TENNIS FOCUS – Ana Ivanovic, con il Premier di Tokyo, quest’anno ha vinto 4 tornei, ma negli Slam non ha raccolto grandi risultati. Quant’è lontana la campionessa Slam del 2008?
Cos’è che rende ‘buona’ la stagione di un tennista? I tornei vinti, il ranking raggiunto, o i risultati nei tornei che contano? Dipende anche di chi stiamo parlando: se si tratta di Serena Williams, aver vinto soltanto uno Slam può anche non bastare.
C’è Ana Ivanovic che ha appena vinto il torneo Wta Premier di Tokyo in finale contro Caroline Wozniacki per 6-2 7-6. Per la serba classe 1987 è complessivamente il 15° titolo in carriera, il quarto stagionale (quasi 1/3 del totale); inoltre è la 52a vittoria dell’anno, record per lei dal 2007 (51 allora). Ana ha consolidato la decima posizione del ranking WTA; è rientrata nell’élite del tennis femminile appena poche settimane fa, a Cincinnati; mentre invece detiene il 6° posto della race, allungando la falcata per raggiungere Singapore.
Basta questo a definire ‘buona’ la sua stagione tennistica? In molti risponderebbero di sì.
Se andiamo però a guardare i risultati ottenuti da Ana Ivanovic nei tornei dello Slam il giudizio risulta più incerto. La serba non è mai arrivata più in là dei quarti, eppure ad ogni competizione si è presentata come una di quei nomi da tenere sicuramente in considerazione. Quarti di finale per l’appunto a Melbourne (vs Bouchard) e poi niente più: terzo turno al Roland Garros (vs Safarova), terzo turno a Wimbledon (vs Lisicki), secondo turno a Flushing Meadows (vs Pliskova). Volendo trovare attenuanti, in Australia aver perso da Eugenie ci stava; la ceca è di norma la sua bestia nera; la Lisicki tira fuori il meglio di sé sui prati londinesi; e la Pliskova è una giovane promessa che sembra sbocciare proprio ora. Certo è che in ogni torneo aveva ghiotte chance di portare a casa il trofeo e queste sconfitte hanno rappresentato un sonoro buco nell’acqua.
La stagione di Ana è sicuramente paradossale. Ha tutte le carte in regola per essere considerata una grande stagione. 2 sono i titoli Premier vinti (Birmingham, 700.000 sterline, e Tokyo, 1.000.000 dollari), 2 gli International (Auckland, 250.000 dollari, e Monterrey 500.000 dollari). Ma la debacle negli Slam rappresenta un contrappeso troppo grande. Soprattutto perché è una tendenza che continua da troppi anni. Ana Ivanovic è diventata una campionessa Slam nel 2008, dopo essere letteralmente esplosa come la più fulgida promessa serba degli ultimi anni, vincendo il Roland Garros ai danni di Dinara Safina. Nel bienno 2007-2008 sono 3 le finali giocate (RG ’07-’08 e AUS Open ’08) e 1 semifinale (Wimbledon ’07). Da lì in poi è iniziato quello che possiamo chiamare un vero e proprio tabù: mai più in là dei quarti di finale in un torneo dello Slam(solo nel 2012 e nel 2014). Nel 2008 la serba era riuscita a scalare il ranking fino alla posizione numero 1; da lì in poi ha concluso 5 stagioni nei pressi della top20 (come si può vedere in tabella).
Quindi questa sarà la prima stagione che la serba conclude in top10 (escludendo sorprese) da quel biennio magico, ed anche la stagione che segnerà (sempre in via teorica) il suo ritorno alle WTA Finals, dalle quali manca dall’eliminazione al Round Robin del 2008. Il che potrebbe rappresentare un possibile punto di svolta. L’Ivanovic del 2008 si è persa ed ancora fa fatica a ritrovarsi. La crisi non è sicuramente di gioco però. La serba ha mostrato di essere sicuramente una giocatrice diversa dalla campionessa del Roland Garros, sicuramente più completa, adatta a diversi tipi di gioco e di superficie. Ha notevolmente migliorato il gioco al volo, e adesso non di rado scende volentieri a rete per concludere i suoi scambi. E’ solo così che è riuscita anche a vincere il suo primo titolo sull’erba a Birmingham, dominando dall’inizio alla fine. Ed in più conserva la sua consueta aggressività in risposta, a partire dalla posizione in campo, che la contraddistingue da sempre all’interno del circuito.
Insomma, l’Ivanovic in quanto a livello di gioco, pare essere anche meglio di quella magica ragazza di 20 anni capace di vincere il Roland Garros. Ma allora cos’è che ha iniziato a frenarla da quella impresa parigina? Può essere forse che alla prima crisi di risultati, quel 2009 catastrofico in cui finì fuori dalle top20, Ana ha iniziato ad essere perseguitata dal suo stesso fantasma? Quanti giocatori abbiamo conosciuto che avendo fatto un exploit da giovani si sono poi bruciati senza aver avuto la possibilità di ripetersi? Chang? Del Potro? Ora la stessa Ivanovic?
Alla fine dello US Open Ana ha così motivato la sua sconfitta al secondo turno con Pliskova, parlando di un’eccessiva sua tendenza a programmare, analizzare invece di giocare:
“Mi getto un sacco di pressione addosso. Mi analizzo e penso troppo, quando invece dovrei soltanto pensare a giocare. Ci sto lavorando. Credo di avere un grande potenziale e questo è un aspetto sul quale lavorerò nel prossimo anno.”
Evidentemente la spensieratezza giovanile può essere stata la chiave di quel Roland Garros, e può essere tutt’ora la chiave per uscire fuori da un tunnel lungo 6 anni. Ma i segnali sono buoni sicuramente. A vederla giocare, naturalmente la immagineresti tra le prime 5 al mondo. E i tornei vinti giocando e dominando ne sono la prova.
Il potenziale per tornare a quei livelli non manca. Ma sarà vicina la luca in fondo al tunnel?