Un anno sognando di giocare le prime ATP finals organizzate in Italia, una qualificazione strameritata raggiunta con grande anticipo quale sesto di otto “maestri” attraverso due tornei vinti, Belgrado e Queen’s, due grandi finali, quella storica di Wimbledon, la prima di sempre per un tennista italiano e (un paio di mesi prima) a Madrid in un Masters 1000, tutto vanificato da quello stesso maledetto stiramento addominale che già lo aveva fregato a Melbourne durante l’Open d’Australia quando aveva dovuto ritirarsi prima di giocare gli ottavi di finale contro Tsitsipas.
Mai lacrime irrefrenabili furono più giustificate, povero Matteo, per uno di quei drammi sportivi che ogni tanto colpiscono gli atleti che hanno chiesto al loro corpo sempre sforzi massimi. Ricordate Tamberi, il saltatore in alto poi ripagato quest’anno dall’oro di Tokyo, quando si ruppe il tendine proprio alla vigilia delle Olimpiadi di Rio? Alexander Zverev che aveva salvato due setpoint nel primo set vinto al tiebreak, quando Matteo era stato anche 12 volte a due punti dal set (dal 6-5 0-30 sul servizio di Zverev), ha capito il dramma del suo amico e avversario, ha scavalcato la rete e lo ha abbracciato con l’infinita tenerezza di un atleta che sa che cosa si prova quando succedono eventi sfortunati del genere.
L’infortunio ai muscoli addominali è uno dei più ricorrenti fra i tennisti, perché ci si lancia la palla sempre più in alto, si spicca un salto, si tende tutto il colpo in equilibrio precario e tuttavia ci si sforza di tirare con tutta l’energia che si ha in corpo, in piena estensione. Ricordo bene Stefan Edberg nella finale dell’Open d’Australia 1990 contro Ivan Lendl. Lo svedese aveva vinto il primo set, ma accusò la stessa fitta di Matteo nel secondo set, si trascinò al tiebreak, che perse, ma non ci fu nulla da fare. Sul 5-2 per Lendl nel terzo set fu costretto a ritirarsi.
Matteo è stato fermo due mesi, da metà febbraio a metà aprile, per quello stiramento che lo colpi mentre giocava contro Khachanov e che gli impedì di rientrare in campo contro Tsitsipas. Riprese a giocare soltanto il doppio all’ATP di Cagliari con il fratello Jacopo e poi a il singolare a Montecarlo, dove però perse subito 7-5 6-3 da Davidovich Fokina, perché non era ancora a posto. La settimana dopo però, a Belgrado, eccolo vincere il suo primo torneo dell’anno, battendo in finale quel russo Karatsev che aveva sorpreso Djokovic in semifinale. Sempre a causa di problemi fisici, Matteo quest’anno ha saltato anche le Olimpiadi (gamba), Indian Wells (collo) e Bercy (ritiro precauzionale a causa del torcicollo).
Doppio, triplo, quadruplo peccato quel che è successo perché quello che abbiamo visto ieri sera per un’ora e mezzo era un Berrettini competitivo, esaltato anche dalla straordinaria atmosfera di un PalaAlpi pieno al 90% (ma chi ha detto che non si poteva riempirlo più del 60%? Che Paese incredibile, e ingovernabile, è l’Italia).
Zverev aveva dominato tutti i suoi game di servizio tranne l’ultimo. Mentre Berrettini era stato costretto a salvare breakpoint in tre games, fin dal primo e dal secondo turno di servizio. Ma sparando battute come un ossesso aveva salvato quasi tutti i punti importanti proprio grazie al servizio. Ha chiesto troppo a se stesso? Ha esagerato? Ora si potrebbero fare mille speculazioni. Ma non serve a nulla, salvo che ad accrescere il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. E per Matteo non sarà.
Per la mia esperienza non c’è una probabilità su mille che possa scendere in campo martedì, sebbene lui non l’abbia escluso in un ultimo anelito di speranza. Ma c’è anche la Davis, fra una settimana… Se è una contrattura seria non potrà giocare neppure fra una settimana. Vorrebbe dire mettere a repentaglio anche tutto l’inizio del 2022. Matteo c’è già passato, vorrebbe giocare con tutte le sue forze, ma lo consiglieranno saggiamente di non farlo. E allora toccherà a Jannik Sinner. Che è sempre meglio che vedere in campo un altro giocatore, anche se lo stesso Sinner avrebbe certo preferito sostituire chiunque piuttosto che Berrettini. Comprensibilmente.
E Sinner potrebbe riconquistare un posto tra i top-ten se vincesse anche una sola partita. Tornerebbe infatti a superare Auger-Aliassime. Ma potrebbe, anche se è pura teoria, addirittura qualificarsi per le semifinali se vincesse due partite. Con questi scenari: Zverev batte Medvedev e Hurkacz, chiude il girone con tre vittorie. Sinner batte Medvedev e Hurkacz. Passa Sinner. Ma anche se Hurkacz batte Zverev e poi Zverev batte Medvedev. Insomma se Sinner vincesse due partite (ma contro Medvedev e Hurkacz avrebbe buone chances di passare). Chiama e rispondi, però.
Chiudiamo questa prima giornata di ATP Finals che avrebbe dovuto essere festosa, con una gran tristezza nel cuore. E mi immagino cosa debba provare Matteo, la sua famiglia, il suo team. Vero che la vita va avanti e che, tutto sommato, questo è sempre uno sport e certi infortuni si debbono mettere anche in conto. Ma dispiace, dispiace, dispiace.
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