Sembrava tutto pronto per l’ascesa definitiva di Paula Badosa nello stardom del tennis femminile, ma il 2022 che si prospettava essere l’annata della consacrazione è stato finora piuttosto deludente (l’ultima sconfitta ieri a Tokyo contro la 19enne cinese Qinwen Zheng). Un paradosso se si considera che Badosa ad un certo punto di questa stagione, precisamente dopo il torneo di Stoccarda, è diventata la numero due del mondo, una posizione mantenuta però soltanto due settimane. Come si è arrivati dal numero due del mondo all’ormai noto tweet di questa mattina di Badosa? “Non vinco nemmeno al parchìs“. Una frase forte per una tennista che attualmente è al numero quattro del mondo che però sta vivendo una fase complicata a livello emozionale. Il riferimento al parchìs è tipicamente spagnolo, un gioco da tavolo con i dadi in cui quattro giocatori si sfidano per raggiungere un obiettivo, molto famoso in Spagna e con qualche similitudine con il gioco dell’oca. Una metafora che tradisce la frustrazione di Badosa che nel tweet dopo ha ringraziato tutti per il supporto, aggiungendo che continuerà a lottare.
La crisi di Badosa, che per ora sta comunque facendo un’annata da trenta vittorie e diciotto sconfitte, nasce dalle alte aspettative della scorsa stagione, in cui la tennista spagnola aveva accompagnato ad una grande costanza di rendimento degli acuti come la vittoria di Indian Wells e i quarti del Roland Garros. La vittoria del 1000 americano aveva dato fiducia a Badosa di poter competere anche sulle superfici veloci, un bonus importante per una tennista che aveva dato prova di essere tra le migliori sulla terra battuta con il titolo di Belgrado e le semifinali di Madrid e Charleston. Un buon risultato anche alle Finals, con la sconfitta contro Muguruza a sancire la fine della sua stagione. Il suo gioco completo ed adattabile a tutte le superfici sembrava poterla far entrare nel novero delle candidate Slam già dalla stagione 2022, ma il salto tanto desiderato per ora non è arrivato.
Quest’anno la tennista spagnola ha iniziato nel migliore dei modi, con il numero otto del mondo e la vittoria di Sydney in finale contro Barbora Krejcikova. Proprio contro la ceca avrebbe dovuto contendere un posto in semifinale all’Australian Open, ma la spagnola si è fermata a sorpresa contro la sempre pericolosa Madison Keys, terminando la sua avventura australiana ai quarti. Da quel momento in poi la stagione di Badosa non ha mai più preso il volo, nonostante una buona costanza che l’ha vista arrivare nei quarti di praticamente ogni torneo senza però mai raggiungere (per ora) una finale WTA.
Il rendimento negli Slam non ha aiutato le convinzioni di Badosa, che già l’anno scorso aveva mostrato di poter cedere a giocatrici sulla carta inferiori a lei. E se a Wimbledon ci stava la sconfitta contro Halep molto più duro è stato lo US Open, in cui Badosa è caduta al secondo turno contro Petra Martic. Una situazione non troppo diversa quindi da quella di Andrej Rublev, quest’anno particolarmente insofferente per i suoi risultati nei grandi tornei e soprattutto negli Slam, dove il russo mantiene una buona costanza ma come Badosa non sembra in grado di riuscire a fare il passo successivo a lottare per vincerli. La sconfitta contro la talentuosa Qinwen Zheng è stata quindi la goccia che ha fatto traboccare il vaso della fiducia e della psiche della spagnola, sarà l’inizio di una brutta spirale o di un periodo felice?