Prende il via la ventinovesima edizione dell’Abierto Mexicano Telcel, torneo di categoria 500 che si disputa ad Acapulco. Dopo Rotterdam e Rio, il Tour ATP in questa settimana vedrà in scena altri due ATP 500; i primi a giocarsi sul cemento outdoor. Oltre a quello in terra latina, ci sarà anche il torneo di Dubai negli Emirati Arabi. La prima giornata di gare, sulla costa messicana del Pacifico, presentava già incroci molti interessanti e di grande fascino o dalle dinamiche tattiche scoppiettanti. Vediamo come sono andati i primi due incontri sul centrale dell’impianto; collocato nella nuova Arena GNP Seguros.
J. Isner b. [WC] F. Verdasco 7-5(4) 6-7 7-6(3)
Il match che apre il programma è di quelli caratterizzati dal prestigio di un passato luccicante e da un presente mai domo che cerca in tutti i modi d’infischiarsi della ruggine dovuta all’età che avanza. Infatti uno di fronte l’altro ci sono due tra i veterani più longevi del circuito. Il primo, classe 1983, nativo di Madrid, mancino e con un futuro già scritto; visto che a novembre è stato nominato direttore delle Finali di Coppa Davis.
L’altro, residente in Texas, 208cm di statura e con il record all-time di ace nel mirino. Hanno fatto registrare quasi lo stesso best ranking in carriera, si sono spinti nella classifica mondiale al massimo fino al N.7 il 38enne spagnolo (nel 2009 dopo la semifinale raggiunta all’Open d’Australia) e fino al N.8 il 36enne statunitense (nel 2018 dopo il trionfo nel 1000 di Miami). I due protagonisti sono ovviamente Fernando Verdasco e John Isner. Due i precedenti, entrambi abbastanza datati (curiosamente tutti e due in ottavi di finale): nel 2014 nel primo appuntamento del Sunshine Double ebbe la meglio Long John 6-3 al terzo, mentre nel primo confronto diretto ci fu l’affermazione di Verdasco allo Us Open 2009 in rimonta con un triplice 6-4.
L’inizio di stagione non è stato brillantissimo, soprattutto per Isner che dopo aver avuto una fugace apparizione nelle terra dei canguri ha ritrovato fiducia nel torneo di casa a Dallas arrendendosi solo in semifinale ad un altro grande bombardiere come Opelka (in due tie-break, con il secondo storico vinto 24 a 22 da Reilly); mentre Fernando dopo aver saltato l’Australia, ha preso parte a tutti i tornei della gira Sudamericana (è ritornato nei quarti finale a livello ATP, a Buenos Aires dopo che non si spingeva fino a quel punto in un torneo dall’ATP 250 di Belgrado 2) mostrando delle prestazioni di ottima fattura, chiudendo l’avventura di Rio con una battaglia di oltre tre ore in cui ha lottato su ogni singolo 15 contro l’argentino Coria. La partita ci avrà regalato i fasti di un tempo? Scopriamolo insieme.
IL MATCH – Il primo set vede un’assoluta supremazia dei servizi: da un lato la prima dello spagnolo lavorata, piena di effetto e che predilige la soluzione slice da sinistra per sfruttare la curva mancina; dall’altro la terrificante mazzata piatta dell’americano, il quale però è in grado di giocare anche un’insidiosissima seconda in kick che schizza fulminea verso l’alto. Si procede spediti, nei primi otto game solo due si decidono ai vantaggi (uno a testa). La palla break è una chimera, che però inaspettatamente si manifesta nel nono game; sono addirittura tre le chance che Isner deve fronteggiare. Il gigante di Greensboro si salva, cancella le tre occasioni e pareggia i conti sul 5-5. Quando oramai il tie-break sembrava l’epilogo più logico del primo parziale, il madrileno che aveva vinto 4 dei suoi 5 game alla battuta senza concedere neanche un punto in risposta cade sul più bello consegnando a ’15’ il servizio nel dodicesimo gioco. Così John alla prima palla break, che è anche set point, s’insacca la prima frazione. Numeri al servizio pressoché identici, con un leggera differenza in favore del N.23 ATP per quanto riguarda i punti vinti con la prima (85% contro il 79%) ed una a favore della Wild Card iberica a livello di conversione con la seconda (67% contro il 64%). Ma come già detto la diversità sta nell’utilizzo del servizio più che nelle percentuali, non è un caso che in questo frangente del match l’americano abbia scagliato 11 ace contro nessuno del suo avversario.
