Vittoria prima su Wawrinka annullando tre match point, poi tre successi contro altrettanti top 10 con la ciliegina sulla torna contro il numero 1 Alcaraz: questa la settimana da sogno di Holger Rune; che va a prolungare un grande periodo di forma, caratterizzato da tre finali consecutive indoor (vittoria a Stoccolma, e sconfitta a Sofia e Basilea). Al termine del quarto di finale contro lo spagnolo, il coach del 19enne danese, Patrick Mouratoglou, ha parlato alla stampa presente al Rolex Paris Masters.
“È un traguardo importante e in questa settimana ha mostrato di poter giocare bene e battere grandi giocatori; sono risultati importanti che danno fiducia – ha esordito Patrick – Ha dimostrato di far parte di questo gruppo di giocatori qui, e questa è una prima tappa. Sono già diverse partite che gli dico che sta dimostrando di essere all’altezza dei migliori. In questo torneo non è stata affatto facile. Ha battuto prima Stan (Wawrinka), poi due top 10 (Hurkacz e Rublev) e ora il n.1. Merita di stare dov’è“.
Successivamente ha spiegato com’è nata la recente collaborazione: “Ci conosciamo da tanto tempo perché fa parte della mia accademia da tre anni, e ad un certo punto, quando io ero disponibile, mi ha chiesto di far parte del suo gruppo. A quel punto gli ho detto che io ero a disposizione fino alla fine dell’anno e poi avremmo visto il da farsi. Il suo team riteneva che lui avesse bisogno di un aiuto supplementare, e visto che io li conoscevo già tutti bene, abbiamo pensato che fosse una buona idea”.
Ci sono delle cose che però neanche uno dei coach più affermati del circuito può insegnare, l’attitudine in campo. E quella sembra che in Rune ce ne sia in abbondanza (forse anche troppa, chiedere a Wawrinka). “I grandi campioni hanno già l’abilità di essere forti nei momenti importanti, un campione è quello che a 15 anni sul centrale contro Nadal va a pensare di poter vincere, anche se non ha in effetti nessuna chance. Il fatto di crederci mentalmente cambia parecchio le cose; ci sono un sacco di giocatori che avrebbero la possibilità di battere giocatori più forti di loro sulla carta ma l’assenza di fiducia in sé stessi fa sì che non ci riescano mai. Questa è una cosa molto speciale, mostruosa di cui lui è dotato, e penso si noti”.
“Cos’è cambiato nell’ultimo mese? Per cominciare io ritengo che in campo sia molto più calmo, in controllo delle sue emozioni; una cosa sulla quale aveva problemi da tempo. È davvero importante perché una volta che le emozioni prendono il sopravvento, fare le cose giuste ed essere lucidi non è facile. Poi mi sembra più strutturato e prende le cose più seriamente. Prima durante le partite passava dall’aggressività alla passività molte volte durante il match, mentre ora globalmente cerca di restare sullo stesso livello”.