Di Cristopher Clarey, NY Times, pubblicato il 13 gennaio 2023
Elina Svitolina, la tennista ucraina più vincente della storia, non ha giocato un solo punto in dieci mesi. Oggi è una mamma – sua figlia Skaï è nata in ottobre – e, come molti connazionali famosi, è in prima linea per sostenere il proprio paese tramite raccolte fondi e per accrescere l’attenzione internazionale verso il proprio paese dilaniato dalla guerra. Dalla Svizzera, dove la tennista si trova con il marito Gaël Monfils, Elina si sta rendendo conto che l’interesse generale per il conflitto sta diminuendo: “In un paio di occasioni ci sono state persone che, qui in Europa, mi hanno chiesto se le ostilità stanno ancora proseguendo,” ha detto la Svitolina in un’intervista “ed è stata una cosa molto triste da sentire. Ho cari amici e parte della famiglia in Ucraina e so bene ciò che stanno passando.”
Quando inizia a perdere energie e speranza pensa a Tamara, la sua nonna ottantacinquenne ancora bloccata a Odessa, porto strategico sul Mar Nero al centro del conflitto, dove la tennista è nata ed ha vissuto i primi anni. “L’inverno è molto duro per i miei connazionali” racconta, “ovviamente il clima è rigido e non di rado restano al buio e senza acqua corrente. Mia nonna vive al tredicesimo piano di un edificio senza poter utilizzare l’ascensore, col rischio di rimanere bloccata, oppure priva del tutto di corrente elettrica, cosa che accade a molti altri miei conoscenti in situazioni analoghe in tutto il paese. Senza corrente, senza acqua, semplicemente fermi nelle loro case. Spesso dopo un giorno i cellulari sono completamente scarichi ed è impossibile stabilire una qualunque connessione”.
Grazie al suo peso mediatico e con la mente sempre rivolta al pensiero delle sorti della nonna e degli altri compatrioti, Elina sfrutta tutta l’influenza di cui può disporre per tenere acceso il suo paese. In qualità di ambasciatrice di United24, piattaforma ucraina di raccolta fondi, la tennista lo scorso dicembre ha organizzato un gala nel Principato di Monaco grazie al quale ha raccolto 170.000 euro, di cui 57.000 sono stati destinati all’acquisto di generatori per gli ospedali. “Senza elettricità negli ospedali non è possibile utilizzare alcuni dispositivi essenziali” ha detto, “e il nostro obiettivo da raggiungere è la raccolta di dieci milioni di euro.” Attualmente hanno messo insieme 2,9 milioni, “ma abbiamo bisogno di più aiuti.”
Svitolina, numero 3 del ranking nel 2017, è stata finalista a Wimbledon e all’US Open nel 2019, nonché tra le migliori atlete del circuito per corsa e gioco difensivo. L’ultimo incontro è datato marzo 2022, quando ha perso al primo turno al Miami Open: incinta e scossa emotivamente dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Elina ha realizzato di dover rinunciare a gareggiare per un po’. Svuotata e in lacrime per giorni, Svitolina si è poi rivolta a uno psicologo e ha trovato supporto nella famiglia e nel marito, ma ha anche beneficiato di un po’ di tempo da sola per fare ordine nella sua testa.
“Per sette mesi non ho toccato la racchetta” racconta, “Volevo staccare dal tennis, mi sono sentita sopraffatta da quanto era accaduto nel mio paese alla fine di febbraio e da tutta l’ansia e la pressione che ne conseguiva. È probabile che a livello mentale i tornei a cui partecipavo fossero troppo gravosi per me, così chiudere per qualche tempo era la cosa giusta. Adesso l’obiettivo è quello di tornare, tuttavia non rimpiangerò questo periodo lontano dai campi.”
Svitolina aveva sposato nel 2021 Monfils, brillante, acrobatico quanto discontinuo talento spesso frequentatore della top 10 del circuito maschile e adesso la coppia è tra le più celebri del tennis. Ma il francese ha saltato gran parte della scorsa stagione a causa di infortuni al piede e al tallone. Entrambi mirano a rientrare durante il 2023, in particolare Monfils il quale, ormai trentaseienne, dopo aver spesso dichiarato di voler giocare fino ai quarant’anni, essendo oggi un padre potrebbe decidere di anticipare la fine della propria carriera. Al momento intende giocare almeno fino alle Olimpiadi estive di Parigi 2024, manifestazione che in chiave tennistica si terrà al Roland Garros. E senza dubbio sua moglie Elina non potrebbe desiderare nulla di meglio che vincere la medaglia d’oro a cinque cerchi per l’Ucraina.
