L’Italie est à l’honneur come direbbero i francesi. L’Italia viene celebrata con una doppia pagina decisamente tricolore (ma per una volta con l’immagine della bandiera italiana) ne L’Équipe, grazie ai fantastici exploit dei nostri Jannik Sinner e Lorenzo Musetti che, nel pomeriggio, scenderanno in campo rispettivamente contro Nadal e Djokovic (oggi avrebbe dovuto giocare anche Matteo Berrettini passato direttamente ai quarti dopo il forfait di Roger Federer). Jannik “con i piedi per terra” e Lorenzo “l’amore della creazione”, questi i titoli, scelti ad hoc, dal quotidiano francese per presentare i ragazzi azzurri.
Nel pezzo dedicato a Sinner, spicca una bella intervista a Riccardo Piatti che spiega com’è iniziata la collaborazione con Jannik e ne descrive la personalità. Era ancora un ragazzino Jannik qundo comincia a frequentare il centro del celebre coach, “l’avevo visto l’anno prima a Milano in un torneo” racconta Riccardo, “aveva perso 6-2 6-1, non sapevo come si chiamasse, sapevo solo che aveva i capelli rossi e che il suo gioco mi piaceva“. Riccardo trascorre alcuni giorni in montagna, per incontrare i genitori di Jannik : “Ho chiesto a suo padre, perché aveva deciso di affidarmi suo figlio. Mi ha risposto che avevano avuto due chance nella vita, pensavono di non poter avere figli. Il loro primo figlio, Marc, lo hanno adottato in Russia. E, tre anni dopo, è nato Jannik. Il padre mi ha detto: faranno ciò che desiderano. Molti genitori mi hanno detto la stessa cosa, ma loro lo hanno mantenuto. È stato Jannik a decidere di venire qui [a Bordighera], non i suoi genitori“.
Lo stesso Sinner ama raccontare la reazione di sua madre quando la chiamava per raccontarle dell’ennesima sconfitta nei tornei Futures: “e lei mi rispondeva ‘Sì, ebbene, continua. Non ho tempo di parlarti perché devo lavorare. Fai del tuo meglio e stai a vedere un po’ quello che succede’. Li ho visti sempre lavorare molto”.
“C’è una sola cosa che i genitori di Jannik mi hanno chiesto” continua Piatti, “me lo hanno lasciato quando aveva 13 anni, era un ragazzino normalissimo, con i piedi per terra. E mi hanno chiesto che resti sempre così“. E per ora sembra proprio non aver nessuna intenzione di cambiare il 19enne di San Candido che, oggi, si prepara ad affrontare il campionissimo di Porte d’Auteuil, Rafa Nadal. È la loro seconda sfida sull’ocra parigina, dopo il match dei quarti di finale disputato l’anno scorso – in ottobre – e vinto dal tennista spagnolo.
Si tratta invece della loro prima sfida quella tra Lorenzo Musetti e Novak Djokovic e, per l’azzurro, è “soltanto” il 33esimo match nel circuito maggiore. Lorenzo sta incantando il pubblico parigino con il suo gioco creativo e spumeggiante. “Ha sempre amato giocare con la racchetta” dice il coach Tartarini – suo allenatore da dieci anni a La Spezia – riferendosi alle magie compiute da Lorenzo durante l’incontro vinto con Cecchinato due giorni fa. “Questa sua creatività mi è sempre piaciuta e non ho mai voluto soffoccarla“. Lo stesso Jannik era stato prodigo di complimenti nei confronti del connazionale dopo la vittoria con il Ceck: “ha molto talento” ha ammesso Sinner, “forse più di me“. E Il gioco di Musetti ha colpito anche un altro francese che, di magie in campo, ne ha compiuto a bizzeffe in carriera, Henri Leconte, finalista a Parigi nel 1988: “Riconosco in lui questa spensieratezza, questa voglia di creare“, osserva Leconte, “la voglia di essere diverso dagli altri. Tutti pensano che non si possa attaccare sulla terra rossa, è un grande errore. Lui rappresenta un po’ il vero tennis italiano all’antica, come Panatta (campione del Roland garros nel 1976). In Italia ci sono sempre stati giocatori dall’ottima mano. Mi piace la sua creatività, ha un po’ di “pazzia”, è una cosa che fa sentire bene!“.
Una creatività che il coach Tartarini non ha mai voluto tarpare, come detto prima: “Con Lorenzo c’è l’80 % di lavoro e il 20% di libertà nella creatività. Però, a volte, quando sente la tensione, può strafare, come a Parma, contro Nishioka [con cui poi ha vinto a Parigi al secondo turno, ndr], aveva eseguito sei palle corte in sette punti, serve & volley…. A volte esagera un po’ “. “Questo è il problema” conferma l’ex campione francese, “riuscire a controllarsi. Qunado si è creativi, si inventano cose che non si controllano al 100%, si tenta di ripeterle e si rischia di strafare“.
Delle grandi qualità dei due azzurrini non poteva rimanere indifferente Mats Wilander che, sempre nelle pagine de l’Equipe, analizza le loro differenze e potenzialità: “È una buona cosa che l’uno (Sinner) e l’altro (Musetti) affrontino rispettivamente Nadal e Djokovic perché, con il loro stile potranno fare partita. Penso, per esempio, che sarebbe stato più difficile, per Musetti, contrastare Nadal con il suo rovescio a una mano. Per molti aspetti, Sinner è un mini-Djokovic. Si muove molto bene, si mantiene vicino alla linea di fondo e il dritto e rovescio sono notevoli. È il genere di giocatore che Rafa non ama molto incontrare. E poi possiede una qualità indispensabile per essere ad alto livello: la solidità mentale. Musetti è più nello stile di Cecchinato, anche se ha un gioco più rapido. Ha un talento enorme, un talento naturale maggiore di quello di Sinner. Possiede una mano super, come dimostrano le due giocate vincenti eseguite contro Cecchinato. Può fare ciò che vuole con la pallina, è più creativo di Sinner, ma riesce a coniugare creatività e maturità“.