Nel tennis, come nella vita, ci sono novità che sorprendono e altre alle quali la reazione non può che essere un sarcastico “sai che novità”. Tra queste ultime, si possono senza dubbio annoverare i cambi di allenatore nel Tour WTA. Tuttavia, non tutte le collaborazioni sono uguali, come non lo sono i momenti per scrivere la parola fine. Emma Raducanu che rompe con un coach è come un match di Andy Murray che va in lotta – te lo aspetti di più rispetto a un incontro di Iga Swiatek. Così, la off-season è certo il momento più adatto, sia perché è il momento più naturale per fare un bilancio, sia perché l’inizio della conoscenza reciproca con il nuovo arrivato non va a sovrapporsi agli impegni agonistici.
Con un po’ di sorpresa è stata quindi accolta la rottura di metà febbraio tra Daria Kasatkina e Carlos Martinez (sostituito da Flavio Cipolla), peraltro non annunciata con il consueto post sui profili social della giocatrice, bensì dalla fidanzata di Dasha – la pattinatrice artistica su ghiaccio Natalja Zabijako – nel suo vlog.
La collaborazione con Martinez era cominciata durante il torneo di Eastbourne nel 2019 quando Kasatkina, terminata al 10° posto ranking la stagione precedente, faticava a vincere match. Quest’anno, a parte la finale ad Adelaide 2, due sconfitte all’esordio e altrettante al secondo incontro. Un inizio non brillante ma, sotto la guida di Carlos, Daria ha raggiunto lo scorso ottobre il suo best ranking (quel n. 8 che tuttora occupa) e messo in bacheca quattro dei suoi sei titoli. Quindi, cosa è andato storto?
Adam Addicott di Ubitennis.net lo ha domandato in esclusiva al diretto interessato. “Ci sono diverse ragioni” ha detto Martinez. “Non c’entra il tennis, bensì altre priorità che ho e principi che voglio seguire. Abbiamo punti di vista diversi sulle cose ed è meglio così”. Quest’uomo sa come solleticare l’altrui curiosità, questo gli va riconosciuto. Via con le domande.
La decisione di Daria è stata inaspettata?
“Me l’aspettavo, non è stata una grossa sorpresa. Ero triste perché mi piaceva lavorare con Dasha. È una ragazza fantastica e una grande tennista. La nostra intesa in campo era ottima, ma alla fine c’entravano cose che faceva fuori dal campo. Secondo me, non le migliori per la sua carriera. Ecco perché ha deciso di finirla, perché la nostra ultima conversazione aveva preso la stessa piega. Penso che fosse un po’ stanca e in disaccordo con il mio punto di vista su come deve fare le cose fuori dal campo.”
Hai detto che la decisione di smettere di collaborare non era per il tennis ma per i principi. Cosa intendi?
“In quanto allenatore, voglio fare le cose in un certo modo. Penso che se vuoi essere una top player devi fare meglio anno dopo anno, devi essere precisa in quello che fai. Specialmente fuori dal campo. Avevamo punti di vista differenti su quello che un tennista professionista deve fare.”
Quali erano questi punti di vista?
“Non dico che quello che faceva fosse sbagliato, perché è un’ottima professionista. Ma credo che certi giorni lei debba fare attenzione se vuole arrivare in alto. C’è tanta pressione, cose specifiche su cui lavorare e penso che debba gestire un po’ meglio il suo tempo fuori dal campo. A me piace concentrarmi solo sul tennis e cercare di fare del mio meglio. Investire più tempo per migliorare ogni giorno, in questo la penso un po’ diversamente. Rispetto Dasha perché alla fine è la sua carriera e decide lei. È adulta, non è un problema per me.”
A volte Daria non è continua nei risultati. Pensi che ciò sia dovuto a motivi tecnici o mentali?
“Dasha è un’ottima giocatrice. Non il tipo che vince il punto in un paio di colpi. Deve lavorare e questo è il motivo per cui riguarda più l’aspetto mentale. Deve essere più tecnica di altre, ma ha le capacità per farlo. Ha tantissimo talento. La parte tecnica è importante, certo, ma si tratta più di come gestisce le emozioni.”
Avere lavorato insieme per quattro anni. Qual è stato il tuo più importante risultato con lei?
“Sono stati quattro anni intensi. Mi sono divertito con Daria, è un’ottima tennista ed è facile lavorarci perché sa fare tutto. Il risultato migliore è stato renderla una giocatrice continua e portarla ad affrontare ogni tipo di gioco. Sa giocare contro grandi colpitrici, tenniste regolari, eccetera. Aveva le armi per batterle tutte. Ha vinto tornei importanti come i WTA 500, fatto semifinali in grandi eventi come il Roland Garros. L’anno scorso, dopo tre anni di duro lavoro insieme, ha raggiunto quello che meritava. Insomma, il risultato migliore è stato rendere Dasha più continua e farle capire il gioco molto meglio. Arrivare alle WTA Finals lo scorso anno è stato un buon segnale che stava facendo bene.”
Vi siete appena separati, ma hai già pensato a cosa fare? Ti interesserebbe ancora lavorare con qualche pro ATP o WTA oppure preferisci dedicarti alla tua accademia?
“Non so cosa farò. Effettivamente ho ricevuto offerte di lavoro da alcune tenniste, che per me va bene, mi piace lavorare nel circuito femminile. Per il momento, però, voglio restare all’accademia lavorando con coloro che si fidano di come lavoro e godermi del tempo con la mia famiglia. Ma non si può mai dire, ci sono tante opportunità. Se viene fuori qualcosa di interessante, me la studio. Starò a vedere, non cambierò nulla del modo in cui insegno il tennis.”
Ci sono giocatrici con cui ti piacerebbe lavorare se ne avessi l’occasione?
“Ne ho alcune in mente. Certo, è meglio e più facile se hai la sensazione che quella giocatrice seguirà il tuo metodo. Sento di avere un sacco di passione e capacità di aiutare i giocatori che vogliono continuare a migliorare e lavorare sodo. Il tennis è la mia passione e nulla la fermerà. Perfino in questa situazione con Dasha, molto triste, sono pronto ad aiutare chiunque voglia realizzare qualcosa di buono.”