Erano stati previsti cinque giorni di lockdown e cinque sono stati. Puntuale come un orologio svizzero – o forse potremmo dire australiano, vista l’inflessibilità che questo paese ha mostrato nell’organizzare questo evento – arriva la conferma del ritorno sugli spalti del pubblico a partire da giovedì. Ad assistere ai tre match di singolare in programma sulla Rod Laver Arena (le due semifinali femminili e quella maschile tra Djokovic e Karatsec) saranno 7.477 persone, circa la metà della capienza totale. La differenza rispetto alla parte iniziale del torneo è che sarà obbligatorio per tutti i presenti indossare la mascherina, comportamento ormai abituale per noi ma ancora non consolidato in un paese che continua a registrare pochi casi di contagio al giorno.
Questi giorni di assenza sembrano essere costati caro al movimento tennistico australiano, e non solo per le entrate economiche mancate. Tutti i giocatori di casa rimasti in competizione infatti sono usciti in questi giorni, ultima in ordine di tempo la numero 1 del mondo Ashleigh Barty per mano di una sorprendente Karolina Muchova. Ad ogni modo finalmente potremmo dire addio, almeno per un po’, a quei freddi applausi registrati riprodotti a fine scambio che anziché rendere l’incontro più naturale ricordano tanto le risate di sottofondo delle sit-com. Esauditi in parte quindi i desideri di Naomi Osaka.