[2] C. Norrie b. B. Zapata Miralles 6-2 3-6 7-6(3)
Cameron Norrie centra la quattordicesima finale della carriera al Rio Open, la terza in un ‘500’ dopo quelle perse nel 2021 contro Berrettini sull’erba del Queen’s e lo scorso anno ad Acapulco per mano di Rafa Nadal, battendo al tie-break del terzo set dopo 2h32′ l’iberico Bernabé Zapata Miralles che ha chiuso mestamente l’incontro con un doppio fallo sul match point per l’avversario.
Il britannico, precedentemente allo scontro odierno, aveva affrontato per la sesta volta in sette partite, nei tornei disputati all’interno dello swing sudamericano del 2023 sulla terra battuta, un terraiolo provenite dall’America Latina. Il suo ultimo avversario di tale categoria era stato il boliviano, reduce dalla semifinale raggiunta a Buenos Aires, Hugo Dellien: sconfitto in rimonta dopo aver perso il primo set per 6-4, cedendo complessivamente cinque giochi nei due restanti parziali. Prima della semifinale, il 27enne cresciuto in Nuova Zelanda aveva perso un proprio turno di battuta solamente sei volte in tre partite.
Molto interessante è stata la scelta strategica di programmazione del mancino nativo di Johannesburg, che ha rinunciato ad iscriversi agli eventi sul cemento nordamericano o sul veloce mediorientale dell’ultimo mese, nel quale avrebbe potuto facilmente incamerare un considerevole bottino di punti per rimpinguare la propria classifica, per uscire dalla sua comfort zone e prendere parte alla tappa invernale del circuito sul rosso latino. Basti pensare che non partecipava agli appuntamenti sulla terra del Sud America del mese di febbraio, post Australian Open, dal 2019.
Una decisione che però è stata frutto anche della casualità, o meglio dire del fato, visto e considerato che si è ritrovato già dalle parti del Rio della Plata – in realtà ben più distante – essendo stato impegnato nella trasferta colombiana di Coppa Davis per il turno di qualificazione valevole per le Finals del prossimo novembre. Ciò, tuttavia, non toglie che questa scelta riveli una grande dedizione a migliorarsi come giocatore anche quando ormai non si è più giovanissimi e a discapito – almeno apparentemente – di risultati immediati per un bene superiore. Come ad esempio fece anche il nostro Lorenzo Musetti, ad inizio 2022 ma a parti invertite, che poi come abbiamo potuto appurare è stato in grado di raccoglierne tutti i dividenti.
Una superficie, quella rossa, su cui il semifinalista in carica di Wimbledon si è quasi sempre rivelato poco avvezzo, fin dai primissimi anni di carriera. Tra il 2014 e il 2017 ha disputato quattro stagioni complete senza competere mai, in nessun match, sulla terra battuta. Non parliamo poi del Sud America, dove aveva raccolto solo delusioni.
Ma proprio la settimana scorsa nella capitale argentina, sembra che qualcosa sia cambiato radicalmente. Forse anche per via di un approccio mentale differente derivante da una scelta ponderata e non forzata, ma soprattutto perché volta ad un definitiva crescita del proprio potenziale – di un tennista che è comunque già stato 8 del mondo -. E l’acuto bonarense non è stato un picco privo di continuità, dato che Cameron ha dimostrato che non sia stato per nulla un caso accedendo agli ultimi quattro del torneo anche nell’ATP 500 di Rio De Janeiro, ufficialmente denominato Rio Open.
Inoltre Norrie arrivava a questa semifinale brasiliana, forte di un ruolino di marcia quasi del tutto immacolato negli appuntamenti ATP di questa prima parte di anno tennistico: finale ad Auckland persa da Gasquet, e l’ultimo atto conquistato all’Argentina Open dove si è dovuto inchinare unicamente al prepotente rientro in Tour di Carlos Alcaraz.
Dall’altra parte della rete a contendergli un posto per la finalissima, vi era lo spagnolo Bernabé Zapata Miralles. Un’eventuale vittoria del mancino di origini sudafricane avrebbe garantito al tennista di Sua Maestà la nona partita vinta contro giocatori al di fuori della Top 50 in questa gita sudamericana.
Anche il suo rivale in semifinale, però, si è ben disimpegnato in questo Golden Swing; pur tuttavia con un percorso quasi agli antipodi. Nel senso che la tyche – la personificazione della fortuna nella cultura greca – lo ha sostenuto visibilmente ponendolo nei sorteggi sempre al cospetto di avversari menomati o afflitti da una crisi negativa senza soluzioni: da Diego Schwartzman a Francisco Cerundolo.
Ed è con questo piccolo aiuto che è riuscito a spingersi fino alla semifinale, come il n. 13 ATP, anche a Buenos Aires la settima scorsa. Pure lui fatto fuori da Carlitos, ma un turno antecedente rispetto a Cameron.
Il n. 63 delle classifiche, ciononostante, si è pienamente meritato questa piccola dose di fortuna mettendo in campo prestazioni di carattere, tenacia e perseveranza come si confà ai veri gladiatori del rosso. Una gira sudamericana, quindi, ricchissima di soddisfazioni per il 26enne valenciano e che riscatta anche i tre KO subiti ad inizio anno sul cemento in altrettanti incontri stagionali tra Pune, Adelaide e Melbourne, dunque sempre sconfitto all’esordio. Sul rosso latino ha vinto 7 match e lasciati per strada due: oltre a quello con Alcaraz, è stato sconfitto al secondo turno del ‘250’ di Cordoba per mano del cileno Tomas Barrios Vera.
Il primo set della sfida se l’è aggiudicato il britannico per 6-2 in 40 minuti, ha poi prontamente risposto il giocatore di casa con un 6-3 durato anche meno rispetto alla frazione d’apertura: 38 minuti. Infine affermazione in volata al tie-break decisivo, per Cameron dopo non aver sfruttato un break di vantaggio nel set regolare con lo score finale di 7 punti a 3 al termine di oltre due ore e trenta di match.
Nonostante dunque la maggiore attitudine alla superfice e la naturale propensione per questo tipo di condizioni di gioco, alla fine a prevalere è stata la superiore esperienza a certi livelli del n. 1 di Gran Bretagna ma anche la propria fiducia nei suoi mezzi terraioli scoperta negli ultimi quattordici giorni. Seconda finale consecutiva per Cam, che molto probabilmente ritroverà dall’altro lato del campo di nuovo lo spauracchio Alcaraz. Sfuma invece la seconda vittoria della carriera contro un Top 20 su dieci tentativi complessivi per l’ottavofinalista a Bois De Boulogne: l’unica affermazione rimane quella inflitta in quattro set ai danni di Taylor Fritz – allora n. 13 ATP – al Roland Garros 2022.