Tim Van Rijthoven, alla prima partecipazione nel tabellone principale di uno Slam, approda agli ottavi di finale superando per 6-4 6-3 6-4 con una durata complessiva del match di poco oltre l’ora e quaranta di gioco, la testa di serie n. 22 Nikoloz Basilashvili. Continua dunque la marcia trionfale sulla superficie erbosa del 25enne olandese, ancora imbattuto dallo straordinario successo sui prati casalinghi di ‘S-Hertogenbosh, centrando l’ottava affermazione consecutiva. Prima della settimana, che ai più era sembrata quella della vita – irrepetibile e che almeno una volta nella carriera di ogni giocatore si materializza – sublime nel “Bosco del Duca”, Tim non aveva mai vinto un match a livello ATP. Invece, nella cavalcata mastodontica che lo ha portato al primo titolo nel circuito maggiore, ha messo in fila tre scalpi davvero eccezionali, nonché le prime tre tds del torneo orange: Taylor Fritz, Felix Auger-Aliassime e il n. 1 del mondo Daniil Medvedev.
TIM COME KUDLA NEL 2015 – Come detto, poteva sembrare che l’allora n. 205 della classifica stesse giocando su quella che viene definita, la nuvoletta della racchetta dove tutto riesce; ma in realtà era chiaro fin da subito che il tennista sconosciuto che si aveva di fronte era un animale erbivoro di razza assolutamente protetta. Un giocatore capace di impiegare il campo in erba nella sua totalità, con il suo tennis d’attacco e di manualità esecutiva di primissimo piano, al tal punto da attirare l’attenzione degli organizzatori di Wimbledon e ricevere un invito per debuttare nel main-draw. Ebbene, l’attuale n. 104 ha confermato in maniera dirompente la sua altissima competitività in queste condizioni di gioco, regolando prima in tre set il malcapitato Delbonis e poi eliminando la tds n. 15 Reilly Opelka. Una vittoria, quella contro il bombardiere americano, di grande spessore a cui ha dato seguito – e se possibile facendo anche meglio – contro il georgiano, il quale è caduto sotto i colpi dei servizi vincenti di Van Rijthoven. L’olandese è stato infatti autore di ben 21 ace e di un incredibile 88% di punti vinti con la prima.
Ovviamente questo cammino immacolato, al suo primo main-draw in un Major e per di più da giocatore invitato, del 25enne di Roosendaal ha portato in dote con sé inevitabilmente dei record: è infatti la prima wild-card a raggiungere il quarto turno a Church Road dai tempi di Denis Kudla nel 2015, dopo aver già ottenuto un primato per il tennis nazionale riportando un tennista dei Paesi Bassi ai sedicesimi dei Championships dal suo coach Igor Sijsling, che vi riuscì nel 2013 (poi raggiunto in questo traguardo da Van De Zandschulp). Ora per lo spavaldo Tim, la prova più difficile, l’impresa più ardua: il 6 volte campione di Wimbledon Novak Djokovic, il serbo ha arato senza mezze misure Kecmanovic. Certamente match a dir poco in salita per lui, ma chissà se proprio la grande sorpresa di questa stagione su erba non possa rivelarsi l’ostacolo più imponente per Nole nel percorso verso l’atto finale dello Slam londinese? Staremo a vedere, sicuramente il rappresentante dell’Arancia Meccanica non avrà nulla da perdere. A proposito di questo, Tim, ormai giunto alle porte della Top 100, è stato fortemente penalizzato dalla mancanza dei punti, visto che altrimenti avrebbe già sfondato ampiamente il muro dei primi cento.
IL TENNIS STATUNITENSE IN RINASCITA, COME IL REDIVIVO SOCK – Questa 136esima edizione dell’evento tennistico più famoso nel mondo, è stata senza ombra di dubbio finora ad appannaggio degli americani. Infatti sono addirittura sette, i tennisti a stelle e strisce che si sono qualificati per il terzo turno: Isner, Tiafoe, Johnson, Paul, Brooksby, Nakashima e Fritz. A questi si aggiunge il redivivo Jack Sock, che dopo la sospensione per pioggia nella giornata di ieri, ha completo il proprio incontro di secondo turno facendo suo il derby con il serve&voller Maxime Cressy. La partita era stata interrotta nel primo game del terzo set, con l’ex n. 8 del mondo al servizio ed il punteggio che recitava 15-15, ma soprattutto un doppio 6-4 per il campione di Parigi Bercy 2017. L’opera da rifinire, ha però richiesto al 29enne di Lincoln uno sforzo maggiore di quello previsto. Anzi Jack si è ritrovato ad un passo – forse anche meno – da un quinto set che lo avrebbe visto nettamente sfavorito a livello d’inerzia.
L’EX N. 8 HA FATTO LA DIFFERNZA CON LA RISPOSTA E I LOB – Infatti, sembrava che la tavola fosse stata apparecchiata per la rimonta del franco-statunitense, che avrebbe così vinto lo scontro odierno in tre parziali ribaltando totalmente l’esito del match. Dunque pioggia benefica e salvifica per il n. 45, dall’altro lato maledetta per il semifinalista delle ATP Finals di cinque anni fa. Il 25enne parigino si è intascato agevolmente il set della ripresa delle ostilità per 6-3, salendo poi comodamente sul 5-4 e 40-15 nel quarto. Proprio sul più bello, quando la quinta frazione sembrava oramai solo una formalità, Sock ha alzato i giri del motore in ribattuta e ha costretto grazie a tre rispostone in anticipo – le prime due direzionandole verso le stringhe delle scarpe di Maxime, che è incappato nell’errore dovendo giocare due demi-volée impossibili, mentre la terza è stata un autentico capolavoro in lungolinea al fulmicotone – l’avversario a cedere il turno di servizio, frantumandogli i due set point consecutivi. Purtroppo per lui, Cressy ha sprecato ancora visto che ritrovando lucidità ha strappato nuovamente la battuta al suo connazionale, ma non è riuscito per la seconda volta, nel dodicesimo game, a trascinare la contesa al parziale finale. La quantità abnorme di occasioni mancate, ha spento psicologicamente il metro e 98 di origini transalpine nel tie-break, totalmente a senso unico e dominato per 7-1 dal giocatore del Nebraska. Successo significativo per il tre volte vincitore Slam in doppio dopi anni turbolenti, considerando che il suo contendente era fresco di finale ad Eastbourne e perciò in un ottimo stato di forma, che gli permette di eguagliare il miglior risultato ottenuto su questi campi risalente al 2016.
