[20] M.Cilic b. 6-0 6-3 6-2 [WC] G.Simon
I destini e le carriere di Gilles Simon e Marin Cilic, per uno strano scherzo della vita, resteranno per sempre legati, dal momento in cui entrambi hanno fatto parte di un torneo importantissimo della carriera dell’altro. Nelle due settimane più belle della sua vita, allo US Open del 2014, il croato batté Gilou al quarto turno nella strada verso il titolo; oggi, nell’ultimo Slam giocato in casa dal francese, è Cilic a concedergli un ultimo tango, senza esultare o festeggiare, ma abbracciando a rete un amico, un collega da tutti sempre amato per il grande umo prima che tennista, che si merita una lunga standing ovation. Il risultato finale è 6-0 6-3 6-2 per il n.23 al mondo, in una di quelle partite che con il tennis giocato hanno davvero poco a che fare.
Il match- parte benissimo Cilic, con break già nel secondo gioco, scandendo il ritmo da fondo e facendo molta leva sul suo dritto; Simon appare un po’ teso in questo inizio. Prosegue l’assoluto soliloquio del croato, che sta iniziando a far molto male anche dal lato del rovescio, complice un Simon molto spesso corto e troppo piatto nei colpi, che consentono alla tds n.20 di salire bene sulla palla. Il doppio break arriva anche con qualche piccola mano del francese, che però più di questo non sembra poter fare oggi. Alla fine, Cilic serve il bagel a Gilou, che da fondo non è mai riuscito a reggere lo scambio né trovato soluzioni alternative per intrappolare le diagonali del croato, che non vuole regalare facilmente emozioni al pubblico oggi. Ma nel secondo, d’improvviso, come ha spesso fatto nella sua carriera, Gilles Simon rinasce: sotto subito 2-0, recupera il break mostrando un po’ di iniziativa, aiutato anche da un passaggio a vuoto di Cilic certamente, che trova un paio di errori inspiegabili. Si rivela essere però una gioia effimera: un po’ lento negli spostamenti e quasi di nuovo contratto, Simon si fa ristrappare il servizio, impotente contro le martellate del croato, che però ancora accusa poi un passaggio a vuoto: break e contro-break consecutivi, con Simon che almeno ci tiene alla figura e prova a mettere un po’ più di resistenza nello scambio, e per strappare il servizio porta a casa il punto più bello del match finora, facendosi tutto il campo. Resiste finché può il francese, alzando il tasso tecnico ed emotivo del match, ma Cilic salvo qualche sbavatura è troppo in controllo e alla fine, sempre facendo buchi per il campo con il dritto, porta il parziale a casa 6-3.
Nel terzo game del terzo set arriva l’allungo decisivo: Simon ribatte e respinge, riuscendo anche a intrappolare Cilic alle volte e impedirgli di verticalizzare, ma alla lunga il dritto del croato sfonda tutto e gli regala il break. Cilic che vuole ingranare definitivamente la marcia, e si porta avanti di due break anche nel terzo parziale, certamente anche a causa del medical time out di Simon, causato da un appoggio sbagliato, che sembra averlo reso ancora più macchinoso in alcuni movimenti e colpi, mentre il croato vuole risparmiare più tempo possibile. E vi riesce, chiudendo 6-2 un altro set senza storia, in un match in cui una statistica in particolare fa impressione: 40 vincenti a 7 in favore di Cilic, che ha veramente fatto del campo il suo giardino. Ma l’attenzione, oggi, è tutta per lo sconfitto: Gilles Simon fatica a non emozionarsi tra un punto e l’altro dell’ultimo game, non del match, ma della sua vita qui al Roland Garros. Non sarà stato lo stesso tributo avuto da Tsonga, ma comunque il pubblico ha applaudito a lungo, e malinconicamente, un grande campione, operaio, e per questo sempre amato più degli altri. Per Cilic invece, che ritrova il quarto turno dopo 4 anni(raggiunse i quarti di finale nel 2018), lunedì ci sarà il n.2 al mondo Daniil Medvedev, che sta giocando in maniera divina anche su terra quest’anno, e parte favorito se saprà far valere la sua estemporaneità sulla forza.
