[1] N. Djokovic b. [Q] D. Kudla 6-4 6-3 7-6(7)
Finisce tre set a zero come previsto, ma Denis Kudla è riuscito a impegnare Novak Djokovic più di quanto sarebbe stato lecito pretendere da un qualificato e ha contribuito a mettere in scena per due ore e un quarto un copione a tratti godibile anche se dal finale scontato. Prima di servizio spesso assente per entrambi (anche se quando l’ha messa Nole è stato estremamente efficace, perdendo solo sei punti), soprattutto per Kudla che si è però fatto valere sulla seconda, arrivando anche a giocarsi un set point per prolungare l’incontro – lui che una sola volta era riuscito ad arrivare a 4 giochi nei due precedenti del 2019 allo US Open e a proprio qui a Wimbledon.
Un Djokovic non perfetto ma essenziale e che, al netto di qualche piccola pausa, ha saputo alzare il livello in misura sufficiente nei pochi momenti davvero importanti di fronte a Denis che, libero da pressioni per larga parte della sfida, ha invece pagato pegno quando i punti iniziavano a pesare. Insomma, uno che sull’erba sa giocare (a Newport ha vinto il suo primo incontro ATP nel 2010 e due anni fa a Stoccarda è arrivata la sua vittoria più prestigiosa in termini di ranking dell’avversario – il n. 16 Monfils), ma le categorie di differenza con il cinque volte campione in Church Road rimangono.
IL MATCH – Kudla, conosciuto anche come “colui che paga le bollette grazie al rovescio lungolinea” (ma oggi non tanto), vince il sorteggio, che è già qualcosa, e sceglie di rispondere: una buona tattica per evitare il break in apertura, pensano i più maligni. In ogni caso, restituendo sbarazzino la smorzata poc’anzi incassata, tiene il primo turno di servizio e non solo quello. Perché, se entrambi non fanno avvicinare il ribattitore ai vantaggi, Denis lascia appena le famose briciole. Così, mentre Novak fa il suo, aspettando il momento buono ed esibendo anche un saldo ampiamente positivo alla voce drop shot, il ventottenne virginiano affronta la sfida lasciando andare i colpi senza alcun timore, almeno fino al momento di servire per restare nel set. Momento doppiamente difficile per Kudla poiché coincide con il suo record di giochi messi a segno nei sei precedenti parziali contro il serbo. Ecco allora che il decimo game si apre con un doppio fallo e si conclude con l’errore bimane che consegna la prima partita a Djokovic.
Il n. 114 ATP accusa il colpo: un dritto fallito di parecchio a campo aperto è prodromo del servizio ceduto al secondo game e dell’incosciente intenzione di farsi da parte. Non inganni il sussulto del passantone bimane a punire un’incursione serba che suona la carica del contro-break, perché la sicurezza e la solidità iniziali appaiono perdute in questa fase. Ristabilito il vantaggio, il numero 1 del mondo ripone stavolta grande attenzione nel consolidarlo, ma non riesce a dilagare perché il ventottenne statunitense si risveglia appena in tempo per evitare il 5-1. Incontentabile, sulle ali dell’entusiasmo per un bel punto vinto, Kudla piazza un lob preciso e arriva a giocarsi la palla per rientrare nel set, ma il recupero sulla smorzata si spegne sul nastro. Alla fine, il diciannove volte campione Slam riesce a tenere il servizio contro il qualificato e per questo risultato esulta rabbioso. Il pubblico, evidentemente venuto qui per assistere a un incontro di tennis, applaude con più vigore i punti conquistati da quello molto sotto in classifica e nel punteggio, ma dopo un altro paio di game è Djokovic a mettere le mani anche sulla seconda partita.
Il 6-3 dà l’occasione a Kudla di trovarsi avanti nel punteggio per la prima volta nel match; ci prende gusto e approfittando di un game svogliato dell’altro, e arriva a tre prima che Nole si iscriva a referto nel terzo set. Lo aiuta certo una percentuale di prime in campo finalmente superiore, seppur di poco, al 50% – non che al fenomeno di Belgrado ne entrino molte di più. Il citato rovescio lungolinea si fa vedere consentendogli di tenere un altro turno di battuta, ma arrivare a quattro giochi sembra un limite insuperabile e un comodo dritto affossato spiana la strada del contro-break nonostante gli errori di Djokovic che agguanta l’avversario. Kudla scavalca però l’ostacolo e va ad aspettare al tie-break un Nole imperfetto che infatti si presenta all’appuntamento con due doppi falli, il secondo dei quali scatena l’entusiasmo del pubblico. Scatena anche più la reazione di Djokovic che, a partire dalla violentissima risposta, accorcia lo svantaggio.
Il dritto statunitense diventa protagonista con due errori su palle da chiudere e un insulto volante; torna a fare il suo dovere recuperando lo svantaggio e tenendo la diagonale che annulla il primo match point ma, dopo il punto del set annullato dalla prima noliana, fallisce la chiusura al termine dell’ultimo, splendido scambio in cui Novak ha vestito i suoi proverbiali panni riuscendo a difendere su accelerazioni bimani di primissimo valore. Djokovic avanza così al quarto turno dove lo attende Cristian Garin, uno che a Wimbledon vanta gli ottavi di finale. Se ne vanta da poche ore, peraltro, esattamente dalla fine del derby terraiolo che lo ha visto prevalere in quattro su Pedro Martinez.