[13] J. Sinner b. [17] G. Monfils 7-6(1) 6-2 4-6 4-6 6-4
Jannik Sinner ha paura, perché ha vent’anni ed è umano, ma evidentemente la sua voglia di vincere supera la paura. Perché è forte e le stimmate del campione le ha davvero. Non si spiega diversamente questa vittoria contro Gael Monfils e i quattordicimila del Louis Armstrong, tutti o quasi schierati dalla parte del francese, al termine di una partita durata tre ore e 44 minuti e i cui equilibri, nel bene e nel male, sono stati decisi più spesso da Monfils. Sinner è stato bravissimo a non lasciarsi trasportare dalla corrente dopo aver perso due set (il terzo e il quarto) in cui era stato in vantaggio e ha centrato il suo terzo ottavo di finale in uno Slam, il secondo nel 2021 dopo quello del Roland Garros nonché il primo sul cemento e di conseguenza qui allo US Open. Per Monfils è la seconda sconfitta di fila in questo torneo contro un italiano, dopo quella subita da Berrettini ai quarti nel 2019.
MONFILS SPRECA, SINNER INCASSA – Quello tirato su da Jannik, in uno stadio come detto decisamente più propenso a tifare per Monfils, è un primo set per nulla banale. Condotto con estremo agio dai servitori nei primi otto game, il parziale ha preso improvviso vigore quando il giovanotto ha manifestato le due principali incertezze che al momento gli impediscono di compiere l’ultimo salto verso la vetta della classifica: le imperfezioni al servizio e un trattamento della palla ancora un po’ agreste nei pressi della rete. Nel nono game è apparso evidente tanto in termini di errori (un doppio fallo e una demi-volée proprio bruttina) quanto di incapacità di prendere in mano lo scambio con continuità dopo aver servito la prima; in soccorso all’italiano è arrivata la concentrazione ondivaga di Monfils, che dopo aver fallito tre palle break ha però convertito la quarta, due game più tardi, approfittando di un dritto impreciso di Sinner.
Avanti 6-5 30-0, col servizio a disposizione e il set quasi in tasca, Monfils si è esibito nella pratica dell’auto-break. Nessun eufemismo, il francese ha commesso quattro gratuiti da matita rossa, tra cui un doppio fallo, e Sinner si è riscoperto ancora in vita in un set che pareva pronto per la sepoltura. Nonostante il già menzionato supporto del pubblico e un’esperienza nel Tour che sfiora le due decadi piene, Monfils è rimasto confinato in quel non-luogo inspiegabilmente raggiunto pochi minuti prima e ha lasciato a Sinner anche il tie-break, vincendo un solo punto. Bene per Sinner, concentrato al punto giusto per accogliere il regalo – cosa c’è di meglio di un avversario che ti tende la mano proprio quando ne hai bisogno? – che temendosi disarcionato, si è invece ritrovato in sella a un destriero lanciato al trotto verso il traguardo.
Il merito di Jannik è stato quello di adattarsi rapidamente alla nuova inerzia del match. Per essere onesti, a Jannik è stato sufficiente tornare in campo nel secondo set per ritrovarsi altre due palle break a disposizione, frutto di altrettanti orrori del francese che ha poi annullato entrambe col servizio. Lo schema si è riproposto sul 2-2, quando Monfils ha addirittura alzato (sarebbe meglio dire abbassato) l’asticella regalando il secondo break dell’incontro con due doppi falli e un pessimo rovescio lungoriga. Fotografia dell’incontro quando Sinner è avanti di set e break: l’italiano sta faticando a toccare la palla perché Monfils la tiene in campo poche volte (a fine secondo set, il francese avrà commesso 39 gratuiti in totale). Giusto il tempo di mettere in mostra un paio di prodezze del suo repertorio, tra cui una risposta di dritto fulminante, e Sinner ha guadagnato un altro break di vantaggio ed è diventato padrone del secondo parziale.
LAMONF PAREGGIA– Sul 7-6 6-2 in favore di Sinner, anche l’Armstrong ha dato la sensazione di credere poco nella rimonta del francese, che ha perso l’ultima partita in questo torneo proprio contro un italiano (nel 2019, lo ricorderete tutti, ai quarti contro Berrettini). A proposito di reminiscenze di partite giocate da Monfils in questo torneo, l’atteggiamento insondabile dal francese ricorda a tratti la semifinale folle persa nel 2016 contro Djokovic. In quell’occasione, dopo essere finito sotto di due set (proprio come oggi), a furia di giocare volutamente ‘male’ – alternando colpi facilmente aggredibili ad autentici missili senza alcun piano tattico – Monfils aveva mandato in confusione il numero uno del mondo estorcendogli un set.