[12] H.Hurkacz b. 7-5 6-2 6-1 D.Goffin
Doveva essere una partita intensa, equilibrata, e almeno per un set è stato così, con Hubert Hurkacz che accelerava e David Goffin che rinculava e teneva da fondo. Ma come si evince dal risultato la resistenza è stata breve, la miglior forma del polacco e un belga che ormai è l’ombra di sé stesso e si accende solo a sprazzi sono più che valide spiegazioni di questo risultato, l’ennesimo deludente di una prima settimana davvero fin troppo spento. Dopo un inizio relativamente tranquillo, il sesto è un game fiume, dove arriva la prima palla break per Hurkacz(da parte sua ne aveva già annullata una nel primissimo game), fronteggiata benissimo da Goffin, superiore da fondo, che paga però nel gioco al volo e sul servizio al polacco. Alla fine, dopo un primo set con ben poche occasioni, come visto, è Hubi ad aggiudicarselo per 7-5: break al belga nel dodicesimo game con un dritto vincente che suggella un parziale di altissima qualità e tanti punti da ricordare, e premia semplicemente il primo a gettarsi sulla chance. Nel secondo set arriva invece prima il break per il n.12 del seeding, nel quarto gioco: alza un po’ il ritmo variando e accelerando, portando Goffin a qualche errore di troppo che chiaramente paga più a caro prezzo dato che tra i due quello a cui è difficile strappare il servizio è Hubi. Il ritmo si è certamente velocizzato nel secondo set, anche il belga cerca soluzioni più rapide per chiudere, ma ormai si prescinde dal servizio(quasi perfetto oggi) del polacco. L’ottavo game è il più lungo del set, oltre ad essere quello conclusivo, in cui c’è un netto calo di Goffin dopo che stava tenendo botta, ed Hurkacz deve solo sfruttare la velleità dell’avversario e calcare un po’ la mano quando serve.
Molto intenso l’inizio di terzo, con Hurkacz che riesce a strappare subito il servizio a Goffin, per poi subirne però un prepotente tentativo di rientro: sale bene con il solito rovescio il belga, ma Hubi un po’ sfruttando il servizio, un po’ le lunghe leve annulla le chance di contro-break e allunga nel parziale. Alla fine chiude in scioltezza un terzo set dove ha dovuto solo un po’ domare lo spavento iniziale per poi veleggiare tranquillo fino a un netto 6-1, con il belga che gli ha fatto quasi da “sparring partner”, ben raramente capace di imporre il suo gioco e preda delle lune di rovescio e delle saette al servizio di Hurkacz. Chiude, il n.13 del mondo, con uno strabiliante 81% di punti vinti con la prima, e più in generale 60 su 80 nei suoi turni di battuta, confermandosi una sentenza da questo punto di vista. Attende, al quarto turno, il vincente della sfida tra Lorenzo Sonego e Casper Ruud, quindi entrambi giocatori di costruzione e più da fondo campo, ma certamente se esprime ancora il livello visto in questa prima settimana il polacco può permettersi di non avere paura.
[4] S. Tsitsipas b. M. Ymer 6-2 6-2 6-1 (Paolo Di Lorito)
Dopo aver giocato i suoi primi due match di sera o nel tardo pomeriggio, questa volta Stefanos Tsitsipas viene programmato presto, e la presenza del sole non fa altro che galvanizzare il tennista greco. Lui stesso ammette successivamente di preferire scendere in campo prima e, soprattutto, con queste condizioni meteorologiche favorevoli; il suo gioco ne risente positivamente e lo svedese Mikael Ymer viene letteralmente spazzato via. Il n.95 del mondo ce la mette tutta – variando ritmo con la smorzata di rovescio e attaccando spesso col dritto lungolinea – ma non va oltre un 6-2 6-2 6-1 maturato in un’ora e 36 minuti. Tsitsipas brekka sette volte il suo avversario, mentre alla battuta non concede praticamente nulla: una sola palla break concessa e salvata (nel terzo set, nell’unica volta giunti ai vantaggi), e ha tenuto ben nove turni di servizio senza far andare Ymer oltre il ’15’. Il finalista della passata edizione raggiunge per la quarta volta consecutiva gli ottavi di finale del Roland Garros (dove perse solamente la prima volta, nel 2019, 8-6 al quinto con Wawrinka), e ora se la vedrà con il danese Rune
H. Rune b. H. Gaston 6-3 6-3 6-3 (Cipriano Colonna)
Holger Rune, alla sua prima partecipazione al Roland Garros, si qualifica per la prima volta nella sua giovanissima carriera agli ottavi di finale di uno Slam. Il 19enne di Copenaghen dopo aver rifilato una stesa memorabile a Denis Shapovalov, ha superato agevolmente ancora in tre set lo svizzero Laaksonen. Se continua a risparmiare energie – anche oggi normale amministrazione sotto le due ore di gioco – con la fiducia acquisita grazie al best ranking e al primo titolo ATP vinto a Monaco di Baviera e con l’aggiunta della consapevolezza nei propri mezzi ancor più rafforzata dall’ottimo torneo disputato fin qui senza perdere neanche un set; può diventare una mina vagante da evitare a tutti i costi. In questa serata parigina di sabato 28 maggio, quando la maggior parte dell’attenzione era rivolta allo Stade De France per la finale di Champions League, il danese ha rifilato un periodico 6-3 al solito spettacolare Hugo Gaston. Il maghetto di Tolosa, classe 2000, è approdato a questo terzo turno dopo la sua ennesima trasformazione sui campi della propria terra natia.
