26 – sono i tornei giocati da Nicoloz Basilashvili prima di tornare a vincere tre partite di fila, come accadutogli la settimana scorsa a Doha, dove ha conquistato il ricco ATP 250 qatariota. Da tempo è noto che l’incostanza e il talento sono due facce della stessa medaglia della carriera del 29enne tennista georgiano. Basilashvili aveva vinto ben tre ATP 500 tra luglio 2018 e lo stesso mese dell’anno successivo, senza però trovare continuità nei risultati – durante e dopo questi successi. In tale lasso temporale conquistava per due volte consecutive il titolo ad Amburgo (quasi tre anni fa diveniva il primo qualificato a vincere un ATP 500 dai tempi di Petzschner nel 2008; il secondo successo al German Open è invece da ricordare per i due match point annullati a Zverev in semifinale) e vinceva il China Open a Pechino, superando in finale l’allora numero 4 del mondo Juan Martin Del Potro.
A riprova degli alti e bassi che hanno caratterizzato la sua carriera basti pensare che quando Basilashvili bissava il titolo nel nord della Germania, nelle cinquantadue settimane antecedenti a quel successo aveva vinto più di due partite nello stesso torneo solo dove poi aveva conquistato il titolo (Amburgo e Pechino, appunto). Nikoloz non ha trovato continuità neanche dopo il bis allo German Open del luglio 2019, ottenuto superando in finale Rublev, anzi ha anche continuato ad essere piuttosto deludente nei grandi appuntamenti; non ha mai raggiunto i quarti di un Masters 1000 e una sola è arrivato agli ottavi di uno Slam, allo US Open 2018, torneo in cui ha conquistato i punti che assieme ai successi citati lo hanno aiutato a restare complessivamente 37 settimane in top 20.
Dopo il secondo successo ad Amburgo, Basilashvili è anzi caduto in un lungo letargo professionistico: da quel torneo in poi, sino alla scorsa settimana a Doha, non aveva mai vinto tre partite di fila, pur avendo giocato complessivamente 26 tornei – solo in quattro dei quali aveva vinto due match consecutivi e in due dei quali si era imposto in almeno una partita. A riprova di come il livello del suo tennis fosse sensibilmente sceso, nell’ultimo anno e mezzo aveva perso tredici delle ventuno partite giocate contro tennisti oltre la cinquantesima posizione ATP e non aveva mai vinto contro un tennista nella top 20 (e in due sole circostanze aveva superato colleghi nella top 30).
A Doha si è invece riaccesa la luce per il georgiano, intanto sceso alla 42° posizione del ranking ATP: dopo aver rimontato un set a Millman al primo turno, aver sconfitto facilmente la wil card Jaziri, ha “deluso” il mondo tennistico nei quarti di finale annullando un match point a Federer, per poi superarlo 7-5 al terzo. Per arrivare alla vittoria del titolo Basilashvili ha infine superato con successo due insidiose prove del nove, sconfiggendo in due set sia Taylor Fritz – da cui è stato appena sconfitto a Dubai – in semifinaleche Bautista Agut (contro cui aveva perso tre volte su quattro che lo aveva affrontato) in finale. Da questa settimana è rientrato nella top 40: staremo ora a vedere se finalmente riuscirà a trovare continuità.
