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Alla vigilia del Roland Garros 2022, La Nacion è andata a rispolverare l’albo d’oro dello slam parigino, intervistando Adriano Panatta (campione nel 1976). L’ex tennista di Roma, classe 1950, ha affrontato diversi temi, dai suoi vecchi rivali come Vilas e Borg al buon momento del tennis italiano, spaziando poi tra due generazioni come quella di Nadal e Federer opposta al baby-fenomeno Alcaraz. Prima, però, spazio ad un confronto tra il suo tennis e quello odierno:
“Il tennis ai miei tempi era diverso, forse più romantico. Mangiavamo sempre tutti insieme, in generale era un tennis più creativo e talentuoso, meno fisico. Era una bellezza. Molte volte sembravamo i Beatles o i Rolling Stones con la racchetta, ma non vivevamo su un piedistallo. Eravamo gente normale: dopo una partita a Wimbledon o al Roland Garros uscivamo camminando tra la gente e scherzavamo tra noi: eravamo tutti amici. Era un’epoca speciale, adesso i giocatori si chiudono di più”.
D: Il decesso di suo padre le ha lasciato un oggetto simbolico, vero?
Panatta: “Mio padre aveva conservato la pallina del match point di Roma 1976, quando vinsi in finale contro Vilas. Era nascosta in un ‘cajón’ (uno strumento a percussione a forma di scatola originario del Perù, ndr) e io non lo sapevo. L’ha trovata mia sorella: era scolorata e dura come una pietra“.
D: Che luogo occupa Vilas nella storia del tennis?
Panatta: “È stato un grandissimo giocatore ma anche un bravo ragazzo. Ho giocato la mia ultima partita in Coppa Davis contro di lui, era un buon amico. Mangiava come un animale: al mattino bistecche, uova, frutta, davvero di tutto! Era incredibile, ma si allenava molto. Io non mi allenavo tanto quanto lui“.
D: Borg ha vinto sei titoli al Roland Garros, perdendo soltanto due partite, entrambe contro di lei (ottavi nel 1973 e quarti nel 1976). Conserva queste vittorie tra le più importanti della sua carriera?
Panatta: “Sì, è possibile. Borg era fortissimo e non per niente era numero uno del mondo. Mi trovavo sempre bene a giocare contro i migliori, non pensavo mai di poter perdere. Poi, chiaro, sono stato sconfitto molte volte, ma ho vinto anche molte altre partite. Non ho nostalgia di quei tempi, ma credo che al tennis odierno manchi un po’ di immaginazione“.
D: Berrettini, Sinner, Musetti: il tennis italiano gode di buona salute.
Panatta: “Sono tempi buoni, ma devono continuare a crescere. Sinner è molto giovane, ma sorprende per quanto è forte e per come costruisce il punto. Ha una buona mentalità e potrà affermarsi nella top10. Musetti è molto divertente da vedere e anche Berrettini è molto interessante”.
D: Che cosa pensa di Carlos Alcaraz?
Panatta: “Ovviamente mi piace molto: è il miglior giocatore emergente del momento. È logico che tutti parlino di lui dopo i grandi tornei che ha vinto alla sua età, credo che potrà essere il prossimo numero uno del mondo“.
D: Oggi comincia il Roland Garros, crede che Nadal continua ad essere il grande favorito?
Panatta: “Purtroppo lo vedo con alcuni problemi fisici. Ora come ora lo vedo un po’ affaticato, ma è normale dopo così tanto tempo. In ogni caso, non lo si può mai escludere dai favoriti. È una leggenda e un gran combattente, oltre ad una persona rispettosa e umile, che saluta sempre”.
D: Anche se a luglio sarà passato quasi un anno dall’ultimo match ufficiale di Federer, lo svizzero continuerà ad essere la sua debolezza?
Panatta: “Per me Roger è il giocatore più talentuoso che io abbia mai conosciuto. Lui giocava a tennis meglio di tutti, capiva sempre tutto: Djokovic è una leggenda e potrà avere moltissimi record, ma Federer è un musicista del tennis. Speriamo di poterlo vedere ancora una volta”.