Ma Svitolina, da poco tornata ad allenarsi, non vuole affrettare i tempi del rientro, benché i problemi alla schiena avuti in passato sembrino risolti. “Proverò a farmi trovare pronta per l’estate, ma senza fretta.” Dice l’ucraina “so di dover essere davvero competitiva, in quanto oggi il circuito è molto fisico. Tutti i muscoli devono essere pronti e questo è complicato dopo un’assenza di oltre sette mesi e la gravidanza. Sicuramente se intendo tornare al vertice mi servirà tutta la forza che ho da esprimere.” Certamente la tennista, avendo compiuto 28 anni, ha ancora molto tempo davanti a sé per stare sul campo, considerando che sempre più colleghi giocano ben oltre i trent’anni e molte mamme sono tornate competitive dopo la nascita del figlio, come ad esempio Kim Clijsters, Victoria Azarenka, Serena Williams e Tatjana Maria: quest’ultima in particolare ha raggiunto la semifinale a Wimbledon l’anno scorso dopo la seconda lunga pausa per maternità. “Sono certa che abbiano lavorato duramente per tornare al livello precedente, addirittura alcune di loro hanno fatto anche meglio.” Commenta Svitolina, “Tanto che questo mi motiva e mi dà la speranza di poter fare altrettanto.”
L’unico contatto che Svitolina ha avuto con il tennis durante la pausa è stato a luglio, quando ha partecipato come arbitro di sedia a un’esibizione organizzata per raccogliere fondi da destinare ai bambini ucraini; l’evento era stato voluto da Iga Swiatek, la numero uno polacca. Svitolina ha apprezzato l’impegno pubblico della Swiatek, ma resta molto dispiaciuta in merito alla decisione degli organi direttivi del circuito professionistico di permettere ai tennisti russi e bielorussi di partecipare ai tornei, nonostante lo facciano come neutrali senza bandiera. Infatti se l’All England Club ha ostracizzato russi e bielorussi a causa della guerra, questa scelta è stata una mosca bianca e Wimbledon è stato comunque privato dell’assegnazione di punti per il ranking maschile e femminile, e inoltre sono state comminate sanzioni da parte di ATP e WTA nei confronti dello Slam londinese e dell’Associazione Tennistica Britannica. “Sono rimasta basita nell’apprendere tutto questo,” dice Svitolina, “soprattutto alla luce del fatto che il Regno Unito avesse costantemente supportato gli ucraini e ospitato i rifugiati. Penso che le associazioni dei tennisti avrebbero dovuto rispettare la decisione di Wimbledon, anziché punire il torneo ed è difficile immaginare cose potrà indurre l’ATP e la WTA a cambiare la propria posizione, anche se non la condivido e non la capisco.”
Attraverso la sua fondazione personale, Svitolina ha raccontato di aver attivamente aiutato oltre cento giovani tennisti ucraini e le loro famiglie a trovare nuove strutture per allenarsi, anche se alcuni sono dovuti rientrare nel paese sotto attacco. Non ha grandi illusioni sulle difficoltà che incontreranno ed è ben consapevole della distruzione che il conflitto continuerà a portare. Elina ha vissuto l’adolescenza a Kharkiv, di recente tornata sotto il controllo ucraino, ma che rimane una delle città più colpite nell’arco delle ostilità. Lo stadio in cui lei e le sue compagne hanno disputato alcuni incontri di Fed Cup è stato distrutto dai bombardamenti.
“I nostri atleti e il movimento sportivo stesso sono stati scaraventati indietro di almeno quattro o cinque anni, a causa dei danni occorsi agli stadi e alle strutture in Ucraina.” Ha detto Svitolina, “Quando la guerra sarà finita, ho l’intenzione di aiutare la costruzione di un centro di allenamento che i giovani tennisti potranno usare. E non sono solamente gli impianti ad aver subito danni, ma anche i ragazzi stessi hanno risentito mentalmente degli eventi drammatici. Alcuni hanno perso i genitori nel conflitto, oppure la casa. Continuano a dover assistere a tutte le esplosioni e le sparatorie. Un’intera generazione deve affrontare una tragica lotta anche a livello psicologico.”
È stato un anno da dimenticare ma anche da ricordare per la tennista: “il periodo più orribile in patria è coinciso con quello più felice per me e mio marito, con la bambina nata a ottobre.” E aggiunge Svitolina: “È stato un misto di tante cose, ma oggi siamo qui, e per me è importante fare tutto il possibile ogni singolo giorno. Per ora l’obiettivo è che gli ucraini abbiano almeno una flebile luce nelle loro vite.”
Traduzione di Lorenzo Andorlini