[4] C. Ruud b. L. Harris 7-5 7-6(2)
Il norvegese, in piena corsa per Torino e attualmente numero 7 nella race cerca oggi la 50° vittoria stagionale. Si trova di fronte il sudafricano Harris, che sta vivendo la miglior stagione della carriera e fresco semifinalista ad Anversa, battuto dal nostro Sinner. Partita che si annuncia di interesse sia per il fatto che Ruud potrebbe risentire della tensione di poter arrivare fra i primi 8, mentre Harris potrà permettersi di giocare a braccio sciolto, sia perché nel precedente di Indian Wells Harris è arrivato molto vicino alla vittoria prima di cedere per sfinimento.
Rispetto al fresco precedente in terra californiana la partita è più tattica con Harris che cerca meno la via della rete e va con un gioco più attendista, mentre Ruud macina il solito gioco fatto di “topponi” sia sul dritto che sul rovescio. Il sudafricano è assistito da un servizio in giornata di grazia (chiuderà il primo set con 76% di prime in campo e 6 ace), ma non riesce a sfondare in risposta (Ruud nell’intervista post match a caldo infatti si dirà molto contento di come è riuscito a mantenere il controllo nei propri turni di servizio).
Si arriva così al decimo gioco con i primi segni di tensione da parte di Harris, e primo game che va ai vantaggi della partita, con il sudafricano che riesce a salvarsi grazie a san servizio. Stesso discorso a parti invertite nel game successivo, in cui invece è Ruud a doversi difendere con le unghie ai vantaggi. Quando ormai tutto sembrava scritto per un tie break, Harris butta via tutto con 3 errori non forzati consecutivi.
Si va così al secondo set, fotocopia del parziale precedente, con entrambi i giocatori al servizio che lasciano le briciole all’avversario; lo schema tattico per entrambi è quello di prendere il controllo delle operazioni con il dritto anomalo, sia inside in che inside out, le soluzioni incrociate servono per lo più a manovrare, mentre le soluzioni di variazione lungolinea sono rarissime. Nessuno dei due riesce a mettere insieme una striscia di punti sufficienti a mettere in difficoltà l’avversario, prova ne è il fatto che in tutto il secondo set non si arriva mai a palla break, con il risultato, logicamente, di andare al tie break; nel gioco decisivo il norvegese è perfetto a giocare in spinta portando all’errore il sudafricano che cede malamente le armi, perdendo per 7 a 2 tie break e partita.
La nuova grafica ATP rende particolarmente bene l’andamento del game finale:
Nell’intervista post partita il norvegese ha evidenziato come quest’anno sia stata un’annata dura in cui però sta legittimando la sua posizione tra i top ten; il ragazzo comunque ha dimostrato di essere cosciente di quanto sia piccolo il margine in match tirati come quello odierno. Rispetto alla race to Torino ovviamente ha evidenziato come sia una battaglia che coinvolge lui, Hurcaz, Norrie e Sinner per soli due posti, ma che ha la consapevolezza di meritare di stare lassù in special modo dopo una positiva stagione sulla terra battuta, poi confermata dai tornei estivi, periodo durante il quale nella race ha mantenuto sempre una buona posizione, motivo che lo ha fatto confidare di poter stare lassù fra i migliori 8.