L’impresa gli è riuscita anche contro Sinner, questa volta a doppio; del resto, se quell’atteggiamento scanzonato e quel tennis incostante possono distrarre un pluri-vincitore Slam, perché non dovrebbero funzionare con un ventenne ancora privo d’esperienza. Monfils si è messo lì a tirare tutto quello che riteneva giusto tirare a tutto braccio e nel quarto game sono arrivate quattro palle break, tutte annullate da Sinner. Poi Monfils ha giocato la carta della crudeltà, mandando il suo avversario avanti di un break con un altro pessimo game di battuta (perso da un vantaggio di 40-15) e attivando subito dopo una sorta di ‘God mode‘ della durata di tre game, valida a rovesciare l’esito del parziale: quando forse si sentiva già agli ottavi, Sinner è stato svegliato dall’urlaccio (ai limiti del regolamento) con cui Monfils ha accompagnato il rovescio vincente che ha chiuso il terzo set (6-4).
Nel quarto set c’è stata una gran manifestazione di talento di Sinner, che per nulla impressionato dalla reazione di Monfils e da uno stadio in adorazione del suo avversario ha giocato i quattro migliori game della sua partita, vincendoli tutti e quattro, e si è portato sul 4-0. L’italiano ha capito che quello di Monfils è per metà un bluff: il francese ha doti naturali da difensore, questo è indubbiamente vero, ma non ha più la condizione fisica per sostenere al 100% il gioco di rimessa e il mirino perde facilmente in precisione quando c’è da sparare verso gli angoli del campo. In un certo senso però, dopo averla imparata, Sinner ha disimparato presto la preziosa lezione; non si spiega soltanto con l’accorciamento delle traiettorie il bagel virtuale subito da Sinner, che da 4-0 ha finito addirittura per perdere il set 6-4, ma anche con una (strana) assenza di istinto killer, che gli ha impedito di azzannare il match quand’era il momento.
In meno di mezz’ora, Sinner si è ritrovato nella stessa condizione di fine terzo set, un cucciolo di leone spaurito nell’arena dominata dal vecchio gladiatore, acclamato da tutti.
IL CORAGGIO DI JANNIK – Ancora una volta, però, la reazione è stata da applausi. Sinner è uscito dal campo per schiarirsi le idee, tirando un pugno al tunnel degli spogliatoi, ed è rientrato con l’unico atteggiamento possibile per provare a vincere questa partita: una rinnovata ferocia agonistica che gli ha permesso di strappare subito il servizio a Monfils in avvio di quinto set e difenderlo con i denti nel game successivo. I piedi sono tornati reattivi, decisamente più vicini alla riga, e Monfils non ha potuto godersi altri turni di servizi tranquilli. Sinner ha però fallito l’occasione del doppio break, che avrebbe (sinistramente) riportato il set sugli stessi binari del quarto, ma a differenza del parziale precedente ha chiuso la porta in faccia al francese quando ha provato a rifarsi sotto (una palla break annullata), combattendo sia la personale paura di vincere che l’estremo tentativo di Monfils di allungare gli scambi fino allo sfinimento.
Un’altra occasione di doppio break – sarebbe stato il 5-2 – è stata annullata da Monfils con un missile di dritto, e subito Sinner ha dovuto risolvere un altro 0-30, buca dalla quale è uscito con una gran palla corta, un dritto di precisione chirurgica, uno scambio corposo sulla diagonale di rovescio e un super dritto lungolinea. Sul 5-3 30-30 si è aperta una porticina per chiudere il match in risposta, ma una certa difficoltà nel generare potenza sulle palle ‘morbide’ (un problema noto, di cui avevamo parlato in questo articolo) ha costretto Sinner ad andare a servire per gli ottavi, sotto una pioggia di incitamenti per Monfils che avrebbero schiacciato le spalle di tanti ventenni. Non quelle di Sinner, che aiutandosi col servizio e aiutato dagli errori numero 76 e 77 del francese ha gelato gli spalti del Louis Armstrong conquistando il suo primo ottavo a New York.