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L’esclusione degli atleti russi e bielorussi da Wimbledon continua a tenere banco con l’avvicinarsi dell’inizio del torneo londinese. L’ultimo in ordine di tempo a criticare la scelta degli organizzatori del torneo londinese e della LTA è niente di meno che il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach.
Durante la quarantaseiesima Assemblea Generale dell’ASOIF, l’Associazione delle Federazioni Internazionali degli Sport Olimpici estivi, che si è tenuta a Losanna, in Svizzera, il sessantottenne tedesco, che dal 2013 ricopre la carica di presidente del CIO, ha aspramente criticato l’interferenza da parte del governo britannico sulla decisione relativa alla partecipazione degli atleti provenienti da Russia e Bielorussia, lamentando il rischio che le varie associazioni si tramutino in uno strumento politico.
“Abbiamo bisogno che i governi rispettino il nostro ruolo” ha dichiarato Bach all’indirizzo della platea presente e quanto accaduto nel panorama tennistico è stato utilizzato come esempio dalla massima autorità del panorama olimpico.
“Guardate i nostri amici del tennis, a Parigi, i giocatori russi hanno potuto partecipare come atleti neutrali, a Wimbledon il Governo ha detto di no, non c’è spazio per loro. Se permettiamo tutto questo, allora siamo perduti”. La constatazione di quanto accaduto nel Regno Unito ha portato Bach a porre un interrogativo di non poco conto. “Come possiamo garantire una competizione internazionale equa, se i Governi sulla base dei loro interessi politici, decidono chi può partecipare e chi no?“
La preoccupazione di Bach è che la scelta delle autorità del Regno Unito crei un precedente che si possa rivelare estremamente dannoso per il mondo dello sport. “Se oggi permettiamo che questo accada contro Russia e Bielorussia, domani potrebbe toccare al vostro Paese. Non c’è Stato al mondo che sia amato da tutti gli altri governi”.
Bach ha proseguito ribadendo l’importanza di non diventare strumenti al servizio delle scelte politiche dei governi. “Questa scelta è contro tutti i principi che sosteniamo. Se lasciamo questo potere ai governi allora stiamo diventando uno strumento politico e non possiamo più garantire una concorrenza leale. Il nostro compito è quello di renderci conto che dobbiamo tornare al giorno in cui possiamo unire il mondo interno in una competizione pacifica. Oggi non è quel giorno ma possiamo sperare che la pace prevalga”.
Il numero 1 del CIO ha anche argomentato le ragioni a sostegno del ban delle squadre russe e bielorusse, alla luce della violazione da parte della Russia della tregua olimpica, concordata dalle Nazioni Unite prima dei Giochi di Pechino 2022. “Dure misure sono necessarie contro coloro che sono responsabili della palese violazione della tregua olimpica che, per essere chiari, si riferisce solo ai governi. Chiunque supporti la guerra può e dovrebbe essere sanzionato. Tuttavia bisogna garantire il rispetto dei diritti di chi non la sta supportando. Secondo le nostre regole e quelle del diritto internazionale, nessuno dovrebbe essere sanzionati solo perché in possesso del passaporto di una determinata nazione”.
Bach ha inoltre dichiarato che in alcuni casi la scelta di escludere gli atleti russi e bielorussi è stata messa in atto come misura protettiva. “In un certo numero di paesi, si vedono sentimenti molto forti contro il popolo russo e bielorusso tali da non poter garantire la loro sicurezza nelle competizioni internazionali, essendo gli stessi atleti esposti al rischio di aggressioni”. Bach, citando quanto accaduto al padiglione russo durante l’Expo mondiale, ha dichiarato alla platea di “non voler vedere niente di simile agli eventi sportivi internazionali”.
Il numero del CIO ha evidenziato ai delegati di mantenere una posizione chiara sugli atleti russi e bielorussi, citando proprio l’esempio del tennis. Nonostante gli accordi con ITF, WTA e ATP, i tennisti russi e bielorussi possono partecipare agli eventi dell’ATP e del WTA Tour, hanno partecipato al Roland Garros per poi essere banditi da Wimbledon.
Bach prevede che il mondo politico diventerà “molto più divisivo” dopo la guerra e per questo ha ribadito ai delegati il ruolo del mondo dello sport. “Il nostro compito è quello di mantenere lo sport oltre questa tendenza politica, ricca di divisioni e scontri. È importante che il mondo intero abbia sempre un qualcosa su cui tutti possano essere d’accordo, un ponte che li unisca e la scelta più naturale è lo sport perché è apprezzato da tutti, può essere praticato senza interessi politici e senza alcun tipo di discriminazione”.