E infatti come se il n. 74 del mondo, appena sentisse il profumo di casa, trovasse finalmente quella motivazione per far fruttare al meglio il suo talento stabilizzandolo, per quando ovviamente sia possibile. Dopo l’exploit all’Open di Francia del 2020, in cui eliminò Stan The Man e trascinò il vero The Dominator Thiem al quinto set, e dopo la magistrale cavalcata a Parigi Bercy dello scorso anno in cui riuscì a superare giocatori come Carreno Busta e Alcaraz; è riuscito nuovamente a resettare il rendimento stagionale fino a questo punto – 5 vittorie a fronte di 19 ko nel Tour maggiore – e fare fuori De Minaur nell’esordio al set decisivo. L’ostacolo Holger si è rivelato però troppo, anche per un Gaston sospinto dal pubblico. Incredibile la personalità e la maturità del ragazzo nordico, nel gestire i momenti decisivi e le avversità del match: vento e spalti che inneggiavano solo il suo avversario. Da questo punto di vista non ha molto da invidiare al coetaneo Carlos, le ambizioni non mancano – forse anche estremamente eccesive, ma non importa; ci piacciono i tennisti con grandi obiettivi – e il futuro è lì che lo aspetta, al varco dei predestinati.
IL MATCH – Pronti via e il mago di Tolosa è già caldissimo, come sempre quando arriva il momento principe della stagione sul rosso: lo Slam di casa. Infila immediatamente tre vincenti consecutivi, il primo direttamente in risposta. Poi si esalta con uno straordinario bimane lungolinea e successivamente attraverso uno straripante passante, sempre dal lato sinistro dopo aver chiamato a rete il danese con la prima palla corta del match, si garantisce lo strappo in apertura, sigillato in realtà dal primo doppio fallo di Rune. Un break che infuoca subito gli spalti dello Chatrier, una miccia che fa scoppiare all’ennesima potenza l’atmosfera, dando la netta impressione di essere nella classica bolgia da clima Davis. La fiamma però si affievolisce alla prima occasione, Gaston inizia ad abusare del drop-shot che è sicuramente l’emblema del suo stile di gioco molto aeroso e che normalmente è un’arma letale. Ma oggi invece può rivelarsi contro producente considerando le strabilianti qualità fisiche ed atletiche nella copertura del campo sia a livello orizzontale che verticale dello stacanovista scandinavo. Holger rischia ancora nel terzo game, a dimostrazione del fatto che i servizi non siano stati lucidati alla perfezione prima della partita, sbaglia qualcosa di troppo con il diritto ed è costretto a fronteggiare un 15-40. Dopo aver subito il break in apertura a 0, cancella la quarta e la quinta chance in ribattuta in favore del giocatore transalpino, rispolverando la prima di servizio e il suo fondamentale dalla parte destra – che qualche grattacapo glielo aveva creato in questo inizio. Il mancino, n. 74 del mondo, dopo la partenza razzo si spegne gradualmente ed inesorabilmente. Sul 2-1 si fa strappare ancora la battuta, con una serie di perniciosi gratuiti di rovescio.
