Al momento di scrivere il recap della settimana Challenger ci è venuto il dubbio se meritasse di più il 25enne olandese Griekspoor che, primo nella storia, riesce a vincere sette titoli in una stagione o il 18enne danese Holger Rune che a Bergamo raccoglie l’eredità di Berrettini (2018) e Sinner (2019). E abbiamo scelto Rune perché abbiamo pochi dubbi sul fatto che il teenager, tempo un paio d’anni, arriverà in top ten a far compagnia ai due azzurri. I piedi velocissimi, le geometrie asfissianti, il tocco sorprendentemente educato fanno di lui uno dei prospetti più interessanti nel panorama tennistico, anzi qualcosa in più, come potrebbero confermare Nole Djokovic che agli ultimi US Open è stato costretto a lasciargli un set, o Lorenzo Sonego che a Metz gli ha lasciato tutta la partita. Ma, come sempre, la vera differenza la fa la testa, e in questo Rune, a dispetto della sua età, non è secondo a nessuno, come ha avuto modo di dimostrare anche nella durissima finale di Bergamo che lo ha visto opposto a Cem Ilkel (n.158 ATP).
Un’autentica battaglia di oltre due ore che, davanti a un folto pubblico, si risolve 7-5 7-6(6) dopo un entusiasmante alternarsi di situazioni. Il turco ha confermato il suo buon momento, dando filo da torcere ad un avversario che però in tutti i momenti di pericolo è riuscito ad alzare il proprio livello. È successo nel primo set che ha seguito i servizi fino al 5-5, quando il danese (che pure era quello che aveva rischiato di più avendo dovuto annullare tre palle break) dimostra un micidiale killer instinct e strappa il servizio a Ilkel alla prima occasione utile.
Ma il turco non ci sta e nel sesto game del secondo parziale riesce finalmente ad ottenere un break che lo porta sul 4-2 e gli fa intravvedere il terzo set, avendo dimenticato però di fare i conti con Rune che, imperturbabile, non ha alcun desiderio di prolungare la partita. Così nel nono e interminabile game (con Rune sotto 3-5) assistiamo ad uno dei momenti più alti dell’intera stagione Challenger. I due avversari danno il loro meglio e, in un crescendo di emozioni, lottano senza esclusione di colpi. Ilkel non sfrutta tre set point ma riesce almeno ad annullare quattro palle break al teenager danese che solo alla quinta occasione gli strappa il servizio e porta il match al tie-break, senza farsi distrarre dalle polemiche con l’arbitro per un paio di chiamate dubbie.
Ma il pericolo che Rune si deconcentri è piuttosto remoto, e dura giusto il tempo di illudere l’avversario, salvo poi resettare tutto e ricominciare a spingere come un forsennato fino ad alzare il suo quarto trofeo stagionale (Biella 7, San Marino e Verona i precedenti), tutti curiosamente ottenuti in Italia. Con questa vittoria sale al n.109 ATP, suo nuovo best ranking, e ovviamente non è finita qui. Questa settimana sarà tra i protagonisti delle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals di Milano, inserito nel girone di Alcaraz, Nakashima e Juan Manuel Cerundolo.
Inevitabilmente abbiamo finito per trascurare l’olandese Tallon Griekspoor che pure avrebbe avuto meritato di essere celebrato come grande protagonista della settimana. Nessuno mai, nella storia del circuito Challenger, era arrivato a vincere sette titoli in una sola stagione. E lui l’ha fatto vincendo alla grande il Challenger 80 di Tenerife (cemento outdoor), lasciando per strada un solo set contro Fernando Verdasco in una combattutissima semifinale. In finale poi non ha concesso chance ad un’altra leggenda del tennis spagnolo, quel Feliciano Lopez che qui a Tenerife, nonostante i 40 anni compiuti, non era certo venuto in vacanza. Ma l’olandese era troppo motivato, troppo in forma, troppo solido per qualsiasi avversario, come il 6-4 6-4 finale ha dimostrato. Alla premiazione incontenibile la gioia del vincitore, mentre Lopez ha simpaticamente affermato che alla sua età è già contento di riuscire ancora a giocare a buon livello e poi ha avuto parole di elogio per MEF e per Marcello Marchesini che hanno organizzato, al solito, un gran torneo. E sono complimenti pesanti perché lo spagnolo è attualmente Direttore del Master 1000 di Madrid e dunque parla con cognizione di causa.
Al Challenger 80 di Eckental (Baviera, cemento indoor) in una finale in tono minore vince facile il padrone di casa Daniel Masur (n.241 ATP) che batte 6-4 6-4 lo statunitense di origini francesi Maxime Cressy (n.133 ATP). Per il 27enne tedesco è la seconda vittoria in carriera, dopo Biella 4 in marzo, che lo riporta alla posizione n.202, a due sole posizioni dal suo best ranking. Nel torneo di doppio, grande delusione per Andrea Vavassori che, sempre in coppia con Dustin Brown, si presentava come secondo favorito del tabellone. Purtroppo è uscito al secondo turno contro la forte coppia Bemelmans/Masur 7-6(6) 6-3.
Andrea a fine partita era molto dispiaciuto: “Siamo stati decisamente sfortunati perché abbiamo passato il primo turno per forfait e così non eravamo ben rodati per affrontare due avversari molto tosti che infatti sono poi arrivati in finale. Aggiungiamo che in un combattutissimo primo set, sul 6-5 a nostro favore, abbiamo avuto tre set point. Su uno di questi Masur ha sbagliato una volée per paura di fare invasione. La palla, proprio sotto la sedia dell’arbitro, era chiaramente fuori e l’arbitro non ha visto. Quindi siamo passati in un attimo dal set vinto a doverci giocare un tie-break strano perché la nostra testa era rimasta a quel set point. Purtroppo queste cose succedono quando non c’è il falco”.
Al Challenger 80 di Charlottesville (Virginia, cemento indoor) vince a sorpresa Stefan Kozlov che batte l’australiano Alexandar Vukic (n.190 ATP) 6-2 6-3 in poco più di un’ora. Il 23enne statunitense di origini macedoni sta attraversando uno splendido momento di forma e mette così in bacheca il secondo trofeo stagionale (a Columbus in settembre il precedente) che va ad aggiungersi agli altri due (di nuovo Columbus 2016 e Las Vegas 2017). Il successo gli consente anche di risalire in classifica al n.188 ATP, rimanendo comunque a distanza dal suo best stabilito nel 2017 al n.115.