Saranno Karlina Pliskova e Aryna Sabalenka a contendersi un posto in finale a sud del tabellone. Ha vinto la potenza delle valchirie dell’est sul tennis cerebrale di Viktorija Golubic e Ons Jabeur, respinte con pochi appelli e forse danneggiate oltre ai loro demeriti dalle condizioni imposte dal pomeriggio sottotetto, forzato dal diluvio abbattutosi su Londra. I precedenti dicono due a zero Bielorussia, entrambi i match finiti al terzo set, tutti e due andati in scena nel 2018 e uno, quello di Eastbourne, proprio sull’erba. I favori del pronostico penderebbero dalla parte della seconda testa di serie, per classifica e stato di forma, ma Karolina sembra essersi improvvisamente ridestata proprio nel momento più importante della stagione: sarà match aperto, verosimilmente.
Nel corso degli anni in molti si sono chiesti il motivo dei perduranti fallimenti inanellati a Wimbledon da Karolina Pliskova. Le caratteristiche per fare benino, se non proprio per dominare, nel cosiddetto bagaglio tecnico ci sarebbero state tutte. Eppure fino all’anno 2021, finora di scarsa grazia, come massimi risultati a Church Road erano arrivati due miseri ottavi di finale, ceduti rispettivamente a Kiki Bertens e Karolina Muhova nel 2018 e nel 2019. I tempi per il colpo grosso potrebbero essere maturati, meglio tardi che mai, proprio nell’annata più grama. Fino alla scorsa settimana la stagione le aveva regalato poche soddisfazioni: nessun titolo e una sola finale, a Roma, persa incassando una sonora bicicletta contro Iga Swiatek. Il punto più basso a Eastbourne, giusto in preparazione al verde, nell’amato torneo che vinse per due volte: sconfitta all’esordio da Camila Giorgi, Karolina ha dovuto addirittura abbandonare la top 10 WTA dopo 229 settimane di consecutiva presenza. I presupposti per una bella cavalcata sui prati non erano dei migliori, se permettete.
La trampoliera di Louny ha invece rialzato all’improvviso la testa: sin qui, percorso netto. Dieci set vinti sui dieci disputati e una prestazione nei quarti di finale vinti contro Viktorija Golubic a tratti devastante. Poco ha potuto la stilista svizzera, la quale tornerà comunque nella top 50 con un carico dolce di fiducia drenata a un torneo giocato alla grande. Oggi ci sarebbe stato poco da fare, ed è persino difficile capire il reale valore della prestazione offerta dalla sfavorita. Pliskova è abituata a fare e a disfare, le capita più o meno sempre, ma oggi la sua giornata era baciata dal sole, nonostante il diluvio visto e sentito abbattersi sul tetto del Campo uno. Precisa e indisponibile a regalie con il servizio (83% con la prima in campo, 8 ace), Karolina dopo un paio di game di riscaldamento ha preso a bombardare in risposta con i piedi in campo, togliendo il tempo specie sul lato del dritto alla malcapitata collega, intralciata da preparazioni piuttosto ampie e macchinose.
Golubic ha retto a fatica nei primi due turni in battuta, ma è subito parso evidente ai più quanto la tennista da Zurigo fosse al limite, sempre sull’orlo del deragliamento. Quando l’ex numero uno ha trovato il break nel sesto gioco nonostante un orrendo smash perdonato dal nastro, il castello è venuto giù. Pliskova, dopo il primo game conservato al servizio ai vantaggi, nei restanti tre turni al poligono ha concesso un punto, e ha chiuso il set con un nuovo break nell’ottavo gioco. Poca storia, se dobbiamo essere onesti, anche nella seconda partita. Karolina ha scippato il servizio all’impotente avversaria nel secondo game, volando su un parzialone di sette a zero che ha chiuso a chiave la contesa. Il solo sussulto di Golubic è arrivato nel settimo gioco, tenacemente conteso e tuttavia perso dopo essersi vista cancellare tre palle break da altrettanti servizi ingestibili. Tanto in fiducia, Karolina, da giocare anche un punto del genere.
Più combattuto l’incontro che ha visto Sabalenka superare Ons Jabeur, forse la giocatrice più bella vista nel corso della prima settimana e oltre. Più tirato, non che ci volesse molto, ma forse non quanto ci saremmo aspettati. La bielorussa è in stato di grazia e ha smesso di temere i ciuffi d’erba; ha martellato dal principio alla fine e messo all’angolo un’avversaria che ha dato tutto, ma che non ha avuto appigli sicuri senza la prima palla in campo ed è stata spesso costretta alla difensiva sul cannoneggiamento di Aryna. Primo set liscio e senza palle break fino al decimo gioco, affrontato da Ons al servizio e per Ons complicatosi improvvisamente sulla strada dell’arrivo in volata. Sul quaranta-quindici dalle comode sembianze, Sabalenka ha trovato una serie di risposte che ci permetteremmo di definire abbondantemente oltre i confini della realtà. Si è procurata cinque set point, la giunonica tennista da Minsk, e nonostante un paio di gravi sprechi e un salvataggio magico offerto dalla tunisina, è riuscita a mettere le mani sul primo set al termine di un game da venti punti e quattro palle del cinque pari non convertite da Jabeur.
Da lì in poi il leggero predominio di Sabalenka è diventato via via più accentuato e inesorabile. La maghetta Ons ha pur provato a pescare dall’infinito arsenale fatto di tagli e improvvisate a rete per intralciare la corsa di Aryna. Prima si è guadagnata tre palle break all’alba della frazione, tutte ottimamente cancellate da Sabalenka con la battuta; poi ha ripreso il servizio offerto nel game numero due, per riaprire la contesa con il pareggio raggiunto allo spirare del quarto gioco, infiocchettato da una smorzata immaginifica. Nell’unico istante in cui la tenzone ha davvero dato l’idea di poter girare, Jabeur si è persino vista neutralizzare la palla che le avrebbe regalato il tre a due in risposta, e il match si è spento in quel preciso istante. Recuperata la calma, scampato il pericolo, Sabalenka ha ripreso a sparare ad alzo zero, e non si è spaventata quando la collega con l’acqua alla gola ha provato l’ultimo tentativo di ribellione a un passo dal traguardo.
Sarà una semifinale aperta, come ci siamo azzardati ad affermare in apertura di cronaca. Sarà quel che sarà. Intanto rincasano tra gli applausi Ons e Viktorija, che trasvolata la loro. La tunisina, in particolare, ha espresso per lunghe ore un tennis che molte colleghe faticano solo a immaginare, e non ci stupiremmo di ritrovarla a questo punto, e forse ancora più avanti, l’anno venturo.