Potro 6-3 6-4 e in semifinale Federer (!) 7-5 al terzo e proprio 7-5 al terzo aveva perso da Djokovic nel round robin, in cui le sue vittorie erano state raggiunte a spese di Nadal (6-1 7-6) e di Soderling (7-6 4-6 6-3).
La vittoria di Davydenko rappresentò all’epoca una notevole sorpresa. Quella di Medvedev lo è stata tutto sommato meno, perché a Parigi-Bercy Daniil aveva già destato una grandissima impressione. Insomma Medvedev è un più che degno Maestro della racchetta. Il giovane russo, 24 anni e n.4 del mondo, si merita certamente il titolo più importante della carriera per più di un motivo.
1) Per non avere perso un match in tutto il mese di novembre, fra Parigi-Bercy e il Masters ATP di fine anno dove ha incontrato e battuto 5 top-ten, cogliendo in totale 10 vittorie e 2.500 punti. A Londra è stato un vincitore senza macchia, capace di onorare il suo mestiere anche nel match che non aveva necessità di vincere (Schwartzman) perché non solo era già qualificato per le semifinali, ma sapeva d’essere comunque primo nel suo girone. Vero che il suo avversario era il più debole degli otto tennisti a Londra, ma lui avrebbe potuto anche scegliere di risparmiare energie.
2) 25 vincitori della storia del Masters di fine anno avevano perso un match nei round robin. Sono più della metà, quindi, i vincitori “macchiati da almeno una sconfitta”, perché nelle ATP Finals ci sono state anche edizioni in cui si è giocato ad eliminazione diretta.
3) Medvedev è il primo tennista ad averle vinte battendo in fila il n.1 del mondo Djokovic, il n.2 Nadal, il n.3 Thiem. Nel round robin, in semifinale, in finale.
4) Soltanto altri tre giocatori avevano battuto nello stesso torneo i primi tre tennisti del mondo: Becker a Stoccolma nel 1994, Djokovic a Montreal nel 2007 e Nalbandian a Madrid 2007. Ma nessuno dei quei tornei era importante come il Masters ATP di fine anno. Se fosse successo in uno Slam sarebbe stato già diverso.
5) Nel round robin Medvedev non ha perso un set. E credo si debba considerare un titolo di merito anche l’aver vinto in rimonta gli ultimi due match. Infatti con Nadal aveva perso il primo set ed era indietro di un break fino al 4-5 del secondo quando Rafa ha perso a zero il game di battuta. E anche con Thiem ha perso il primo, ha annullato tre palle break nel secondo, e quando è arrivato al terzo tutte le occasioni per vincere le ha avute lui: 0-30 nel primo game, tre palle break nel terzo, altre due nel quinto quando ha trasformato la sesta palla break che era anche l’ottava del match dopo quella avuta nel primo game della finale e quella mancata nell’ottavo game del secondo set.
6) Ha dimostrato di essere un giocatore completo e, per quando inelegante stilisticamente, un tennista che gioca un tennis senza apparente sforzo. Sebbene sia alto un metro e 98 cm si muove benissimo, si piega fino a terra ancor meglio, non fa fatica a correre, a recuperare, a tirare seppur in modo apparentemente non ortodosso (specie il dritto con un movimento amplissimo e brutto a vedersi). Forte atleticamente Daniil ha fatto accendere la spia rossa della benzina sia a Nadal sia a Thiem quando si è trattato di giocare il terzo set. Nadal ha 34 anni e ci sta. Thiem ha probabilmente faticato con Djokovic più di quanto Medvedev abbia faticato con Nadal e ci sta che, pur avendo finito di giocare qualche ora prima, abbia pagato quello sforzo.
7) Degli otto era anche quello che serviva meglio, per numero di ace, percentuale di prime, efficacia della “seconda”: è un bel vantaggio poter godere di tanti punti gratis quando invece le sue tre “vittime” Djokovic, Nadal (più degli altri) e Thiem quasi tutti i punti devono invece sudarseli. Inoltre, quando dico che Daniil è un giocatore completo (limitato soltanto sulla terra battuta) mi riferisco alla varietà del suo tennis. Ha dimostrato di essere capace di venire avanti, anche in controtempo, anche seguendo la seconda di servizio come una risposta aggressiva sulla seconda dell’avversario, di scambiare slice dopo slice con Nadal (meglio di Rafa) come con Thiem (appena meno bene ma più che dignitosamente), di variare velocità e altezza di palla come hanno fatto in passato Mecir e Murray, di tirare colpi piatti lungolinea come incrociati di grande profonda penetrazione e velocità.
