Mats Wilander, collegato con Eurosport dopo il successo di Lloyd Harris su Reilly Opelka, ha commentato: “Mi piace il lavoro che sta facendo sul sudafricano un tecnico come Xavier Malisse, grande conoscitore del gioco sin da quando era sul campo. Da Washington (dove ha superato Nadal, ndr) è cambiato qualcosa nel gioco di Harris, ha alzato il livello, è difficile da leggere ed è cresciuto in aggressività. Ha giocato molto bene con il rovescio e questo gli ha dato fiducia. Non credo che il suo cammino in questo torneo possa essere definito un colpo di fortuna“.
No, Harris non è lì per caso. Non si era spinto mai così in alto, pur avendo dimostrato già in passato di avere i colpi per sorprendere. Adesso però la storia sembra diversa. “Sto vivendo una stagione consistente“, racconta di sé il ventiquattrenne di Città del Capo, numero 46 del mondo. Circostanziando così la scelta dell’aggettivo: “Di battere quelli più forti di me, occasionalmente, mi era già capitato. Il progresso che ho fatto nel 2021 è mantenere stabilmente quello che è il mio livello migliore“. Un progresso apparso evidente nell’ottavo di finale vinto con Reilly Opelka, addirittura dominando i due parziali conclusivi nei quali Harris ha breakkato tre volte il suo avversario – non certo abituato a vedersi strappare la battuta così facilmente – e ha concesso soltanto due punti in otto game di servizio.
La forza nelle gambe e la capacità di resistenza giocano a suo favore e gli stanno dando la spinta in uno US Open in cui, contro pronostico, ha giù buttato fuori anche Khachanov e Shapovalov (oltre a Escobedo). Anche Zverev ai quarti si presenta come una montagna complicata da scalare. Di recente, il campione olimpico l’ha battuto in due set a Cincinnati. Ma Harris ha perso solo quella delle tre sfide contro top 5 della stagione in corso (ha battuto Nadal, come detto, oltre a Thiem a Dubai in Primavera). L’inerzia è positiva: “Devo ammettere che il lavoro svolto durante lo stop per la pandemia mi ha portato benefici – racconta – nei due anni precedenti, complici anche gli infortuni, non sono mai riuscito a mettermi a posto dal punto di vista fisico. Mi ha agevolato aver giocato di recente contro Opelka a Toronto, mi era capitato anche di allenarmi con lui. È un giocatore contro il quale giocare può essere frustrante, serve molto bene. Anche se stavolta l’ho fatto anche io“. I 36 ace colpiti contro Opelka (12 in più dello statunitense) e il 92% di punti vinti con la prima di servizio sono lì a testimoniarlo.
Numeri che sarà fondamentale provare a replicare per fare partita pari anche con Sascha Zverev, rispetto al quale il sudafricano può però vantare una maggiore sensibilità nei pressi della rete e in generale una migliore interpretazione del gioco di volo, un dettaglio che il nostro tecnico Luca Baldissera aveva appurato osservandolo da vicino nell’estate del 2019, in Canada. Intanto, a prescindere dall’esito della sfida con Zverev, Harris farà un gran balzo in classifica raggiungendo almeno la 32° posizione (31° se Alcaraz dovesse perdere ai quarti), ben 15 posizioni più in alto del precedente best ranking.