Inoltre un’altra chiave tattica molto evidente in questo primo parziale è la sostanziale differenza del peso di palla, appena il tennista bleau accorcia un attimo il classe 2003 entra con i piedi dentro il campo e inizia a picchiare come un ossesso con il suo portentoso dritto. Rune comincia a sciogliersi sempre di più e mostra di avere anche un certo grado di sensibilità, con delle smorzate chirurgiche con le quali punisce il genietto di Tolosa con il suo stesso fiore all’occhiello. Mentre contemporaneamente, Hugo prova a tessere la sua tela di variazioni specialmente affidandosi allo slice di dritto. Quest’ultimo un colpo inconsueto per il tennis moderno, che si utilizza quasi sempre soltanto in situazioni difensive estreme. Ma conosciamo bene il buon Gaston, lui è un artista che si rifà al passato. Uno che a tennis comprende solo il tocco e non la potenza, con lui la racchetta manifesta esclusivamente il talento dettato dalla manualità pura e mai in nessun caso la forza bruta. Ciò nonostante le soluzioni alternative dell’ex n. 66 non fanno male al 19enne di Copenaghen che breakka per la terza volta su tre il padrone di casa. Nel settimo game, però Vitus Nodskov ci ricorda la sua giovane età, esagera eccessivamente con la ricerca degli angoli e permette al suo avversario di recuperare uno dei due break di svantaggio, non riuscendo a porre fine al parziale. C’è da dire, comunque, che il n. 7 di Francia innalza parecchio il suo livello: diventa più solido e ciò gli permette di portarsi a casa finalmente i primi scambi lunghi. Inoltre in questo frangente fa vedere a tutto tondo l’efficacia del suo gancio mancino, con cui cerca di alzare le traiettorie e non fornire sempre una palla comoda da spingere piatta al n. 40 del ranking. Ma alla fine il break point, lo concretizza con il suo pazzo talento, eccezionale passante in controbalzo con il rovescio incrociato. Si arriva così al secondo momento della verità del parziale, dopo che il francese si è ulteriormente riportato sotto nel punteggio tenendo il suo primo turno di battuta, e questa volta Rune non trema e in 38 minuti va avanti di un set. Da evidenziare un ottimo 8 su 11 per quanto riguarda le discese a rete del tennista nordico.
L’incantatore transalpino, se vuole fare partita pari, deve sicuramente limitare i non forzati banali e acquisire più solidità come ha fatto nel finale del set d’apertura e ovviamente di tanto in tanto estrarre dal cilindro qualche coniglio dei suoi. Chiaramente il suo tennis dovrà per forza di cose rimanere su un’asticella di rischio molto alta, perché a pallate da fondo a livello di consistenza non può esserci partita. Il primo scossone della seconda frazione, arriva nel terzo game con il break per il danese alla terza chance utile del gioco. Peccato per Hugo aver commesso il doppio fallo sulla parità dopo essere stato in grado di cancellare le prime due opportunità. Un altro interessante spunto che sta fornendo l’incontro, è la diversità di utilizzo dei due fondamentali di fondocampo da parte dello spavaldo 19enne, ovvero il rovescio è molto più solido in palleggio; mentre il dritto è il colpo con il quale fa veramente la differenza prendendo le redini dello scambio e il comando delle operazioni. Si va avanti a suon di magie estemporanee e a sprazzi del talentuoso francese, che in verità riesce a trovare una crepa nel tennis del 188 centimetri con lo schema palla corta – pallonetto. Però è troppo poco per mettere in perenne agonia il diabolico Holger, che continua a martellare meravigliosamente. Sul 3-2, Gaston si arrampica sul 30-30 e invoca a più non posso il sostegno del pubblico, che aumenta il ritmo del suo appoggio fino al quel momento già incessante.
Nel frattempo aumentano considerevolmente le folate di vento, ma Rune si dimostra molto maturo e con una testa già da giocatore di livello assoluto. Nonostante la pochissima esperienza a questi livelli – è il suo primo Roland Garros – il n. 40 doma alla grande il tifo contro e le nefaste ondate di vento del dispettoso Eolo. Altro 6-3 in 42 minuti. Rune è imperterrito nel mostrare la sua personalità in tutte le sue sfaccettature, dimostrando che almeno a livello di mentalità il suo livello è già pari con il suo illustre coetaneo Carlitos. Cancella tre palle break nel primo gioco del terzo set, che si era complicato a causa di due doppi falli. Ma sulle possibilità di allungo per l’imprevedibile bleau, sempre la prima in campo per lo scandinavo a dissipare ogni dubbio. L’incontro si mette definitivamente in discesa per il nativo di Copenaghen, con la classica regola del calcio: gol sbagliato, gol subito. Si prosegue con il mancino d’oltralpe che regala sempre soluzioni deliziose, ma che ormai sono solo il frutto dell’instino ed hanno abbandonato qualsiasi forma di ordine mentale e tecnico; e con Holger in totale fiducia e padrone del campo sotto ogni profilo. Il risultato? Un 6-3 che fotografa alla perfezione la dinamite danese, la quale ha fatto un sol boccone dell’istrionico, spettacolare – vale sempre il prezzo del biglietto – ma evanescente francese. Anche se come era accaduto nel primo set, sul 5-1 il classe 2003 si irrigidisce e il n. 74 si trasforma in un gatto randagio che comincia raccattare di tutto. Rinviene sul 5-3, ma poi non può nulla. Rune, invece si prende i suoi primi ottavi di finale Slam con un triplo 6-3.