Movimentata la stagione di Stefanos Tsitsipas, anche, e forse per certi versi soprattutto, in ottica mediatica. Solo che fino a giugno TV, radio e giornali mettevano in prima pagina il greco per gli straordinari risultati colti in campo; dal principio dell’estate in avanti, con l’indice di vittorie in precipitoso calo, hanno preso a far gola le esternazioni regalate dal numero 3 del mondo riguardo ai temi più disparati.
Nella prima metà del 2021 sono arrivati due titoli (Montecarlo e Lione) in cinque finali, compresa quella persa da due set sopra al Roland Garros contro Novak Djokovic; nella seconda le furenti e striscianti polemiche su pit stop alla toilette e vaccini. Ci sarebbero gli avversari da tener d’occhio, nel frattempo, e un finale di stagione in cui provare a risalire la china. Tempo di un consuntivo, in ed extra campo: l’occasione l’ha offerta Giorgios Laigkas, presentatore del programma “To Proino” per la tv greca Ant1. Ultimamente ciarliero anzichenò, Tsitsipas non se l’è lasciata sfuggire.
L’esordio, in verità un pizzico trito, non poteva che essere dedicato al fatidico gabinetto, come tutti sanno centro del dibattito e probabile oggetto di una notevole riforma da parte di ATP. “Non ho mai infranto alcuna regola in questo senso – ha tenuto a ribadire per l’ennesima volta Stefanos -, mi piace prendermi il mio tempo, sempre stando all’interno di quello che mi è concesso. È un mio diritto, e ne ho approfittato anche dopo aver vinto un set per sei-zero: in quel caso non penso proprio di avere tratto vantaggio dalla pausa. Semplicemente è mia abitudine gestire la questione in quel modo, qualunque sia il punteggio. Se durante i break sento al telefono mio padre? Sì, nei sogni”.
La voglia di scherzare appassisce un po’ quando il microfono sposta l’orizzonte sul tema vaccini, spinosissima faccenda che Stefanos aveva in estate approcciato da ultra-dubbioso – “alla mia età non credo sia necessario, i vaccini sono stati testati per troppo poco tempo, lo farò se e quando i vantaggi saranno superiori agli effetti collaterali” – salvo ingranare retromarce sempre più vistose dopo il rimbrotto governativo recapitatogli dal portavoce Giannis Economou – “non ha competenze specifiche sulla materia, si concentri sul tennis visto che è un grande campione”.
L’ultima piroetta è andata in scena proprio nel corso dell’intervista in oggetto, e il finalista del Roland Garros 2021 ha mostrato un approccio incerto e fragile sull’argomento. “Non ho mai promosso il vaccino, ma nemmeno sono mai stato contrario. Supporto chiunque decida di sottoporvisi e anch’io entro la fine dell’anno lo farò sicuramente, è l’unico modo per avere una vita sociale normale. Sono decisamente più competente sul tennis, in ogni caso. Forse è meglio che parli di quello”. Non proprio convintissimo, ecco, ma shopping e ristoranti sono parecchio attraenti. Dalla puntura al dritto e rovescio il passo non è così lungo, quindi urge riflettere, considerati i risultati ultimamente lusinghieri centrati dai suoi coetanei più pericolosi in ottica presente e futura.
A New York Daniil Medvedev è diventato il primo tra i nati nel 1996 o successivamente a vincere uno Slam, mentre Sascha Zverev un mesetto prima aveva conquistato l’oro olimpico a Tokyo, al culmine di un’estate oltremodo convincente. Poche parole sul tedesco; parole che sanno di onore delle armi: “È molto forte, ha giocato alla grande nell’ultimo periodo”.
L’argomento Medvedev è più complicato, visto il rapporto – ci si perdoni lo spericolato eufemismo – non proprio idilliaco tra i due, e si fatica a non scorgere qualche riposto rancore nelle parole di Tsitsipas che lo riguardano. “Non dico che il suo gioco sia noioso – ha detto Tsitsipas -, ma penso sia unidimensionale. È molto costante, un rivale veramente difficile. Tuttavia sono molto sorpreso dal fatto che riesca ottenere risultati così importanti adottando quello stile”. L’evidenza dei fatti obbliga comunque a un tributo: “Daniil è il miglior giocatore del mondo in questo momento”. Sospettiamo che la definizione “gioco unidimensionale” associata a Medvedev sia perfetta per dare il là a una nuova bagarre mediatica.
Si prospettano anni di aspre battaglie, considerando anche la generazione successiva in prepotente arrivo. La questione si sposta dunque sul personale: dove si colloca nella contingenza tennistica attuale il recordman delle partite vinte in stagione (50, contro le 47 di Medvedev le 44 di Djokovic)? “Gli avversari non sono migliori di me, semplicemente hanno giocato meglio di me nell’ultimo periodo”. A Stefanos Tsitsipas, comprensibilmente, la fiducia nei propri mezzi non fa difetto. Occorrerà, autostima o meno, alzare il livello anche oltre l’amata terra battuta. Lo può fare, lo farà. Occorrerà affiancarsi a un coach “vero”, come in molti più o meno celatamente sembrano da molto tempo suggerirgli? Su questo nessun dubbio. Al suo fianco continuerà a esserci papà Apostolos: “Ne sono sicuro al 100%. È il miglior allenatore possibile per me”. Tra una decina di giorni Indian Wells, poi le ATP Finals, per tornare a sentire il dolce in coda a una stagione fattasi amara, dentro e – soprattutto – fuori dai 23×8 regolamentari.