8) È certamente un giocatore intelligente. Lo è fuori dal campo, lo è dentro. Thiem ha voluto impostare un match tattico. Ma c’è rimasto invischiato e non ha avuto la presenza di spirito di provare a cambiare qualcosa, anche se non era facile. Glielo ho chiesto a Dom subito dopo il match, pur sapendo che l’austriaco è tennista di maggior potenza ma non di grandissime variazioni. Ci sono state anche tre palle break mancate nel secondo set e una in particolare quando Medvedev ha fatto serve&volley e, sbilanciato, una drop-volley su cui Dom è arrivato bene ma ha messo fuori un dritto non difficilissimo a campo aperto…
Ho chiesto a Dom: “L’aver rinunciato a tirare i tuoi magnifici rovesci coperti per giocarli sempre slice non è stata una scelta tattica alla fine penalizzante?”. Dominic mi ha risposto che no, non la pensava così: “Dovessi rigiocare contro Medvedev giocherei ancora il rovescio così, l’avevo già fatto anche nei nostri precedenti duelli”.
Certo glielo avrà detto il suo coach Massu, ma a me è sembrato che l’idea fosse buona fino a tutto il secondo set, ma che poi invece avrebbe fatto meglio a cambiare qualcosa. Il suo rovescio slice era diventato invece molto prevedibile e non procurava punti. Quasi come per Nadal la sera prima. Anche Rafa si era rifugiato nello slice. Ma Medvedev avrebbe poi detto: “Con quel rovescio Nadal non ha fatto più di due punti, non mi dava noia che lo tagliasse”.
Come sempre manca la controprova. Però la mia sensazione è stata che Medvedev, cui Thiem intendeva spezzare il ritmo, si sia messo con santa pazienza ad affettare anche lui, salvo poi presentarsi a rete all’improvviso per cogliere un gran bel bottino di punti. Nel solo secondo set mi pare 12 punti in 17 discese. E in tutto 28 punti su 37. Mica male! Per Thiem giocare a quel modo, invece di sparare quei rovesci che ci hanno fatto sobbalzare come quel tracciante incrociato che gli aveva dato il punto del 6-4 nel tiebreak del terzo set contro Djokovic, era un po’ come giocare contro natura, secondo me. Anche gli sforzi fatti con la testa comportano dispendio di energie. Se ne può pagare un prezzo quando un match va per le lunghe.
Concordo con Paolo Bertolucci che invocava una maggior varietà di schemi quando ormai Medvedev aveva imparato a prendere le sue contromisure su quelle palle tagliate che lo avevano infastidito per un set e mezzo. Però nel suggerirlo Paolo non aggiungeva quanto sia difficile alternare rovesci tagliati e rovesci coperti. Quando ti metti a giocarne cinque, sei tagliati di fila, devi cambiare impugnatura per tirare improvvisamente un rovescio coperto e non è facile farlo senza perdere il controllo. Tant’è che quando Thiem ci ha provato ha commesso anche diversi errori. E curiosamente sbagliava anche parecchi dritti, quasi che nel cambiare l’impugnatura, e magari pure la distanza dalla palla, si trovasse ancora più a disagio.
Il fatto è che Thiem restava comunque quasi sempre ancorato a fondocampo, mentre Medvedev poteva fare qualsiasi cosa, stare metri e metri indietro, liftare, tagliare, colpire piatto, e poi venire avanti dietro al servizio, alla risposta…e con quelle lunghe leve mica facile passarlo! Anche perché di tocco il russo non è affatto male. E se la tattica di Thiem ha pagato bene nei precedenti, come ha detto Thiem, forse non tiene conto del fatto che Medvedev potrebbe avere fatto dei progressi. Vabbè, la pianto qui, perché non voglio passare da presuntuoso che pensa di capirne più di Massu che ha evidentemente consigliato il suo ragazzo a giocare così vita natural durante.
Chiudo rallegrandomi del fatto di aver potuto assistere a gran belle partite. In particolare, anche se mi è piaciuta molto anche Thiem-Nadal nel round robin, direi che sono state particolarmente avvincenti ed equilibrate le ultime tre. I loro risultati sono stati frutto di minime differenze, dettagli, episodi. Avrebbero potuto dare un esito opposto a quello che hanno dato. Quindi applaudiamo in ugual misura – sebbene nello sport non sia quasi mai così – vincitori e vinti. Avrei voluto essere là, ma anche te in tv mi sono appassionato e divertito. Spero anche voi.
In questi tristi tempi di Covid abbiamo passato ore piacevoli davanti alla tv per seguire – i più fortunati che potevano permetterselo – un tennis niente male a New York (finale bruttina, ma in quanto a suspence all’altezza di queste di Londra), Roma, Parigi, Londra, nonché negli altri tornei in cui hanno brillato i nostri Sinner, Sonego, Cecchinato, Musetti, Berrettini (da Matteo speravo di più, ma se in passato avessimo avuto un tennista che faceva ottavi all’US Open e quarti a Roma saremmo già stati contenti). Non dimentichiamo che tre settimane prima dell’inizio dei tornei di Cincinnati-NewYork e dell’US Open non eravamo ancora certi che avremmo visto tennis per tutto il resto del 2020.
Non so che succederà per l’Open d’Australia, nessuno lo sa, ma se per tutta la primavera l’incognita virus permane, beh per le finali ATP di Torino spero proprio che saremo usciti fuori da quest’incubo, anche se nessuno sa per quanto tempo ancora saremo costretti a indossare le mascherine.