Stefanos Tsitsipas e Daniel Evans si giocheranno il posto in finale riservato alla parte alta del bizzarro draw di Montecarlo 2021. Una semifinale inaspettata, ci si perdonino gli eufemismi del caso, ma se Tsitsipas in qualche modo era atteso al varco, lo stesso non si può dire del buon Dan, sin qui autore di una settimana tra le più imprevedibili ed esaltanti degli ultimi anni di tennis. Esagerato? Non crediamo: il ribelle da Birmingham per entrare nel privé riservato ai quattro migliori del torneo ha battuto il finalista dell’edizione 2019, l’ultimo campione di Miami, il numero uno al mondo e un tizio che su terra non vorresti incontrare, se non proprio necessario. Quattro vittorie contro pronostico, come quattro erano state sino a domenica scorsa le vittorie ottenute dall’estroso inglese on clay in tutta la carriera nel Tour maggiore. Se la numerologia è scienza di valore, il greco ha di che preoccuparsi.
Tsitsipas, da par suo, mancava dalle semifinali in un Masters su terra da Roma 2019, un’assenza ampiamente emendata dalla lunga pausa imposta dalla pandemia. Sta giocando bene il capellone greco, i precedenti sono a suo favore e il tempo da dedicare a riposo e massaggi pure. Per aver ragione di Goffin, il buon Dan ha dovuto correre in mezzo al vento per più di due ore e mezza, e avrà anche una partita di doppio da onorare nel pomeriggio. Stefanos è stato in campo meno di un’ora, prima di dare il cinque consolatorio all’affranto Davidovich Fokina, costretto al ritiro da un guaio alla coscia sinistra. Peccato, per Alejandro e per un match che stava promettendo molto bene, eppure sostanzialmente spirato sul tre pari quando lo spagnolo ha convocato d’urgenza il fisioterapista.
“Sento tirare qui, peggiora sempre di più“: pomata, massaggio, antidolorifico e un’altra contrattura consegnata ai posteri nel 2021 delle lesioni muscolari. Quella che ha colto il biondo Alejandro non è migliorata nel corso dell’incontro, e il break colto a sorpresa nel settimo gioco, gentile omaggio di uno Tsitsipas distratto dagli eventi, è stato un sussulto estemporaneo. Impossibilitato a muoversi, Fokina ha atteso per altri cinque giochi che il medicinale facesse effetto, ma constatatone il ritardo, o l’inefficacia, ha servito da sotto sul set point nel dodicesimo game, incassato la risposta vincente, e alzato bandiera bianca per poi sedersi asciugamano in testa e lacrime.
Evans ha vinto una partita che moltissimi colleghi, e per comprovati mismatch, e per andazzo preso dalla contesa, avrebbero lasciato andare. La fiducia è il sale di ogni sport, ma nel tennis conta forse un po’ di più: è benzina pura, e il serbatoio di Dan ne è colmo. Scattato feroce dai blocchi, l’ex reprobo d’Inghilterra ha messo da subito pressione a David accorciando il campo a più non posso, affettando e spingendo e decelerando. Non dando punti di riferimento, per farla breve, a un rivale che sul ritmo ha costruito gran parte della propria fama. Gliel’ha messa scomoda, Dan, e Davidino non è mai riuscito a trovare la posizione, a sentire la palla, eccezion fatta per la porzione finale di primo set, giocata su livelli da Goffin e sufficiente a ribaltare con un parziale di quattro giochi consecutivi il break di vantaggio preso all’inizio dall’inglese.
In genere quando il favorito rimonta la partita per lo sfidante si fa dura, specie se gli scambi si allungano e l’avversario è un corridore come il belga. La proverbiale solidità di David avrebbe dovuto fare il resto, e invece Goffin si è sgonfiato come un pallone, cedendo molto male la seconda frazione. “A inizio secondo set ho perso un game stupido – ha dichiarato in conferenza stampa l’undicesima testa di serie -. Nel terzo ho avuto le opportunità migliori, 0-40 sul suo servizio e tutte quelle palle break sul 4-4, lui è stato bravo ad annullarle con il serve & volley, ha un grande tocco. Sa mischiare le carte ed è in grado di fare qualsiasi cosa sul campo. Poi oggi era difficile giocare a causa del vento. Oggi tra di noi c’è stata una differenza molto piccola, è stata davvero una questione di un punto qui e là“.
Nel vento, che ha condizionato sempre più il terzo set, lo skipper migliore si è dimostrato Evans. Miglior acrobata, anche: sotto zero-quaranta nel terzo gioco e costretto a fronteggiare tre pericolosissime palle break nell’ottavo, Dan ha preso ad attaccare come se fossimo sui prati, annullando una per una le molte chance avute da Goffin in risposta con altrettanti serve and volley. Il giocatore di Liegi – due su diciassette sulle palle break in tutta la partita, roba che nemmeno il Federer più prodigo – ha via via perso la pazienza, forse per colpa dei molti scialacqui. Di solito silenzioso e imperturbabile, egli ha sempre più spesso accompagnato gli scambi con gemiti per lui inusuali, sintomo di estrema prostrazione fisica. La condizione atletica, e la convinzione che tutto in certe settimane possa accadere, ha spinto il match dalla parte di Dan nel decimo gioco, dopo l’ultimo colpo mandato largo da un Goffin annaspante. C’è stato tanto spettacolo, nonostante non ci fosse nessuno dei favolosi tre in campo, e, siamo sicuri, tanto ce ne sarà domani: Dan Evans, nella sua magica settimana sotto la terrazza, ha intenzione di raccontare ai nipoti altre favole monegasche.