“Volevo informarvi che Francisco Roig sta per lasciare la mia squadra. Francisco è stata una persona molto importante nella mia carriera e gli sono estremamente grato per tutti questi anni di lavoro e amicizia. Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme ero solo un ragazzino e insieme a mio zio Toni, abbiamo mosso i primi passi nel circuito“. Con queste parole di congedo Rafael Nadal saluta Francisco Roig, suo storico coach, annunciando la notizia attraverso il proprio canale ufficiale di Twitter.
LE ORIGINI DI UN RAPPORTO CHE PRESE CORPO CON IL PRIMO NADAL VERAMENTE VINCENTE
Il rapporto professionale tra il campione maiorchino e il cinquantatreenne allenatore catalano, affonda le proprie radici all’inizio degli albori del “fenomeno” spagnolo. Quando le gesta di Rafa, si consacrarono definitivamente. Una collaborazione avviata nel lontano 2005, l’anno dei primi grandi trionfi a firma del 22 volte vincitore Slam: per l’appunto il primo sigillo Major, il primo di 14 allori al Roland Garros, ma anche le primissime gioie a livello di Masters 1000; il poker di successi con la doppietta terraiola tra Montecarlo e Roma, e quella cementosa fra Montreal e Madrid – ricordiamo che le prime sette edizioni del torneo madrileno si disputarono ad ottobre durante la parte di stagione dedicata al veloce indoor, per poi subire il cambio di superficie dopo la riforma del calendario e l’introduzione della categoria ‘1000’ con il conseguente ricollocamento a maggio, all’interno degli appuntamenti della stagione primaverile sulla terra europea -.
UNA FIGURA SEMPRE DIETRO LE QUINTE
Un destino di comprimario fin dalla genesi, quello di Roig. Costretto sempre a non figurare in prima pagina, e a “mostrarsi” costantemente dietro le quinte e i fari del palcoscenico. Difatti, in tutta la propria esperienza lavorativa all’interno dello staff di Nadal; Francisco ha rappresentato ininterrottamente la figura del Vice. Prima alle spalle dello zio più famoso dello sport, Toni, e poi successivamente dopo la sua dipartita nel 2017 – per dedicarsi a tempo pieno all’Academy fondata con il nome del nipote, anche se dal 2021 è ritornato a sedersi sulla panchina: quella di Felix Auger-Aliassime, e i miglioramenti nonché i risultati del canadese si sono visti – oscurato dal campione a Bois de Boulogne del 1998 Carlos Moya.
LA CERTEZZA DI RAFA
Ciononostante, che avesse un ruolo di primaria importanza negli equilibri di spogliatoio che hanno ruotato fino ad ora attorno al mancino di Maiorca; non è minimamente in discussione. Anzi, si comprende chiaramente come sia stata quella figura che trasmetteva sicurezza, tranquillità, che donava serenità a Rafael prima di qualunque match o prima di qualsiasi sessione di allenamento e ciò ha sempre permesso alla leggenda iberica di scovare dentro di sé le migliori sensazioni e convinzioni possibili. In poche parole, Roig è stato quello che comunemente si definisce: casa, un concetto ben esemplificato dal focolaio accesso e da una famiglia che si stringe intorno a quella dolce fiamma che arde.
COME DJOKOVIC, CON L’ESPERIENZA SI E’ PIU’ AUTONOMI
Perché questi campioni, come ha dimostrato anche il caso Djokovic quando il serbo provò a dare una sterzata al suo team sostituendo Vajda con Agassi e Stepanek, hanno bisogno in fin de conti soprattutto di persone al loro fianco che gli possano mantenere stabili dentro confini di un equilibrio mentale, senza che prevarichino le emozioni o le tensioni di un momento positivo oppure di uno negativo. E per far sì che ciò accada, bisogna avere vicino a sé uomini in grado di trasferire quel senso di pace interiore e di felicità nei confronti del gioco, di cui hanno necessità per scendere in campo ed esprimere in toto il loro talento.
Ma com’è accaduto allo stesso Novak, alla fine prima o poi tutte le cose vedono il loro termine – ci riferiamo al nuovo e definitivo distaccamento con il coach slovacco dopo il primo ritorno. In particolar modo, giocatori del calibro di Nole o Rafa hanno ormai guadagnato così tanta esperienza – anche solo rispetto a qualche anno fa – in termini di gestione psicologica dell’approccio ai vari aspetti a cui deve far fronte un tennista, dalla preparazione tattica e psichica di un match fino alle metodologie maggiormente funzionali per recuperare il più in fretta possibile le energie spese o ancora del come gestire il post di una vittoria o una sconfitta nel percorso di uno Slam lungo due settimane – i due in questo particolare punto sono ormai divenuti dei professori con la P maiuscola -; che sono ora in grado di camminare esclusivamente con le loro gambe.
IL SOSTITUTO E’ GIA’ IN CASA
Inoltre, pare che Nadal abbia già trovato da tempo il sostituto di Roig, del quale non si sono capite del tutto le modalità della scissione – ma ciò che sembra certo, è che sia stato il nativo di Barcellona ad abbandonare il suo ruolo e non una decisione personale del giocatore maiorchino -. Marc Lopez, ritiratosi nel 2022, figura nel team del Toro maiorchino da diversi mesi – precisamente dal 2021, quando ancora il doppista della Catalogna non aveva ancora appeso la racchetta la chiodo -, rispecchia alla perfezione l’identikit che serve e che il mancino isolano della “ventosa” Manacor ricerca. Una persona di cui si fidi, con cui ha istaurato un feeling speciale negli anni – da quel magico oro a Rio – e che possa dare il suo essenziale contributo senza voler per forza richiedere il centro della attenzioni. E se ciò non bastasse, nonché che ne abbia particolare esigenza viste le notevoli doti nel gioco al volo, avere un ex doppista di quella qualità può essere sempre utile con qualche prezioso suggerimento.
IL CAPITANO IN ATP CUP, UNA BUONA CARRIERA DA GIOCATORE
Ma tornando al focus dell’articolo, in verità spulciando le curve della memoria si può scovare come almeno in un’occasione Francisco abbia ricoperto i panni dell’attore protagonista: quando nella prima edizione dell’ATP Cup, nel 2020, fu nominato dal suo allievo e n. 1 di Spagna capitano della formazione iberica. Lui che da giocatore, non si distinse più di tanto pur facendo un’onorevolissima carriera: best ranking raggiunto il 5 ottobre del 1992 alla sessantesima piazza della classifica mondiale, mentre in doppio si spinse ancora più in alto con il 23° posto conquistato nel ’95. Il suo miglior risultato negli Slam da singolarista fu il 3°T all’Open di Francia dal 1989 dove ad eliminarlo fu il futuro vincitore del torneo Michael Chang. Tuttavia è nella specialità di coppia, che ottiene i risultati più importanti con nove tornei vinti e altre 12 finali raggiunte e perse nel circuito maggiore: il trionfo più prestigioso fu la Mercedes Cup di Stoccarda – assimilabile come valore ad un ‘500’ odierno – vinta nel 1995 al fianco del connazionale Tomàs Carbonell. Ha vestito anche in una circostanza la maglia della Roja in Coppa Davis, nell’incontro contro l’Italia valevole per i quarti di finale del World Group del 1997: in coppia con Sanchez, fu messo al tappeto nella giornata di sabato dal duo italico formato da Omar Camporese e Diego Nargiso.