M-Cilic b. [5] T. Fritz 7-6(3) 4-6 6-4
Dalle due ore e ventitré minuti di equilibrio, è Marin Cilic a emergere mettendo le mani sul 20° trofeo in carriera su 35 finali disputate. L’ex numero 3 del mondo ha la meglio su un Taylor Fritz che non ha saputo capitalizzare il vantaggio di 3-1 nel parziale decisivo né approfittare delle altre opportunità che gli si sono in seguito presentate. Per Cilic si tratta del secondo titolo dell’anno dopo Stoccarda, della seconda finale consecutiva (ha perso da Karatsev a Mosca) e del secondo successo al San Petersburg Open dopo quello del 2011: “Sono assolutamente orgoglioso” dirà alla fine. “È incredibile essere qui dieci anni dopo. Giocare ancora a questi livelli è gioia pura”. Prima di servizio croata più efficace, ma la seconda ha portato appena il 38% dei punti, mentre sono più equilibrate le percentuali di Fritz. Dodici doppi falli complessivi, comparsi anche nei momenti meno opportuni, soprattutto per Taylor nella cui bacheca il trofeo di Eastbourne 2019 resta solitario dopo la quinta finale persa.
IL MATCH – L’equilibrio si rompe nel sesto game, quando due doppi falli di Fritz tengono vivo Cilic che risponde bene e piazza l’allungo comandando e chiudendo lo scambio con il dritto. Marin è più vicino in risposta sulla prima, Fritz sulla seconda, con entrambi pronti a tagliare il campo sul lato del vantaggio per evitare di perdere campo sulle seconde esterne in kick. Due giochi di routine per arrivare al 5-3 con Marin che sale 40-30, ma il set point sfuma, come del resto i due punti successivi, tra un servizio che non aiuta e un dritto ripetutamente fuori bersaglio – insomma, la tensione si è messa di traverso dopo che in quattro turni di battuta il 198 cm di Medjugorje aveva lasciato appena due “15”. Nel tie-break, il nastro restituisce immediatamente a Cilic il mini-break di apertura e anche il coraggio di giocare autoritario i due punti successivi e filare dritto fino alla meta.
Dopo lo scambio di break all’inizio del secondo parziale, Marin torna avanti approfittando del doppio fallo americano sul 30-40 al quinto gioco, ma le fiammate che trova nei game di ribattuta si spengono quando si tratta di consolidare il vantaggio e Taylor, ora leggermente più vicino al campo in risposta alla prima, riagguanta immediatamente l’avversario. Il colpo che decide il set è il bel rovescio lungolinea piazzato da Fritz quando l’altro serve per restare nel set. O è forse il dritto croato che concede due principeschi regali consecutivi? In ogni caso, l’incontro si deciderà al terzo, come l’unico precedente vinto dal californiano nel deserto di casa quattro anni fa.
Questa volta tocca a Fritz tentare per primo la fuga approfittando delle seconde di Cilic, soprattutto di quella troppo lunga sul vantaggio esterno. Il tentativo rimane però tale perché, sotto nel punteggio, Marin si rifà deciso e aggressivo riappropriandosi del maltolto (o mal concesso) e si prende il 3 pari risalendo poi dal 15-40 – punto che potrebbe segnare lo scambio del match, ma il semifinalista di Indian Wells manca una volée non impossibile se non fosse per i disperati recuperi che lo hanno infine costretto poco lucido e fuori equilibrio nei pressi della rete. Ancora nervi saldissimi per Marin, nel complesso più propositivo dell’avversario, in comando dello scambio con cui cancella la palla che avrebbe mandato l’altro sul 5-3.
Il nastro pare accomodare la palla per un comodo dritto, ma Fritz centra il corridoio e tocca allora a lui affrontare una palla break sulla quale – sorpresa? – commette doppio fallo. Chiamato a servire per chiudere, Cilic non fallisce e trasforma il championships point con servizio-dritto&volée. “Non ero sicuro di vincere, ma ero convinto di dover continuare a lottare, che è la cosa più importante. Durante la settimana, ero anche riuscito a girare l’incontro contro Karen [Khachanov, anch’egli in vantaggio 3-1 nel terzo] che stava giocando in modo fantastico dal secondo set”.