Quello di mercoledì al Rio Open è stato l’ultimo match in carriera di Thomaz Bellucci. Un’anonima sconfitta per 6-3 6-2 contro l’argentino Sebastián Báez che ha chiuso una carriera quasi ventennale e tutt’altro che anonima. Classe 1987, il nativo di Tietê – comune del Brasile nello Stato di San Paolo – è diventato professionista nel 2004. Una carriera nata all’ombra di “Guga” Kuerten, l’ex n.1 brasiliano suo modello sin dall’infanzia. “Quando ‘Guga’ ha vinto il Roland Garros nel 1997, ero solo un ragazzo. Avevo nove anni”, ha detto Bellucci intervistato dal sito ATPTour.com . “Quando l’ho visto in televisione, ho detto: ‘Se può farcela, come brasiliano, penso che un giorno potrò esserci anche io nei grandi tornei’. Guga mi ha fatto pensare che arrivarci, anche se sembrava molto difficile, era più una possibilità. Ha contribuito a convincere molti di noi brasiliani che si può sognare nonostante tutte le difficoltà”.
Thomaz Bellucci e il grave infortunio quando era ancora un teenager
Una carriera che poteva interrompersi sul nascere quella di Thomaz, quando a 16-17 anni era vicino al ritiro anticipato dal gioco professionistico. Tutto per via di un infortunio al ginocchio sinistro che lo ha tenuto fermo per quasi un anno. All’epoca, gli ci vollero sei mesi per riprendersi dall’operazione, a cui seguì un lungo periodo fatto di dubbi e incertezze. Iniziò a leggere libri di economia e pensò di dedicarsi allo studio. “Avevo molti dubbi”, ha ricordato Bellucci. “Non sapevo se la cosa migliore fosse continuare nel tennis. Volevo divertirmi facendo altre cose”.
Fortunatamente l’amore per il tennis – imparato all’età di tre anni, giocando con i suoi genitori a Tiete – lo ha spronato a continuare. “Non volevo avere rimpianti in futuro. Ho voluto ritentare ancora una volta”, ha ricordato Bellucci. “Pensavo: ‘Recupero, torno indietro e riprovo, ma se nei prossimi due anni non avrò giocato bene mi ritiro. E‘ quello che ho fatto, e a 19 anni ero già tra i Top 200. Ho fatto una buona scelta. Quel momento mi ha insegnato la perseveranza e ad essere sempre forte”.
Bellucci all’apice della carriera: 21 del mondo e quattro titoli ATP
Una buona scelta sì: nel 2010, come numero 21 del mondo, è diventato il secondo brasiliano con il ranking più alto di sempre, solo dietro al suo eroe Kuerten. Bellucci ha raggiunto otto finali ATP , vincendone quattro, tutte sulla terra battuta: Gstaad (2009, 2012), Santiago (2010) e Ginevra (2015). Ha anche accumulato 200 vittorie a livello di tour, due delle quali sono arrivate contro giocatori tra i primi 5 del ranking: il numero 4 del mondo Andy Murray a Madrid nel 2011 e il numero 5 Kei Nishikori a Rio nel 2017.
“Il miglior periodo della mia carriera è stato tra il 2010 e il 2011. Ho giocato meglio nei grandi tornei“, ha detto Bellucci. Il suo miglior risultato negli Slam è stato un ottavo di finale al Roland Garros nel 2010. Il mancino è stato anche semifinalista all’ATP Masters 1000 di Madrid nel 2011. “A quel tempo pensavo meno, avevo meno preoccupazioni, stavo giocando liberamente e non avevo molta pressione. Dopo ho iniziato a pensare un po’ di più, a dubitare di me stesso“.
Bellucci e il suo momento buio: “Non è facile trovare l’equilibrio nel tennis”
Il brasiliano ha infatti attraversato momenti bui nella sua carriera, per questo motivo si è fatto accompagnare da psicologi che “mi hanno aiutato a migliorare il mio processo decisionale dentro e fuori dal campo”, ha detto Bellucci. “Non è stato facile trovare l’equilibrio tra personale e professionale in uno sport come il tennis. Ecco perché vedi tanti giocatori con problemi di depressione, non stanno bene anche se hanno soldi e risultati. Per me, la cosa principale era prendermi cura di me stesso, essere mentalmente sano ed essere felice”.
Non sempre ci è riuscito, però. “Spesso mi sentivo depresso. Succede a molti giocatori perché c’è molta pressione e aspettativa”. Tuttavia è riuscito a superare la depressione con una semplice ma non scontata ricetta a base di fiducia in se stesso e felicità: “Con il tempo ti rendi conto che la cosa più importante non è ciò che la gente pensa di te. Ci sono persone che non ti apprezzano. Ma la cosa più importante non è l’approvazione degli altri, è essere felici in campo”.
Bellucci, un futuro ancora nel tennis?
La fine di questo percorso è arrivata mercoledì, davanti ai suoi tifosi di casa, nel primo turno di uno dei suoi tornei preferiti. «È il momento giusto», ha detto Bellucci, non senza una punta di nostalgia nella voce, ma anche con la serenità di chi sta chiudendo un capitolo della propria vita avendo dato il massimo. “Mi sento felice e anche un po’ triste. Il tennis è stato nella mia vita per molti anni, non è facile smettere di giocare. Ma mi sono divertito così tanto, e il mio corpo ora sente gli anni e i sacrifici che ho fatto. È tempo di fare qualcos’altro, sperimentare cose nuove”.
Bellucci non nasconde di voler restare nel mondo del tennis in futuro, magari da allenatore. “Voglio provare a trasmettere la mia esperienza, sviluppare giocatori, avere un posto qui in Brasile per insegnare. Penso di avere molte cose da mostrare ai ragazzi“, ha detto Bellucci. “È un bel momento di transizione, di cambiamento nella mia vita”.