La saga dell’intreccio tra guerra e tennis si arricchisce sfortunatamente di un nuovo capitolo. Dopo la surreale cerimonia di premiazione del WTA 500 di Austin, vinto dall’ucraina Kostyuk sulla russa Gracheva, e le ultime notizie sulla sempre più probabile marcia indietro di Wimbledon dopo il ban nei confronti dei giocatori di nazionalità russa e bielorussa dello scorso anno, il nuovo episodio ha per protagonista la numero 28 del mondo Anastasia Potapova. La quale, peraltro, era una delle due tenniste in campo in occasione dell’episodio della “bandiera ucraina” lo scorso anno a Cincinnati.
Domenica scorsa, la classe 2001 nata nel sud della Russia ha fatto il suo ingresso sul campo centrale di Indian Wells dove avrebbe affrontato Jessica Pegula (vittoriosa in tre set) indossando la maglietta della squadra di calcio dello Spartak Mosca. Questo gesto, inizialmente passato sotto traccia, è stato in realtà stigmatizzato dalla WTA che ha ammonito formalmente la giocatrice e ha fatto sapere di aver considerato “non accettabile né appropriato” il comportamento in questione.
Inizialmente, come riportato da James Grey su iNews, era circolata anche la voce che fossero allo studio nuove policy in merito all’uso di abbigliamento e altri simboli riconducibili alla Russia. La WTA non ha però confermato e si è detta convinta che incidenti simili non si ripeteranno. Regolamenti che responsabilizzano giocatori e giocatrici rispetto a ciò che indossano, del resto, esistono già. Dal canto suo, Potapova ha negato che il suo gesto avesse carattere politico o provocatorio dichiarando di tifare fin da piccola lo Spartak e di non aver quindi pensato che indossare la maglia della sua squadra del cuore potesse creare problemi.
Tra coloro che non hanno visto di buon occhio la scelta stilistica della giocatrice russa c’è sicuramente Iga Swiatek che si è espressa in questo modo: “Penso che abbia capito che, anche se è una tifosa della squadra, non dovrebbe mostrare le sue opinioni in questo modo in questa fase. Ho parlato con la WTA e in un certo senso ho capito che non dovrebbero ricapitare situazioni simili, perché spiegheranno alle altre giocatrici che non si può promuovere nessuna squadra russa in questo periodo, il che mi ha un po’ rassicurato”.
Per quanto la questione possa essere circoscritta all’episodio in sé, è difficile pensare che ciò che è successo non abbia minimante toccato i dirigenti di Wimbledon, pronti a ufficializzare quella che il Daily Mail ha chiamato “inversione a U”. Negli uffici dell’All England Club si sta infatti preparando il protocollo da far sottoscrivere ai giocatori russi e bielorussi per avere garanzie sulla loro neutralità, e quanto fatto da Potapova – sebbene magari in modo sinceramente ingenuo – ha rivelato una possibile scappatoia che altri avrebbero potuto sfruttare e su cui quindi è probabile che i Championships interverranno. D’altro canto, questa non è certo l’unica questione spinosa: le due settimane dell’Australian Open ne hanno infatti evidenziate altre, come la possibile presenza di spettatori vogliosi di mettere in mostra il loro supporto all’invasione russa dell’Ucraina e di giocatori (o di membri del loro entourage) che si intrattengono con questi tifosi (è quanto successo a Djokovic e a suo padre a Melbourne, per intenderci).