TENNIS – Dopo che Kei Nishikori ha vinto due maratone incredibili in cinque set contro Milos Raonic prima e contro Stan Wawrinka, entrambe 6-4 al quinto, entrambe con in mezzo due tiebreak, uno vinto e uno perduto dal figlio del Sol Levante, tutti vorrebbero parlare con Kei e con il suo allenatore, Michael Chang
Intervista a Michael Chang, allenatore di Kei Nishikori:”Kei penso sia l’unico che potessi allenare, le nostre culture sono simili, e anche il modo di giocare”
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Il cinesino che fece perdere la trebisonda a Ivan Lendl nel 1989, nello storico match di ottavi del Roland Garros e che proprio di fronte a Lendl si ritroverà nella “Grande Sfida” organizzata da Ernesto De Filippis a Genova il 17 ottobre, è talmente perseguitato dai media giapponesi e americani che sta rifiutando quasi tutte le interviste. Nel mio caso, a parte il fatto che ci conosciamo da sempre e che una volta suo fratello Carl accettò di scambiare qualche palleggio con me all’Australian Open – “Carl ora non è più tanto coinvolto nel tennis, è un businessman e sta facendo molto bene” mi ha detto Michael off the records – ha fatto un’eccezione grazie anche all’intervento del media p.r. dell’ATP Senior Tour David Law interessato a promuovere “La Grande Sfida”, l’evento che si disputerà a Genova e Milano il 17 e il 18 ottobre con protagonisti Lendl e Chang in una semifinale, McEnroe e Ivanisevic in un’altra.
Il famoso match Lendl-Chang lo commentammo Rino Tommasi ed io fino alle fasi finali della memorabile partita. Dovendo io ancora scrivere a tarda sera il mio pezzo per La Nazione e Il Resto del Carlino quando era già vicina la chiusura, venni sostituito nel quinto set dal miglior sostituto possibile, Gianni Clerici. Chang si è molto divertito quando, a fine intervista di cui qui pubblichiamo soltanto la prima parte – la seconda la pubblicheremo prossimamente – gli ho raccontato di come la mia laurea in giurisprudenza fosse legata anche a lui e al suo exploit.
Avevo finito di discutere la mia tesi in diritto penale (“La colpa nell’esercizio dell’attività sportiva”) quando il presidente della commissione dei professori mi fece prendere uno stranguglione: “Scanagatta lei ha fatto un’ottima tesi, però prima di assegnarle il voto abbiamo necessità di un supplemento d’inchiesta: dobbiamo farle ancora una domanda…- pausa e gran suspence, il cuore mi batteva a mille l’ora ..- e poi: “Ma come ha fatto Michael Chang a vincere gli Internazionali di Francia?”. Potete immaginarvi il mio sospiro e la risata di Chang che, andando via mi ha poi detto: “Ma allora ti hanno alzato il voto per merito mio?!” Siamo stati insieme per circa un quarto d’ora. Dovevano essere 5 minuti. Ne abbiamo fatto, con collaboratore-operatore Alberto Prestileo, un audio e un video. Che vi proporremmo appena montato.
Intanto qui accenno ad alcuni scambi. Una prossima intervista pubblicheremo più in là.
Hai Più visto Lendl? Siete in buoni rapporti? So che poco tempo fa dicesti che avevate parlato di tutto fuorché di quel famoso match…
Vero, non ce n’era ragione, la gente crede che abbiamo – chissà perché – un cattivo rapporto, che siamo addirittura nemici, ma invece lo abbiamo ottimo. Abbiamo cenato insieme in Germania, parlato tanto, scherzato, Ivan non è fuori dal campo come sembra quando è dentro, e intendo sia quando giocava che quando lo si vedeva a fare il coach a Murray. Ha un grande sense of humour, parla di un sacco di cose.
Avete parlato di come è il mestiere del coach, vi siete scambiati qualche segreto allora?
No, quello no. Ogni coach ha i suoi metodi, i suoi sistemi…non viene di parlarne
Ma tu come ti sei improvvisato coach? In fondo non lo avevi mai fatto e non è che da giocatore tu avessi potuto imparare da troppi coach al tuo fianco…hai quasi sempre avuto tuo fratello Carl!-
Vero… ognuno ha il suo stile, per me è stato più facile decidere di fare il coach a Kei, perché abbiamo alcune somiglianze, in certi aspetti di cultura di stile di coach.
Ma non è che cinesi e giapponesi siano proprio così uguali…
Certo che no, non sono due cultura identiche naturalmente, ma la mentalità è abbastanza simile, il suo essere più riservato e tranquillo mi assomiglia, non abbiamo mai problemi per esempio se dobbiamo mangiare qualsiasi cosa di asiatico insieme..
Ma tu eri molto religioso, lo è anche lui?
No, lui no, ma insomma non abbiamo problemi. Anche il suo modo di giocare a tennis è simile al mio per certi aspetti, dritto, rovescio, anticipo…con l’esperienza che ho avuto in 17 anni di carriera credo che posso trasmettere qualcosa…
Mi ricordo che ad un certo punto della tua carriera decidesti di cambiare racchetta, di passare ad una di un paio di centimetri e mezzo più lunga, ci hai pensato anche per lui?
No, non ho toccato nulla per i materiali, la racchetta, lui gioca bene con la sua (una Wilson), non mi sembrava necessario alcun cambio. Lui è un po’ più alto di me, è più facile che serva bene comunque, abbiamo lavorato tanto in altri settori più prioritari del suo gioco
Prima, parlando di Lendl e del suo sense of humour avevo chiesto se lui, Michael ritenesse di averne anche lui, e se nel suo ambiente glielo riconoscessero:
Io penso proprio di sì – e ride – penso che sia importante ridere ed avere attorno a te qualcuno che ride con te e ti fa ridere. Se non accade vuol dire che hai qualche problema. La vita è troppo corta per non ridere.
E detto fatto se la ride. Gli chiedo che tipo sia Nishikori, se anche lui abbia sense of humour e lui non ha dubbi.
Certo che sì
Sapendo che non avrebbe gradito troppe domande sul giapponese, ho delegato l’unico giornalista giapponese con cui ha parlato a chiedergli fino a che punto avesse fiducia nel suo pupillo.
La sua riposta è stata: “Kei non ha mai giocato meglio che in questo momento, uno che batte in cinque set sia Raonic sia Wawrinka, vincitore dell’Australian Open, ha la fiducia e i mezzi per battere chiunque. Contro Djokovic, che è il favorito del torneo, sarà molto dura, ma se vince quel match può benissimo vincere anche il torneo”.