Dopo il silenzio che ha caratterizzato il rientro dall’Australia dopo la querelle relativa al visto annullato e tutte le polemiche annesse, Novak Djokovic ha mantenuto la promessa di raccontare la sua verità. Dopo le dichiarazioni rilasciate alla BBC, il numero 1 al mondo serbo ha parlato per quasi un’ora alla rete pubblica serba RTS pochi giorni prima del suo ritorno in campo, previsto per la prossima settimana a Dubai. Nole esprime il suo pensiero su quanto successo in Australia, su quali sarebbero state le sue possibilità nel primo slam stagionale con una proiezione sui piani futuri.
Nessun astio verso l’Australia per il serbo nonostante l’esperienza passata: “Ricorderò sempre tutte le cose belle che mi sono successe a Melbourne. Lì ho vissuto molti bei momenti professionali e personali. Nonostante tutto quello che è successo, ho un ottimo legame con l’Australia. I risultati raggiunti a Melbourne mostrano come mi sento quando gioco lì. Tutto quello che è successo quest’anno è stato del tutto inaspettato. Sarà difficile da dimenticare, ma voglio tornare in Australia in futuro e giocare di nuovo sulla Rod Laver Arena“. L’attenzione si sposta sulla finale degli Australian Open, che Novak avrebbe volentieri evitato di vedere: “Non è stato facile per me guardare la finale, ho dovuto farlo perché mia moglie e mio figlio la stavano guardando, anche se non volevo guardarla. Non ho visto tutta la partita, abbiamo fatto anche altre cose in casa.”
Se tifasse per uno dei due protagonisti della finale: “Ero neutrale: non mi importava chi sarebbe stato il vincitore, io avrei perso comunque, giusto? – commenta il serbo ridendo -. Non volevo essere coinvolto emotivamente troppo, volevo essere in campo“. Tuttavia, non sono mancate le parole dolci verso Medvedev: “Daniil è un bravissimo ragazzo, abbiamo un rapporto fantastico e ci rispettiamo l’un l’altro. Penso che apprezzi il fatto che mi sono allenato molto con lui e l’ho aiutato quando era giovane, dandogli consigli e rispondendo alle sue domande. Il nostro rapporto continua a crescere”. A testimonianza dell’ottimo rapporto col russo: “Mi ha scritto 45 minuti dopo la finale, una cosa che mi ha sorpreso molto. Il contenuto del messaggio è privato, ma è stato di supporto. È molto autentico e dice sempre ciò che pensa. Non è sempre politicamente corretto, una cosa che a molte persone non piacerà, ma in questo senso mi ricorda me stesso”.
Il serbo fa autocritica in merito all’atteggiamento tenuto prima e durante l’intervista concessa all’Equipe nonostante la positività al COVID-19: “È stato un errore – esordisce Nole – Rispetto Franck (Ramella, giornalista dell’Equipe a cui ha rilasciato l’intervista, ndr). È nel mondo del tennis da più tempo di me. Abbiamo rimandato l’intervista per qualche tempo e ho scoperto di essere positivo dopo il suo atterraggio a Belgrado. Ho indossato la mascherina per tutta l’intervista, ho mantenuto il distanziamento. Ho rimosso la mascherina solo per il servizio fotografico, ma sia Franck che il fotografo erano a pochi metri da me. Ammetto che quello che ho fatto è stato egoistico, è stato un errore. Capisco che non tutte le persone mi perdoneranno e comprendo le critiche”.
Nole ha commentato anche il post su Instagram prima della partenza per l’Australia che ha dato il via alle polemiche: “Apprezzo l’onestà, è qualcosa con cui sono cresciuto. Sapevo che il mio nome era su tutti i media da due o tre mesi prima dell’Australian Open (in merito alla sua partecipazione o meno all’Happy Slam, ndr). Basandomi sui valori che tengo molto nella vita, volevo essere trasparente, non me ne pento. Non so se le cose sarebbero andate diversamente se non l’avessi pubblicato. Non avrei mai pensato che avrei dovuto parlare delle mie cartelle cliniche per poter giocare a tennis”.
Novak analizza anche le sue possibilità di vittoria se avesse giocato in Australia: “Nulla nella vita è garantito, ma considerando tutto, avrei avuto le mie possibilità in Australia quest’anno. La Rod Laver Arena è come se fosse il mio cortile di casa. Per rispetto a Rafael Nadal che ha vinto e a tutti gli altri giocatori, non oso dire che avrei vinto, ma penso che avrei avuto buone possibilità”. Sulle reazioni dei colleghi in seguito alla disavventura nella terra dei canguri: “Rispetto i miei colleghi e capisco che alcuni di loro non hanno voluto parlare. Altri, invece, mi hanno criticato o non hanno gradito le mie modalità di ingresso in Australia. Vorrei solo che ascoltassero la mia versione della storia. Ma la loro posizione non era facile, c’era tanta attenzione su tutta la saga, e comprensibilmente volevano parlare di sé e del torneo.”
I ringraziamenti poi vanno a Kyrgios e Cornet che hanno pubblicamente difeso Novak: “Nick Kyrgios mi ha sorpreso piacevolmente, ho ringraziato lui e tutti gli altri che mi hanno difeso, Alize Cornet per esempio. Ho ricevuto molti messaggi in privato da alcuni giocatori, ma non volevano parlare pubblicamente. Lo capisco, la situazione era complicata“. Sul caldissimo tema del vaccino Djokovic conferma il suo pensiero: “Come atleta d’élite, voglio controllare tre volte tutto ciò che entra nel mio corpo. Se qualcosa cambia per lo 0,5% nel mio corpo, io lo sento. Sono solo cauto prima di prendere qualsiasi decisione, mi prendo il mio tempo e tengo la mente aperta. Accetterò le conseguenze.” Prendendo comunque le distanze dai movimenti contrari alla vaccinazione: “Sono per la scelta e l’autonomia di ogni individuo, che ogni persona ha il diritto di decidere in materia di salute. Non mi piace essere etichettato e messo nella stessa categoria di certe iniziative o movimenti, non ho mai detto di sostenerne alcuni di essi. Ho sempre cercato di rispettare le scelte di tutti, spero che le persone possano rispettare anche le mie”. Tema vaccino che ha portato molti critici storpiare il nome del serbo in Novax: “Sono stato chiamato con vari nomi diversi durante la mia carriera, non solo ora. C’è sempre chi ti sostiene e chi no. Questo è tutto ciò che posso dire.”
Sul futuro: “Scelgo di focalizzarmi su quello che ho già raggiunto e di esserne grato. Non so cosa mi riserverà il futuro, mi auguro il meglio e sento di avere ancora tempo davanti a me. Tutto quello che è successo influenzerà il mio ritorno a Dubai. Cercherò di incanalare tutta questa energia, di trasformarla in carburante sia mentalmente che fisicamente. Una medaglia olimpica, soprattutto d’oro, è sempre un grande augurio. Sfortunatamente, non ho avuto la possibilità di lottare per questo alloro finora. Ho intenzione di essere a Parigi nel 2024”. Sulla semifinale di Tokyo: “Ho guardato più volte la mia partita con Zverev a Tokyo, cercando di capire cosa fosse andato storto. Ho giocato in modo superbo fino a un certo momento, ma sentivo di essere alla frutta, sia mentalmente che fisicamente”.