[1/WC] M. Berrettini b. [Q] A. Vukic 7-5 7-6(5)
Giunto a Phoenix con l’intenzione di mettere match nelle gambe, Matteo Berrettini si è assicurato almeno un terzo incontro all’Arizona Tennis Classic battendo il qualificato australiano Aleksandar Vukic, n. 186 ATP, in una sfida in cui a fare la differenza sono stati un paio di punti. E il tennista di categoria superiore non ha fallito l’occasione.
Dopo un primo turno che è diventato un derby a sorpresa per il forfait di un Ivashla che stava malino (“sickness”) e allora sostituito da Mattia Bellucci, Berrettini si è trovato di fronte un altro tennista già presente nel tabellone cadetto, superato alla vecchia maniera, così come ha in seguito vinto il match con Matteo Arnaldi. Dotato di un buon servizio e di un dritto incisivo, Vukic è nato a Sydney, dove i suoi genitori sono emigrati dal Montenegro fuggendo dalla guerra, e ha giocato per l’Università dell’Illinois tra il 2015 e il 2018. Non benissimo il Berretto in risposta, soprattutto nel secondo parziale con 3 punti su 12 vinti sulla seconda, ma ottimo al servizio con 11 ace (come l’avversario), una sola palla break concessa e salvata pur con un non entusiasmante 58% di prime. Come detto, Matteo è in Arizona per giocare partite e intanto è arrivato ai quarti di finale.
Primo set – Ci si studia mentre i servizi comandano
Un caloroso benvenuto dagli spalti quasi gremiti accoglie l’ingresso in campo di Berrettini. Matteo sceglie di rispondere e il punteggio segue i turni di battuta, con l’altro che serve piuttosto bene dai suoi 188 cm. E il nostro non è tra i migliori ribattitori del Tour, anche se qua non siamo in quel Tour. Gli scambi vanno via rapidi e per sei giochi nessuno si fa pericoloso in risposta, poi Berretto arriva a palla break, prontamente annullata con un piattone esterno australiano. Nel gioco successivo, Vukic piazza un paio di buone risposte e raggiunge Matteo sulla parità, ma due prime solide prevengono qualsiasi problema.
Sul 5 pari, Berrettini decide che è il momento di far valere la sua maggiore caratura: l’altro ci prova a contenerlo con la tattica “tiragli sul rovescio”, ma il nostro riesce a girare attorno alla palla, vince un punto fondamentale con la volée acrobatica e sorpassa con uno scambio da 17 colpi (il pubblico crederà di essere a Indian Wells…) facendo vedere come si usa lo slice di rovescio. Al servizio per chiudere, Berretto si prende un paio di “15” piantando altrettanti dritti che spaventano l’altro tanto che concede un gratuito e poi chiude con il quarto ace.
Secondo set – Vukic non vuole attenersi al copione
Poche prime dentro il giusto rettangolo per Matteo, mentre Vuki (il soprannome, non un refuso) ne mette come se piovesse. L’ovvia conseguenza è che il classe 1996 di Roma deve salvare il 30-40 ricorrendo a un non banale drittone inside-in dopo il servizio, mentre quello più vecchio (di sei giorni) veleggia sempre tranquillo nei suoi turni di battuta. Si deve quindi ricredere chi tra i 1.400 collegati in streaming sul sito dell’ATP o i presenti nel soleggiato pomeriggio feniceo si aspettava un crollo dello sfavorito dopo un primo set equilibrato e perso.
L’arbitro sorprende facendo overrule all’out della chiamata elettronica su un servizio australiano, spiegando che a volte non funziona e lei ha visto la palla dentro la linea laterale. La tecnologia dà qualche altro problema, ma meno di quelli che Aleksandar crea a Matteo, che raggiunge l’avversario al tie-break senza avergli mai vinto più di un punto per game in risposta.
La tensione è palpabile, Berrettini rintuzza il tentativo di allungo di Vukic e piazza il colpo che dovrebbe spegnere le speranze aussie: un lungolinea di rovescio che punisce l’avventato sventaglio. Un altro paio di punti ed è doppio match point per il nostro che tuttavia di scompone sul dritto dopo il servizio. E allora il vero colpo decisivo diventa il non-colpo, vale a dire la comoda volée che Vukic sceglie di non giocare, facendo sfilare la palla che resta dentro di un buon metro, mettendo d’accordo arbitro e FoxTenn. Al prossimo turno, Matteo affronterà il vincente fra Alexander Shevchenko e Marc-Andrea Huesler.