Il due volte finalista del torneo (2004 e 2012), rischia fortemente di abbandonare definitivamente la partita in apertura di secondo parziale, ma aggrappandosi alla sua proverbiale garra annulla due break point in un game fiume da 11 punti e tiene viva la contesa. E’ una fase del match in cui il dritto di Verdasco inizia finalmente a frullare mentre scendono le sue percentuali in battuta; (non a caso affronta altre due palle break sul 4-3 per il nativo della Carolina del Nord. In questo periodo del match raccoglie solo il 43% con la seconda e commette 3 doppi errori; ma grazie ad un 84% di realizzazione con la prima, scagliata sempre nei momenti importanti cancella tutte e quattro le palle break concesse nel set) e la capacità di tocco abbinata ad una commovente mobilità nel difendersi del lungo statunitense raggiunge i picchi più alti dell’incontro. L’iberico adesso trova anche colpi ficcanti dalla parte sinistra, soprattutto con il rovescio piatto. Grazie ai due fondamentali ritrovati in ottima forma, nonostante un servizio non trascendentale rimane in scia di Isner. A questo punto il tie-break è inevitabile, lo si raggiunge senza ulteriori scossoni.
Con una risposta vincente lo spagnolo ottiene il mini-break, nel primo punto del gioco decisivo, che gli permettere di scappare 3-0; ma dopo che John con il servizio rimane a contatto, commette un doloroso doppio fallo. Però Verdasco reagisce e si riprende immediatamente un altro mini-break di vantaggio con il terzo passante di rovescio vincente del tie e mette in cascina la seconda frazione rimandando il verdetto al terzo. Nel parziale finale, Fernando alla quarta opportunità del match (le prime tre le aveva avute nel primo gioco della partita) breakka Isner con una gran risposta bassa di rovescio nei piedi di Long John che riesce comunque ad eseguire la stop-volley di dritto; la quale però ricade di poco larga. Lo spagnolo sale 2-0 ed è galvanizzato, mentre l’americano è frustato e rassegnato dalla situazione. Il mancino delle furie rosse ha a disposizione un pesantissimo match point in risposta sul 5-3, ma l’opportunità sfuma inesorabilmente.
Nel nono game, nel momento di chiudere a causa di un nastro beffardo e poi di un doppio fallo concede due chance all’avversario per rientrare. Sulla seconda capitola grazie ad un vincente di dritto inside-out dell’ex N.8 del mondo. Tutto da rifare per lo spagnolo. Il quale dopodiché cerca di riordinare le idee attraverso un time-out medico. Con le palle nuove Isner impatta sul 5-5. Anche questa volta è tie-break; il gioco finale viene deciso da un sanguinoso doppio fallo di Verdasco sul 4-3 Isner, a cui segue anche un gratuito di diritto. Si materializzano tre match ball per l’americano. John chiude al primo con un ace. La battaglia si conclude dopo 3ore e 11minuti di match. Il differenziale alla battuta Long John lo ha trovato, in questo parziale, negli ace: ben 10 (saranno 29 in totale nella partita) accompagnati dal 76% di prime in campo e dal 74% di punti vinti (che hanno rimediato ad un rivedibile 34% di conversione con la seconda). Ora possiamo dirlo, i fasti del passato almeno stasera sono sembrati vivissimi.
[LL] S. Kozlov b. G. Dimitrov 7-6(8) 5-7 6-3
Un confronto di stili, diversi, ma con un comun denominatore: l’essere offensivi, cercando d’imporre il proprio gioco e non snaturando le proprie caratteristiche in funzione dell’avversario. Da una parte la classe sopraffina, la manualità superba e l’eleganza nelle movenze di chi fu identificato agli albori della propria carriera come il nuovo Federer. Dall’altra, un inguaribile romantico del tennis classico, per il quale non esiste altro pensiero tennistico che non sia il gettarsi in avanti come un ghepardo a suon di serve&volley e chip and charge, anzi il giocatore in questione è convinto con questa scelta ideologica di poter giungere addirittura al vertice mondiale. Lo spettacolo è assicurato, almeno sulla carta. Sarà valso il prezzo del biglietto? Grigor Dimitrov e Maxime Cressy ne sono sicuramente certi. Il campo purtroppo no, visto che il franco-statunitense ha dovuto dare forfait all’ultimo per un problema allo stomaco; niente replay della semifinale vinta da Maxime all’ATP 250 di Melbourne. Al suo posto entra in tabellone un altro giocatore naturalizzato statunitense: Stefan Kozlov. L’ex N.2 junior si era fermato al turno finale del tabellone cadetto delle qualificazioni. Infatti, dopo aver superato nel derby nord-americano Steve Johnson si era arreso al tedesco Oscar Otte (tds.n.2 delle quali) al tie-break del terzo set. Ora ha la possibilità di misurarsi contro il N.33 ATP, nonché vincitore del torneo messicano nell’edizione 2014 (in finale su Kevin Anderson 7-6(1) 3-6 7-6(5)), alla loro prima sfida.
IL MATCH – Dimitrov parte un po’ contratto, forse ciò dovuto al fatto che si aspettasse dall’altra parte della rete un avversario diametralmente opposto, subendo il break a freddo. Il maestro delle Finals 2017 recupera lo svantaggio nell’ottavo gioco, dopo aver avuto una chance già nel sesto. Rischia nuovamente al servizio nel game successivo e nell’11esimo (annullando in totale 4 break point nei due giochi). Ma una volta arrivati al tie-break vanifica lo sforzo profuso, sprecando due set point (il primo alla battuta) e permettendo al N.130 del ranking d’incamerare la prima frazione alla seconda palla set dopo un’ora e 20minuti di partita. Pessimo rendimento con la seconda di servizio per Grigor (30%) e instabilità alla battuta che si raffigura negli 8 doppi falli commessi.
