La stagione appena trascorsa, a detta di molti, sarebbe dovuta essere quella della consacrazione per Jannik Sinner, apparso pronto a fine 2021 per il definitivo salto di qualità. Questo upgrade, dando un’occhiata veloce, c’è stato solo parzialmente: tanti buoni risultati raggiunti, ottimi piazzamenti, ma solo una vittoria (a Umago facendo un figurone contro Alcaraz). Quello che è mancato, al 2022 dell’altoatesino, anche per i noti problemi fisici che a lungo lo hanno attanagliato, è stato un acuto nei grandi eventi, dove si è sempre fermato prima di quell’ultimo gradino. Ma un’analisi dettagliata, con numeri alla mano, mostra che in realtà la stagione dell’azzurro è stata in ogni caso più che positiva, e che c’è da ben sperare per un 2023 che lo possa finalmente porre in maniera definitiva tra i “top”. Andiamoli a vedere insieme.
Il weekend…sul campo – partiamo dal dato, di enorme rilevanza, delle varie prestazioni nei tornei. Escludendo il Master 1000 di Miami, dove aveva raggiunto la finale nel 2021 (e, per inciso, ha perso solo per ritiro contro Cerundolo nei quarti) Sinner ha migliorato in ogni torneo giocato il piazzamento raggiunto l’anno precedente. E, soprattutto, solo in due occasioni è stato sconfitto all’esordio, contro le otto della passata stagione, sui 19 tornei complessivi giocati, che riportano una percentuale di vittorie del 75%, 47 vittorie e 16 sconfitte. E di queste ben 31 (cioè tre quarti del totale) sono arrivate tra Slam e Masters 1000, essendo Jannik il terzo giocatore, dopo Alcaraz (35) e Tsitsipas (32) con più vittorie nei grandi tornei.
Già, perché come si ricordava all’inizio, sarà pure mancata la grande affermazione, e sono arrivati tre titoli in meno del 2021, ma negli eventi principali l’azzurro è migliorato in maniera esponenziale. Tre quarti di finale Slam (Australian Open, Wimbledon, Us Open), di cui uno con 2 set di vantaggio ai Championships contro Djokovic e un altro con match point a favore nell’epica battaglia contro Alcaraz a New York; tre nei 1000 (Miami, Montecarlo, Roma), dove ha sempre dovuto lottare con problemi fisici, sfiorando anche una grande impresa contro Zverev nel Principato. Ha raggiunto la seconda settimana però anche al Roland Garros, salvo essere costretto al ritiro dopo un primo set dominato contro Rublev, e gli ottavi in altri quattro 1000, perdendo all’esordio solo a Bercy a stagione quasi terminata, contro Huesler.
Numeri impressionanti, per un giocatore che tante volte ha dovuto lottare con infortuni e problemi vari, e nonostante ciò ha saputo chiudere l’anno al n.15 (5 posizioni in meno rispetto al 2021, ma anche 7 tornei mancanti), trovandosi sempre in fondo nelle competizioni più prestigiose. Considerazioni, queste, che senza i miglioramenti toccati da Sinner in vari punti del suo gioco, difficilmente avremmo potuto fare.
La cura Vagnozzi tra lacune colmate e punti di forza confermati – non si può far prescindere la stagione 2022 di Jannik dal sorprendente cambio di gestione tecnica ad inizio anno, con la rottura della storica collaborazione con Riccardo Piatti per affidarsi a Simone Vagnozzi (con in seguito anche l’innesto della supervisione di Darren Cahill). Eppure, tutti i giusti dubbi che inizialmente c’erano, si sono rapidamente sciolti come neve al sole, come dimostrano non solo gli highlights e le prodezze che balzano all’occhio in campo, da parte del n.1 d’Italia, ma anche da una serie di statistiche testimonianti i suoi vertiginosi miglioramenti.
Il principale dei quali riguarda senza dubbio il servizio, sempre ritenuto un po’ il suo punto debole: rischiando un po’ di più (58% di prime in campo di media contro il 60 % del 2021, e quasi un doppio fallo in più, da 2 a 2,8), Sinner ha chiuso la stagione con 6,4 ace da partita, quasi due in più. Vince anche più punti con la prima, che gli frutta casa il 74% dei punti, contro il 71% precedente, anche se un po’ meno con la seconda, 63% contro 54%. Contestualizzando però questi numeri direttamente nei match, assumono con ancora più forza tinte decisive, dato che Sinner ora vince due punti su tre al servizio, e complessivamente subisce meno break, quindi di certo gli si può rimproverare poco sul rendimento dei propri turni di battuta. “Poco” non vuol però dire “nulla”, dato che l’altoatesino è solo trentaduesimo in questa statistica, e dunque, pur avendo guadagnato tre posizioni in più rispetto all’anno precedente, i margini di miglioramento maggiori sono ancora da concentrarsi quando lo scambio parte dalla sua racchetta. Nei casi in cui invece Jannik deve rispondere, la situazione si fa ancora più rosea.
