Per la prima volta in tempi moderni l’Italia si trova a primeggiare nei piani alti del tennis e, con tutta l’attenzione mediatica che ne consegue, era inevitabile che le dinamiche strettamente legate al mondo del calcio si riversassero anche qui. Meno di 24 ore fa infatti è uscita la notizia della possibile rottura del rapporto tra Jannik Sinner e il suo storico coach Riccardo Piatti e già impazza il toto-allenatore. Durante gli Australian Open si vociferava di una possibile aggiunta di lusso al gruppo al seguito del talento altoatesino e il nome più quotato sembrava essere quello di John McEnroe – il quale apertamente aveva espresso il suo vivo interesse ad affiancare anche part-time Sinner – invece ieri come un fulmine a ciel sereno (anche se come sottolinea il Direttore anche in Australia qualche crepa si era vista) sulla panchina di Sinner si è fatta piazza pulita. Il nome di Boris Becker è al momento il più gettonato. Parla tedesco come Jannick. Ha avuto un ottimo influsso sulle performances di Djokovic…ed è residente a Montecarlo. Sicuramente è un estimatore di Jannik.
Tutto quello che si sa al momento è che il numero 10 del ranking si trova a Monte Carlo e si sta allenando con Simone Vagnozzi in vista dell’ATP 500 di Dubai (21-26 febbraio) al quale Sinner è regolarmente iscritto dopo i forfait di Rotterdam (causa COVID) e Marsiglia. Vagnozzi non è affatto un nome nuovo per il tennis italiano: il coach di Ascoli Piceno infatti era all’angolo di Marco Cecchinato quando nel 2018 centrò l’impresa della carriera raggiungendo la semifinale del Roland Garros, battendo Novak Djokovic. La collaborazione tra Vagnozzi e Cecchinato è iniziata alla fine del 2016 e si è protratta fino al 2019, quando la crisi di risultati del siciliano l’hanno spinto a fare a meno di lui. I due comunque hanno fatto fruttare il tempo assieme perché, come sottolineato dallo stesso Vagnozzi intervistato tre anni fa da Scanagatta, “[Con Cecchinato] siamo partiti da n.180 e siamo arrivati a n.16… E lo abbiamo fatto togliendoci, insieme a Umberto Ferrara e a tutto il team che comprendeva anche Uros Vico, grandi soddisfazioni, come la semifinale del Roland Garros ma anche tre titoli ATP, Budapest, Umago, Buenos Aires…”.
Terminata l’esperienza con il tennista di Palermo Simone Vagnozzi, classe 1983, ha iniziato a prestare i suoi servigi a Stefano Travaglia e anche qui l’inizio è stato incoraggiante. Travaglia entra per la prima volta tra i primi 100 del mondo insieme a lui (raggiungendo anche la posizione n. 60 a febbraio dell’anno scorso, suo best ranking) ma qualcosa si inceppa all’improvviso. La relazione lavorativa si è interrotta bruscamente tanto che a dare la notizia della rottura nove mesi fa fu solamente Vagnozzi lasciando il tennista ascolano molto amareggiato, stato emotivo emerso in quel periodo sia nei risultati che nelle dichiarazioni.
Riprendendo ancora la sopraccitata intervista del Direttore a Vagnozzi, a metà 2019 il suo presente prevedeva tennisti di media classifica ma così come il tennis italiano era in fermento, lo era anche lui e queste erano le sue parole sui suoi obbiettivi futuri: “Il sogno è quello di imparare a fare la strada di Riccardo Piatti. Lui ha dimostrato di essere bravo occupandosi di tanti giocatori diversi… dai tempi di Furlan, Caratti, passando poi per Ljubicic, Gasquet, Raonic, Coric… Se sei bravo con più di un giocatore vuol dire che ci sai fare, spero di riuscirci anch’io”. Che sia lui la figura destinata a percorrere questa strada al fianco di Jannik Sinner?
Nel caso in cui Sinner dovesse effettivamente lasciare Piatti, non si troverebbe però a rimpiazzare solamente l’allenatore, ma anche tutto lo staff tecnico come i coach viaggianti Andrea Volpini e Christian Brandi, il fisioterapista Claudio Zimaglia e il preparatore atletico Dalibor Sirola, oltre a dover trovare una nuova struttura per gli allenamenti, possibilmente dalle parti di Montecarlo dove Jannik risiede. Certamente i pretendenti non mancherebbero, ma sarebbe sicuramente necessario un periodo di assestamento, anche logistico, che potrebbe ripercuotersi sui risultati. Forse si potrebbe convincere il resto del team ad abbandonare il Piatti Center per seguire l’avventura di Sinner verso la vetta della classifica, ma non sarebbe un cambiamento di poco conto. Perchè oltre alla questione tecnica, Piatti poteva fornire anche un supporto organizzativo molto solido basato sui tanti anni di esperienza nel circuito. “Mettersi in proprio” per Sinner vorrebbe dire dover affrontare anche altri problemi che prima erano assorbiti dal suo team, e non sarebbero tutti problemi che la sua agenzia di management StarWings Sports sarebbe in grado di risolvere immediatamente senza ricercare collaboratori esterni.
Ricordiamo quanto accaduto ad Alexander Zverev qualche anno fa dopo la separazione dal suo ex-manager Patricio Apey, con cui c’è stato anche un lungo contenzioso legale poi risolto con un accordo: il tedesco aveva più volte affermato di essere distratto dalla gestione di affari che nulla avevano a che vedere con diritti e rovesci e che la cosa si rifletteva in un suo rendimento in campo al di sotto delle attese. Se Sinner dovesse trovarsi in una situazione simile, anche i suoi risultati potrebbero risentirne.