Alla mezzanotte italiana, con l’attitudine di chi forse sa già che di conferenze di questo tenore ne farà tante, Jannik Sinner si presenta di fronte agli schermi virtuali dei giornalisti che non hanno potuto recarsi a Miami. E comincia subito a parlare dell’avversario sconfitto, Alexander Bublik, che al momento della stretta di mano ha simpaticamente risposto ‘Hai tipo 15 anni e giochi così, sei tu che non sei umano!‘ a una battuta dello stesso Jannik, che per primo aveva detto ‘You’re not human‘.
“Non è mai facile giocare contro di lui, non sai mai cosa fa; se fa serve&volley, se gioca una smorzata, se viene a rete, se tira piano o se tira forte. Io sono rimasto sul mio ritmo di gioco, gli ho dato poco spazio soprattutto nei punti importanti“. Con molta soddisfazione, Jannik racconta di riuscire a giocarli come se non fossero poi così diversi dagli altri. “Arrivo con la mente abbastanza lucida a giocarli e questo sicuramente mi aiuta. Nel tie-break ho giocato due gran punti quando ero sotto 4-5“.
La partita di oggi non è stata perfetta, ma è stato perfetto il risultato. Contro Bublik non è facile giocare bene, anzi, sono partite che in fondo è più importante vincere. Jannik prova a fare quel po’ di autocritica che può essere lecito concedersi dopo aver centrato la prima semifinale in un 1000 a 19 anni. “Nel secondo set dovevo breakkare prima, ma lui ha servito bene; forse su una palla break potevo rispondere meglio. E non dovevo prendere il break (sullo 0-1, ndr). Però la cosa importante è rimanere sempre lì, continuare a fare le mie cose – che credo di aver fatto oggi“. Ogni tanto butta lì un ‘ho 19 anni, devo ancora migliorare in tante cose‘ a ricordarci che effettivamente è vero, è nato soltanto nel 2001 e vent’anni li compirà solo tra quattro mesi.
Il direttore Scanagatta – che poco prima aveva scherzato con il simpatico Bublik https://bit.ly/3ubKVOd – prova poi a estorcergli un pronostico, o quantomeno una preferenza sulla sfida tra Bautista Agut e Medvedev (Jannik scoprirà soltanto alcune ore più tardi che sarà lo spagnolo il suo avversario in semifinale). Con scarso successo. “Vediamo chi vince… e poi vediamo! Sicuramente non sarà una partita facile, tutti e due sono grandi giocatori, sono molto solidi. Con Medvedev ci ho perso due volte, ed è uno che migliora settimana dopo settimana“. Quanto alla sua di settimana, quando gli chiedono se questa è la migliore della sua carriera esita un po’. “Potrebbe essere, o potrebbe essere di no” esordisce, tradendo un bel po’ di ambizione. “Vedremo alla fine del torneo. Dipende da come andrà; ma ovviamente sono contento di essere in semifinale“. Insomma, un modo abbastanza implicito di dire che crede nella vittoria finale.
Nel prossimo incontro, ed eventualmente in finale, ci sarà ovviamente da gestire un carico supplementare di pressione. Secondo Jannik, però, in realtà la pressione esiste a tutti i livelli con poca distinzione. “Ogni giocatore in questo sport, a qualsiasi livello, sente la pressione. Quando sei junior, quando giochi i Futures oppure qui (a Miami, ndr); ognuno sente la pressione perché tutti vogliono vincere. Spesso in allenamento proviamo a mettermi in condizioni simili alla partita, con lavori specifici, a mettermi un po’ in difficoltà anche dal punto di vista fisico. Ma non riesci mai a trovare la tensione ‘vera’, quella che poi troverai in partita. Magari puoi fare un set con qualche cambiamento, per essere un po’ più teso. Però è quasi impossibile perché sono due cose diverse“.