È trascorso un anno dalla sconfitta che ha verosimilmente contribuito alla deludente stagione passata, quella contro Rafa Nadal nella finale quasi vinta dell’Australian Open 2022, e Daniil Medvedev pare ancora incapace di tornare al suo miglior tennis, quello che lo aveva portato – primo e finora unico della sua generazione – al titolo Slam allo US Open e al numero 1 del mondo. Ciò non va minimamente a sminuire la prestazione del suo giustiziere in tre set Sebastian Korda, con il quale aveva condiviso un nostro articolo sulle aspettative tradite.
Era invece il 15 luglio 2019 quando Daniil faceva il suo ingresso in top 10, quell’élite del tennis da cui lunedì 30 gennaio uscirà per la prima volta da tre anni e mezzo a questa parte. La conseguenza inevitabile di un calo di livello, di prestazioni, di colpi, a prima vista. E anche a seconda vista, ma non per lo stesso Medvedev che la vede in modo completamente diverso e fornisce una spiegazione differente.
La parola, dunque, a Daniil, che comincia spiegando cosa ha fatto la differenza contro Sebi: “Lui ha giocato al suo livello buono, forse qualcosa di più. Io non del tutto male, ma appena un po’ sotto di quanto necessario per vincere. È dura perché probabilmente ha qualcosa a che fare con la fiducia, essere ‘in the zone’, e io non c’ero. Non ho vinto tanti punti decisivi con quei bellissimi scambi, lui ne ha vinti di più, toccava le righe un po’ di più. Un gran match in cui lui è stato migliore di me. Ne ho vinti molti di questo genere, ma ora trovo difficoltà a riuscirci contro avversari che giocano a un buon livello. È quello che devo ritrovare”.
D. La parte più difficile del gioco di Korda?
“Il fatto che colpisce molto forte la palla, probabilmente uno dei più grandi colpitori, e la prende anche in anticipo. Ce ne sono altri così, ma sbagliano di più. Lui non ha sbagliato così tanto. In effetti, quando sbagliava, ho colto le occasioni, non mi pare di averne fallite molte. Non è che avrei dovuto fare meglio o servire meglio in un determinato punto, bensì alzare la media di tutto il match, ma non ce l’ho fatta. È aggressivo, anticipa, un po’ come Djokovic, ma non tutti ne sono capaci.”
D. Difficoltà a vincere questo tipo di incontri, si torna all’AO dell’anno scorso. Uscirai dalla top 10, non sei in grande forma. Cosa ti succede in questi match?
“A dire il vero, più che altro sono i risultati. L’anno scorso, contro Nick, Felix e Stefanos, tutti match duri [e vinti], non lo puoi spiegare in realtà. I miei colpi c’erano, facevo le cose giuste. Anche contro Rafa, ma lui è Rafa ed è per quello che è riuscito a battermi. È qualcosa che riguarda le sensazioni. Il tennis è così tosto perché in top 30 tutti possono battere tutti. I top 10 sono più continui, certo, ed ecco perché ora scenderò un po’ in classifica (ride). Perfino Novak può perdere qualche volta. Meno degli altri.”
D. Non hai la sensazione che il tuo livello sia sceso drasticamente?
“No, questo è il punto. I miei colpi non sono cambiati granché. Ero un contrattaccante, non è che spaccassi la palla, e lo sono ancora. Avrei solo dovuto tirare meglio qualche passante oggi. I passanti sono colpi difficili perché non li puoi allenare tutti i giorni così che ti riescano di sicuro. Se sono centrato, l’altro viene a rete e lo passo, come ha fatto lui un paio di volte con i pallonetti e roba del genere vicino alle righe. Lui era davvero centrato, io un po’ meno.”
D. Nel terzo, quando ti sei ripreso il break, hai pensato di poter entrare nel match e che magari lui potesse iniziare un po’ a sbagliare oppure che fosse una buca troppo profonda da cui uscire?
“No, mi stavo caricando al massimo per cercare di rientrare, credevo davvero di poter vincere. Sarebbe pure stupido non credere in te stesso. Due volte, diciamo così, ho risposto per il set. Volevo farlo giocare, stargli addosso, ma è riuscito a restare solido e ha vinto.”
D. Hai chiamato il fisio nel primo set, qualcosa ha condizionato il match? E sei sorpreso dei molti infortuni già a inizio stagione?
“No, gli infortuni possono accadere in qualsiasi momento. Carlos si è fatto male alla fine della scorsa stagione, il ginocchio dava fastidio a Kyrgios da un po’. Io, non so perché, sentivo qualche dolore al polso o all’avambraccio, un po’ mi ha dato fastidio al servizio. Non facile perché non sappiamo la causa. Ci abbiamo lavorato parecchio prima del match, ma non se n’è andato. Non una cosa seria, altrimenti non sarei stato in grado di giocare. Però peccato, perché qualcosa ho perso sul servizio.”