[1] S. Tsitsipas b. G. Dimitrov 7-6(6) 6-4
Rematch della partita che si è giocata a Vienna lo scorso anno, vinta allora da Dimitrov, fra due “Maestri” (il bulgaro vincitore dell’edizione 2017, il greco dell’edizione 2019). Partita di cartello del primo turno di Vienna, fra due giocatori estrosi e con un Dimitrov per di più in fiducia, che viene dall’ottimo risultato di Indian Wells; partita ben diversa dal piatto Ruud – Harris che ha aperto la giornata sul campo centrale di Vienna, con entrambi i giocatori che cercano costantemente la via della rete. Partenza lanciata di Dimitrov che nei primi game di servizio del greco arriva per 3 volte a palla break senza però riuscire a concretizzare. La sensazione è che usciti dai blocchi Dimitrov ne abbia un po’ di più del greco, anche se con l’andare del match la situazione vada riequilibrandosi. Tatticamente entrambi disegnano bene il campo quando possono (come nel punto da circoletto rosso che regala il 4-3 a Dimitrov) anche se va detto che quando entra la prima si gioca poco da una parte e dall’altra. Si arriva così al tie break giocato molto bene da entrambi, ad eccezione di una palla steccata di rovescio che sembra condannare il greco; sul set point per il bulgaro però Dimitrov fa vedere come tante volte gli è successo in carriera il problema non sia di natura tecnica, ma di tenuta mentale, sparacchiando un comodo dritto da metà campo; punto emblematico che spiegherebbe il suo record negativo con i top ten (28 vinte – 65 perse); il greco non se lo fa allora ripetere due volte e porta a casa con destrezza il primo set, con un bel furto con scasso.
Secondo set che ricalca tutto sommato il primo, con poche occasioni da una parte e dell’altra e dominio dei servizi (quando entra la prima in campo, i due registrano percentuali di successo pari o superiori al 90%). La partita si conferma ben giocata, ma anche questa volta la differenza la fanno i nervi; sul 5-4 per Tsitsipas (e qua si vede l’importanza di servire per primi nel set) il servizio di Dimitrov perde drammaticamente giri (il bulgaro praticamente non mette una prima degna di questo nome) e regala a Tsitsipas il match su un piatto d’argento, che approfittando di due errori non forzati del bulgaro e di un vincente fortunoso chiude la partita.
Nell’intervista post partita il greco si è mostrato soddisfatto per la prestazione e per come ha cominciato la stagione indoor; rispetto alla partita si è detto contento soprattutto dell’approccio alla partita e di come è riuscito mentalmente a trovare la chiave per portarla a casa. Interrogato anche lui sul tema delle ATP Finals e di come sia in corso la battaglia all’ultimo punto fra i vari Ruud, Sinner e Hurkacz si è detto certo che quei ragazzi hanno talento e che li rivedremo spesso alle ATP Finals. Con rispetto infine alla sua esperienza ha riportato alla memoria le emozioni di quando a Shanghai gli dissero in conferenza stampa che si era qualificato per le Finals.
[2] A. Zverev b. F. Krajinovic 6-2 7-5
Impresa ai limiti dell’impossibile per il serbo che ha avuto la sfortuna di incocciare subito con la testa di serie numero 2, ovvero uno Zverev che dalle Olimpiadi di Tokyo ha inanellato una striscia vincente di 20 vittorie e due sole sconfitte. Adesso con il rientro in Europa e l’avvio per lui della stagione indoor si preannuncia un periodo carico di aspettative, visto che si può comunque fregiare del titolo di “Maestro” per l’anno 2018, avendo vinto il Masters di fine anno.
Nel primo set in realtà c’è ben poco da dire, con Krajinovic che regala il primo break con due errori non forzati e un doppio fallo, semplificando così di parecchio la vita a uno Zverev che ringrazia e non si volta più indietro. Dopo un primo set in pantofole quindi, aiutato anche da un Krajinovic men che perfetto, Zverev però si addormenta e nel quarto game regala il servizio con un doppio fallo su palla break. Come al solito quando il motore di Sasha perde qualche colpo il servizio è uno dei primi colpi a risentirne. E come spesso accade, al scendere di livello di uno dei due giocatori si accompagna la crescita dell’avversario, con Krajinovic che di colpo trova tutt’altra autorità sulla prima di servizio, mentre Zverev a metà secondo set crolla a un misero 40% di prime in campo. Quando però sembrava inevitabile un terzo set Sasha riprende la cloche e con una bella cabrata rimette le cose a posto, trovando una rinnovata aggressività in risposta e tornando a martellare con precisione e profondità da fondocampo. Nel giro di un amen si passa dal 5-2 Krajinovic al 7-5 Zverev, con un parziale finale di 20 punti a 5 per il tedesco.