39- le partite vinte sulla terra rossa da Christian Garin nel circuito maggiore a partire dal gennaio 2019. Nessuno tra i colleghi -a livello quantitativo- ha fatto meglio del tennista nato a Santiago del Cile il 30 maggio di venticinque anni fa, che a fronte di un tale numero di vittorie ha dovuto però anche subire quattordici sconfitte. In una classifica non considerante il livello degli avversari superati e l’importanza del torneo nel quale sono state ottenute (che nel tennis sono tra i primissimi fattori con i quali misurare il peso specifico dei successi raggiunti) ma solo il numero di vittorie sul rosso da gennaio 2019 ad oggi, a Garin seguono altri due specialisti dei tornei minori giocati sulla terra battuta: Casper Ruud con 36 un bilancio di 36 W-14 L e Albert Ramos con 36 W-23L. Solo dopo di loro tre, in questa particolare classifica, arriva colui che è l’indiscusso più grande campione della storia su questa superficie, Rafael Nadal (30-4 il suo bilancio dal 2019, che comunque è nettamente il migliore quanto a percentuale di vittorie). Dopo il maiorchino, troviamo due tennisti che negli ultimi due anni sono stati capaci di vincere dei Masters 1000 sulla terra battuta: Dominic Thiem (29-9) e Novak Djokovic (26-4).Garin deve invece ancora dimostrare di essere competitivo quando conta, anche sulla stessa terra battuta: basti pensare che di queste 39 vittorie, solo tre complessivamente sono arrivate al Roland Garros e nesssuna in tornei della categoria Masters 1000. Il cileno ha però vinto già cinque tornei: due nel 2019 tra Houston (superando nell’atto conclusivo Ruud) e Monaco di Baviera (in finale su Berrettini, dopo aver sconfitto Sasha Zverev in quella che sinora è per lui l’unica vittoria ottenuta in carriera contro un top 10) e due l’anno scorso, quando si impose a Cordoba (battendo Schwartzmann) e all’ATP 500 di Rio de Janeiro (sconfiggendo in finale il nostro Mager).
L’ultimo successo è arrivato la scorsa settimana nella sua Santiago, dove ha approfittato di un’entry list modesta (c’era solo Paire come altro top 50 nel tabellone principale) per vincere facilmente il quinto titolo: tra Tabilo, Samudio, Galan e Bagnis, tutti tennisti sudamericani non tra i primi 100 al mondo e qui elencati nell’ordine in cui Garin li ha affrontati, ha sofferto solo nel corso della finale, durata quasi tre ore e conclusasi col punteggio di 7-5 al terzo set. Con la vittoria a Santiago Christian è tornato nella top 20, una fascia di classifica dove era già stato per dieci settimane lo scorso anno.
Del resto, il futuro è piuttosto dalla sua parte: davanti a lui in classifica ci sono attualmente appena cinque tennisti più giovani.Questo 2021 potrebbe essere la stagione della definitiva consacrazione per Garin, che nel febbraio 2013 sconfiggeva al primo turno dell’ATP di Vina del Mar Dusan Lajovic. Sembrava di essere di fronte all’epifania di un nuovo campione: dal 2000 in poi il cileno era appena il quinto giocatore -dopo Nadal, Gasquet, Harrison e Tomic- a vincere una partita del circuito maggiore non avendo ancora compiuto i diciassette anni, un’impressione rafforzata dal trionfo al Roland Garros juniores in finale su Alexander Zverev. Ma se il tedesco entrava nel maggio 2015 -poche settimane dopo essere diventato maggiorenne- per la prima volta nei primi 100, il cammino nel tennis professionistico del tennista nato a Santiago del Cile è stato decisamente più travagliato.
Dopo aver chiuso per la prima volta nel 2018 – grazie ai risultati nei Challenger- una stagione tra i primi 100, due anni fa grazie ai due titoli conquistati a Houston e Monaco di Baviera, alla finale di San Paolo e ai quarti nel Masters 1000 di Parigi Bercy, terminava l’anno a ridosso dei primi trenta. Partito bene nel 2020 con le nove partite vinte consecutive che gli avevano garantito i titoli di Cordoba e Rio, non aveva ripreso -dopo la pausa del circuito dovuta alla pandemia- con risultati soddisfacenti: a parte la semifinale raggiunta ad Amburgo a settembre, aveva vinto due partite nello stesso torneo solo al Roland Garros e ancora due settimane fa aveva deluso, perdendo contro Sumit Nagal a Buenos Aires. L’imminente arrivo della stagione su terra rossa europea ci dirà molto sulle sue potenzialità ad alti livelli.