Già nel 2021 il n.15 del mondo aveva chiuso alla decima posizione nella graduatoria del rendimento in risposta, e quest’anno ha fatto anche meglio attestandosi invece all’ottavo posto. Un dato che racconta ampiamente quanto Sinner sia pericoloso nei game in cui può sfruttare la propria capacità di muoversi lungo tutto il campo e indirizzare lo scambio in un determinato modo, confermato anche da percentuali tutt’altro che di poco conto. Il classe 2001 vince più punti in risposta, 32% contro la prima e addirittura 53% contro la seconda, dunque più della metà; numeri che gli hanno permesso di vincere l’1% in più nel totale dei punti in risposta rispetto allo scorso anno. Rimane un piccolo cruccio sulle palle break convertite, che sono diminuite, ma in questo caso è più giusto considerare i turni di servizio strappati, aumentati dal 26% al 27%, con gli stessi punti vinti in risposta.
Dunque in entrambi i fondamentali principali la crescita di Sinner è sotto gli occhi di tutti, e ben corroborata dai dati ATP, che ne attestano la continuità e la prontezza per certi palcoscenici. Ma soprattutto, come mostra la serie di statistiche che andremo ora a vedere per ultime, la freddezza e la capacità di gestione dei momenti che contano.
Quando il gioco si fa duro… – La vera crescita, il vero solco tracciato dal giovane azzurro, è la capacità di emergere nei momenti di pressione, quando la pallina scotta: nei tie-break e nei set decisivi, e quando deve convertire o annullare palle break. In questo particolare dato, come visto in precedenza, ha di gran lunga aumentato i giri del motore, dato che perde meno volte i propri turni di battuta, strappandone, parallelamente, in numero maggiore agli avversari di quanto facesse prima. E questa sicurezza nel corso dei set ha il proprio culmine nei tie-break, quando a fare la differenza sono davvero pochi punti, e conta di più tenere costante, se non alzare, il livello della propria performance. In questo, il 2022 di Sinner è stato una sorpresa e una gran soddisfazione in termini numerici: Jannik ha portato a casa una resa del 71,4 %, strapazzando il pur buon 60% del 2021, quasi andando a fare concorrenza a Matteo Berrettini, uno dei migliori in questa specialità.
E il saper gestire così bene i momenti delicati, quando tutto si decide su uno o due punti, si traduce anche in tante prestazioni solide, ma soprattutto costanti, quando Jannik si è trovato al terzo set, o al quinto negli Slam. In questi casi, pur avendo perso le due partite probabilmente più importanti della carriera finora al set decisivo nei Major (contro Djokovic e Alcaraz, i due grandi quarti di finale ricordati sopra) la resa dell’ex n.9 al mondo resta comunque più che positiva, attestandosi al 68,4%, un aumento netto contro il pur buono 58,8% dell’anno precedente. Queste percentuali e queste prestigiose statistiche non solo pongono l’azzurro al secondo posto della classifica ATP delle “situazioni sotto pressione”, ma ne confermano la crescita prima di tutto mentale, di gestione delle partite importanti, prima che fisica e tecnica.
La lettura di questi dati fornisce un quadro chiaro di quello che è stato il 2022 di Sinner: un anno sfortunato, con tanti problemi e una costanza spesso difficile da trovare, che nonostante ciò non ha però negato al nostro giovane talento di essere ai vertici di varie, importanti voci statistiche, e di chiudere comunque l’anno tra i primi 15 del mondo. Ma, soprattutto, partendo da questo si possono costruire delle aspettative per quello che sarà il suo 2023, un anno che diventa decisivo man mano che ci si avvicina. Jannik deve ancora lavorare sul servizio e sul rovescio, ma sa gestirsi e sa tenere il campo anche quando conta di più, non trema alla vista dei grandi avversari né dei grandi palcoscenici. Tante volte si è fermato a un passo dal traguardo, ma sempre con la consapevolezza di avere tutte le carte in regola per tagliarlo, quel traguardo. E allora, possiamo dirlo con orgoglio e anche una certa sicurezza: il 2022 è stato un ottimo anno per Jannik Sinner, ma il 2023 potrà (o meglio, dovrà) essere quello del definitivo, e duraturo, approdo nell’elite del tennis. Il dado è tratto, verrebbe da dire, tutto è apparecchiato per il meglio, in alcuni periodi dell’anno avrà anche meno punti da difendere, e potrà dunque ulteriormente scalare la classifica… non resta che rendere le grandi (e giustificate) speranze una solida realtà.