Abbiamo visto un bel Wawrinka al primo turno del Rolex Paris Masters, con il suo match “quasi vinto” contro uno dei tennisti più caldi del momento, quell’Holger Rune che vanta una striscia aperta di tre finali consecutive e che ha fatto sua la sfida dopo aver annullato tre match point allo svizzero. Poi, è successo che stringendo la mano all’avversario Stan gli si è avvicinato per dirgli all’orecchio, “il mio consiglio è di smettere di comportarti come un bambino, in campo”. Il diciannovenne da sorridente si fa serio, chiaramente sorpreso dalle quelle parole, magari aspettandosi ben altro consiglio da uno che è diventato professionista quando lui non era ancora nato.
Il collegamento mentale immediato attivato da “baby+Wawrinka” ci fa ripiombare nel 2014 quando, durante la semifinale delle ATP Finals contro Federer, pare che la moglie di Roger Mirka gli avesse dato del piagnone (cry baby).
Qui però il baby sarebbe stato Holger, che è giovane ma non così tanto. Difficile però individuare la causa della reazione svizzera, perché solitamente è qualcosa che può essere percepito solo dal giocatore – percepito o anche frainteso. In ogni caso, il nostro inviato a Parigi Paolo Di Lorito ci segnala che, quando Wawrinka è scivolato sul 30 pari 6-5 nel terzo, Rune ha guardato il suo box facendo segno sul polso come a dire “quanto tempo ci mette questo” mentre Stan si asciugava e faceva un po’ di stretching alla caviglia destra.
Bisogna anche ricordare che Rune non è nuovo a comportamenti che non sono stati apprezzati dagli avversari. L’anno scorso, al Challenger di Biella, era infatti stato multato dall’ATP a causa dei suoi commenti omofobi nel match contro Etcheverry e per i quali avrebbe poi chiesto scusa. Tra l’altro, a proposito di uno dei termini usati dal danese, già trentacinque anni prima Kevin Bacon disse “pensavo che solo gli stronzi usassero ancora quella parola” (Footloose, 1984). Quando la locuzione “fuori tempo massimo” non rende abbastanza. E c’era stato il battibecco a puntate con Ruud dopo il derby scandinavo nei quarti del Roland Garros, iniziato con Casper che scuoteva il capo dopo la stretta di mano.
Questa volta, tuttavia, il danese ha semplicemente twittato: “Che battaglia. Stan Wawrinka è un lottatore incredibile e sono grato di essere al secondo turno”. Tutto a posto, quindi? Non proprio, perché ci ha pensato Aneke, che di Holger è mamma e manager, a tentare di gettare benzina su un fuoco che non andava neanche vicino ad accendersi. “È difficile immaginare che una persona sportiva come Stan lo abbia detto. In quel caso darebbe l’impressione di un pessimo perdente. Holger gli ha solo augurato il meglio…”.
Questo perché esiste l’opinione – ed è largamente condivisa a dispetto della fragile logica sottesa – secondo cui non ti puoi lamentare delle scorrettezze dell’avversario se ti ha battuto. Insomma, non solo hai perso e magari proprio perché l’altro ha rubato un punto decisivo (non che sia questo il caso), ma devi pure startene zitto.
Per fortuna, nessuna replica è seguita e possiamo dire che alla fine (nel senso che non potevano dirlo all’inizio) non è successo nulla. Tant’è vero che lo stesso Wawrinka ha virtualmente chiuso la vicenda con una storia Instagram: “Congrats”, rivolto a Rune.