L’ex N.3 ATP, che dimostra di non essere ancora in uno stato di forma altamente competitivo dopo aver saltato il torneo di Dallas a causa della positività al covid e dopo essere uscito di scena quasi subito in Florida (dove era tds.n.3), alza bandiera bianca nel quarto game. Il tennista di origini macedoni però restituisce immediatamente il break. Poi il colpo di scena che non ti aspetti, un evento surreale. Il 24enne di Skopje dopo aversi fatto trattare la coscia destra (MTO) sul 3-2, breakka ancora sul 4-3 con un punto spettacolare concluso con un super dritto lungo riga. E proprio mentre alza in alto il braccio destro per festeggiare l’allungo decisivo; s’irrigidisce sulle gambe e crolla per terra. Sembrerebbero dei crampi, specificamente alla coscia sinistra. Lo stesso bulgaro corre in suo soccorso. Il resiliente Kozlov però, a differenza di quello che avrebbero fatto in molti nelle sue stesse condizioni, compie un vero e proprio stillicidio guadagnandosi tutti gli applausi del pubblico con volée in tuffo alla Becker, nonostante continui a trascinare la gamba sinistra e a non riuscire minimamente a caricare sulle gambe per l’esecuzione dei colpi (soprattutto nei turni di servizio).
Ma Stefan continua imperterrito a non mollare, sicuramente un atteggiamento ammirevole quello di non volersi ritirare e di onorare fino infondo la partita. La sua volontà di non abbandonare il campo, anche dopo aver perso il secondo set 7-5, potrebbe costargli caro, compromettendo in maniera considerevole il prosieguo della sua stagione. L’ex promessa del tennis a stelle strisce ha probabilmente preso questa decisone oltre che per il suo spirito indomito anche per il rinfrancante stato confusionale dell’avversario. Il quale manca della proverbiale cattiveria agonistica e permette a Kozlov di allungare il match. Il lucky loser cancella 6 palle break in apertura di terzo parziale e inizia nuovamente ad avere un minimo di mobilità, poi nel sesto game accade l’imponderabile. Dimitrov breakkato. L’eroico Kozlov compie il miracolo, chiudendo da li a poco, 6-3 al terzo dopo una guerra fisica e di nervi durata 3ore e 18minuti . Il N.33 avrà a lungo nella mente i fantasmi di questa sconfitta, ad un certo punto del match assolutamente impronosticabile, contro un Kozlov che più stoico non si può.
Curioso il messaggio che ha scritto Kozlov sulla telecamera a fine partita: “Scusami Rafa per aver interrotto l’allenamento oggi”. Come ha spiegato poi il N.130 del mondo, prima che venisse informato di dover scendere in campo per sostituire l’infortunato Cressy, era ad allenarsi con il maiorchino ma dopo la telefonata è subito andato via a prepararsi per il suo esordio. I due avranno comunque modo di ritrovarsi in campo perché il suo prossimo avversario sarà propio il vincente di Nadal-Kudla.
GLI ALTRI RISULTATI – Sulla Grandstand Caliente.MX, nel primo match programmato sul secondo campo del torneo, la tds.n.7 Taylor Fritz supera il francese Adrian Mannarino (N.55 ATP) con un duplice 6-3 cancellando il ricordo dei due confronti diretti persi prima di questo nuovo faccia a faccia con il transalpino. Il campo numero 1, invece, è stato il teatro della prima sorpresa di giornata con l’affermazione del lucky loser Peter Gojowczyk (N.95 ATP) sullo statunitense Brandon Nakashima (N.75 ATP) con un doppio 6-4. Dopo la vittoria dell’unica testa di serie impegnata in questi primi incontri, sono scesi in campo in un affascinante scontro; il serbo Dusan Lajovic (N.46 ATP) e il figlio d’arte Sebastian Korda (N.40 ATP). La lotta serrata, durata 2ore e 43minuti, ha visto prevalere il tennista con la classifica più bassa 7-5 al parziale decisivo.
Risultati primo turno:
[7] T. Fritz b. A. Mannarino 6-3 6-3
[LL] P. Gojowczyk b. B. Nakashima 6-4 6-4
J. Isner b. [WC] F. Verdasco 5-7 7-6(4) (3)6-7
D. Lajovic b. S. Korda 6-4 4-6 7-5
[LL] S. Kozlov b. G. Dimitrov 7-6(8) 5-7 6-3
[8] P. Carreño Busta b. [Q] O. Otte 6-2 6-4
[2] A. Zverev b. J. Brooksby 3-6 7-6(10) 6-2