PAUL FA STRAGE DI MANCINI E CENTRA I PRIMI OTTAVI SLAM – Degli otto statunitensi qualificati al terzo turno, ce n’è già uno che ha staccato il pass per gli ottavi. Stiamo parlando del sempre più erbivoro Tommy Paul, che ha letteralmente liquidato il mancino ceco Jiri Vesely con un secco 6-3 6-2 6-2 in poco più di un’ora e mezza di partita. Una sfida tra ex Top 5 e campioni Slam a livello giovanile (il nordamericano è stato n. 3 junior e vinse il Roland Garros 2015, mentre il n. 68 ATP fece anche meglio raggiungendo la prima piazza del ranking di categoria, trionfando in Australia nel 2011). La tds n. 30, prima di questa stagione non aveva mai vinto un match su erba nel Tour principale. Invece nel 2022 ha invertito marcia, dopo le ottime prestazioni fatte registrare al Queen’s e a Eastbourne, in entrambi gli appuntamenti si è spinto sino ai quarti, ed ora si sta confermando nel torneo principe dei prati. Il 25enne del New Jersey ha infatti fatto fuori due mancini nei primi due turni, senza perdere alcun set, che ben si adattano all’erba: Verdasco, che se pur ormai giunto alla veneranda età di 38 anni, è stato capace di giungere nel 2013 ai quarti di Wimbledon; e Mannarino. Dunque terza vittoria di fila su un tennista mancino, fra l’altro quest’ultimo duellante sconfitto in grado in carriera di ottenere come migliori risultati negli Slam due ottavi proprio nel Major londinese: nel 2016 e nel 2018. Il primo H2H in assoluto era andato in scena proprio in questo torneo tre anni fa, ma nell’impianto di Roehampton, in quel caso nel turno finale delle quali vinse facilmente in tre set Jiri.
GOFFIN RITROVA I PRATI, PER TORNARE AI QUARTI L’OSTACOLO DA SUPERARE E’ BUBLIK – A distanza di tre anni dall’ultima vittoria erbosa, datata Wimbledon 2019, David Goffin ha ripreso il proprio cammino fatto di tennis pulito e geometrico e dopo aver superato Albot e la tds n. 31 Baez, si è qualificato nuovamente per i sedicesimi di finale in uno Slam dopo il recente Roland Garros. A Bois de Boulogne fu estromesso dal futuro campione di Halle Hurkacz, mentre quest’oggi è stato lui artefice dell’eliminazione di un giocatore capace di alzare il titolo sull’erba tedesca, giardino di casa Federer: Ugo Humbert. Il talentuoso francese si è arreso subendo la rimonta per 4-6 7-5 6-2 7-5 in quasi tre ore (2h47), e non riesce quindi a dare seguito allo scalpo della tds n. 3 Casper Ruud del turno precedente. Ugo, sprofondato al n. 112, nonostante qualche acuto in questa stagione sui prati sta vivendo un anno horribilis – prima del torneo 6 match vinti su 23 disputati in stagione. L’augurio è che possa tornare rapidamente tra i primi 100. Da par suo l’ex vice-maestro delle Finals 2017, vorrà ripetere il meraviglioso cammino del 2019 che gli garantì il terzo quarto di finale Slam della carriera, dopo quelli australiani del 2017 e francesi del 2016. Il 31enne di Liegi ha fornito una ragguardevole performance con il fondamentale d’inizio gioco: 80% di punti vinti, di contro l’ex n. 25 transalpino si è macchiato di 54 gratuiti. Ora per David, c’è Frances Tiafoe, vittorioso nel match tra pazzerelli su Bublik.
[9] C. Norrie b. S. Johnson 6-4 6-1 6-0 (di Ruggero Canevazzi)
Tutto facile per la testa di serie n.9 Cameron Norrie, che si sbarazza in tre comodi set di Steve Johnson dopo appena un’ora e 49 minuti di partita, davanti alla partecipazione entusiasta del pubblico del Centrale e di mamma Helen, brillante microbiologa che per l’occasione sfoggia un elegante abito grigio con risvolti rossi (del resto sul Centrale è d’obbligo fare bella figura). Johnson si è difeso come ha potuto con un bel back di rovescio, ma era troppo poco per arginare la ben superiore solidità del beniamino di casa, che ha raccolto gli applausi del Centrale con bellissimi recuperi ed eccellenti passanti. Il generoso americano le ha provate tutte, ma ha pagato molto caro i numerosi errori in prossimità della rete, ricordando una delle frasi più belle di Rino Tommasi: “Chiamato a rete, rivelava le umili origini”. Approda sicuro per la prima volta in carriera alla seconda settimana di un Major Cameron Norrie, che agli ottavi sfiderà un altro americano, Tommy Paul.