TENNIS ATP TORONTO – Incontro di secondo turno: N. Djokovic b. G. Monfils 6-2, 6-7(4), 7-6(2). L’intervista del dopo partita
Iniziare un torneo con una vittoria conquistata con così tanta fatica ti permette di concentrarti maggiormente?
Beh, nel primo set e mezzo stavo giocando molto bene, poi ho lasciato calare la percentuale di prime e gli ho permesso di rientrare in partita. Ha iniziato a giocare meglio ed è stata battaglia da metà del secondo set fino all’ultimo punto. Potevamo vincere entrambi. Da un certo punto di vista è stato un match divertente e di intrattenimento. Mi sono divertito. Ho cercato di focalizzarmi sugli aspetti positivi di questo lungo match, cioè sul fatto di essere stato in campo per più di due ore e mezzo dopo che non giocavo un incontro ufficiale sul duro dalla finale di Miami. Questo mi aiuta ad abituarmi al gioco sul cemento e alle condizioni. In più, il mio prossimo avversario ha un gioco molto simile a quello di Gael. Non sono stanco, né esausto. Non giocavo un torneo da quattro settimane e ho voglia di competere.
Quali sono gli aspetti maggiori del tuo gioco che devi adattare dopo aver giocato per mesi sulla terra e sull’erba per poi ritornare a giocare sul duro?
Beh, parecchi. La prima cosa che fai è cercare di allenarti il più possibile sulla superficie su cui devi giocare. Questo è il motivo per cui la maggior parte dei Top guys che non hanno partecipato a nessun torneo prima del Canada Open, arrivano qui già intorno a mercoledì, giovedì. In questo modo hanno a disposizione cinque, sei giorni per allenarsi prima di giocare il loro primo match. Ed è quello che ho fatto anche io. Lo faccio da molti anni. Ovviamente il movimento è diverso. La terra e l’erba sono superfici più soffici per le ginocchia e per le anche. Perciò devi porre attenzione e seguire una preparazione fisica specifica. Altrettanto importante è il recupero, perché a inizio stagione è facile infortunarsi. E prima di un grande torneo come US Open, l’ultima cosa che vuoi è quella di subire un infortunio.
Sembrava avessi qualche difficoltà con il rovescio da fondo.
Sì.
È insolito per te.
Sì.
Ti eri già accorto? Come cercherai di risolverlo? Ha a che fare con le condizioni a fondocampo?
Sì, le condizioni non erano facili, ma era lo stesso per il mio avversario. Non è una scusa. Ho perso l’appoggio sul campo. Fino al primo set sentivo di colpire bene la palla e di non commettere molti errori non forzati. Poi ha iniziato a servire meglio ed io, come già detto, ho lasciato calare la percentuale di prime e lui non aspettava altro che occasioni per attaccare. Ha giocato molto bene, variando il gioco e il ritmo e colpendo in slice. Nel terzo set era sopra di un break e per me era importante mantenere il servizio perché non era facile brekkarlo visto il modo in cui stava servendo. Ero un po’ lento da fondocampo e sul rovescio, come hai detto tu. Cercherò sicuramente di migliorare su questo aspetto nei prossimi match.
Dal punto di vista fisico sei chiaramente in forma dopo questa breve pausa, ma anche dal punto di vista emotivo è stato un mese impegnativo tra Wimbledon e le tue questioni personali. Come hai ritrovato il giusto stato mentale per focalizzarti sul tennis?
Beh, spero sia la prima e ultima volta che mi sposo (ridendo). Ma, sai, sono già molti anni che sono nel circuito e sempre con lo stesso team di professionisti nel loro campo che si assicurano che io abbia il giusto stato mentale . Ora c’è una differenza, che è il matrimonio, ma può solo portarmi gioia ed emozioni. Crescendo e maturando come persona, come giocatore, è ovvio che ogni anno devi affrontare diverse circostanze, diverse sfide e ostacoli nella vita o sul campo da tennis e ciò che cerchi di fare è essere forte e imparare le lezioni strada facendo, anche perché è difficile mettere a paragone il mio gioco di adesso con quello di tre anni fa. Non è possibile perché ora sono una persona diversa e tre anni più vecchio e le circostanze della mia vita inevitabilmente influiscono sul mio tennis.
Traduzione di Yelena Apebe