Estroverso e per certi versi folle. Per sei settimane Marcelo Rios fu numero uno al mondo senza vincere mai uno Slam. Ha sempre vissuto il tennis come un divertimento e, in coerenza con il suo modo di pensare e vivere, ama più Kyrgios di Federer, così come consacra Fognini come più divertente di Djokovic.
Nick Kyrgios è il suo attuale alter ego, in lui si rivede e lo ha dichiarato nello show televisivo “FShow” condotto da Ricardo Shannon su ESPN: “Federer per me non è un giocatore che vedi e dici “che divertimento”. Non è un Kyrgios o un Fognini, gente che tu guardi aspettando che facciano casino. E’ più divertente qualcuno faccia show in campo. Neanche Djokovic in campo ti diverte”.
Affermazioni sicuramente opinabili quelle di Rios, che critica il mondo del tennis: “Ci sono sempre state restrizioni e punizioni per atteggiamenti non consoni come il lancio di una racchetta o altro. Basta poco e prendi una multa. Nelle conferenze stampa non si poteva parlare male di nessuno. Wimbledon ti fa vestire di bianco facendoti sembrare non so cosa. Il tennis è noioso, è come guardare il cricket. Poi esce uno come Kyrgios e rivoluziona tutto. Riempie gli stadi ed è uno spettacolo. Anche la mia personalità era un po’ “sbagliata”. Attiravo molta attenzione lanciando racchette o dicendo “vecchio cazzo” (a una signora fastidiosa tra la folla). La gente si è divertita”, riflette il cileno nell’intervista trasmessa da FShow.
Il giornalista Nelson Flores nel suo libro “El extraño de pelo largo” ha raccontato che a Indian Wells 1997, Ríos dimenticò i suoi vestiti nella lavanderia del torneo californiano. Se n’è accorto quando era già in albergo.
Poi, si è imbattuto casualmente in Eller Evans, all’epoca supervisore ATP, e la prima cosa che ha fatto è stata chiedergli dei suoi vestiti. Evans ha risposto che aveva i vestiti puliti nella sua stanza, che avrebbe potuto consegnare in seguito. Rios ha insistito sul fatto che ne aveva bisogno immediatamente.
“Potresti prima salutare e ringraziare”, ha risposto Evans. “Resta con loro, allora”, disse Rios, prima di lasciare il direttore a parlare da solo. Nel pomeriggio, il cileno ha trovato i suoi vestiti che galleggiavano nella vasca idromassaggio del club.
L’anno dopo quell’episodio, è diventato campione. Rios ha rivissuto quelle immagini di 25 anni fa, quando sconfisse Greg Rusedski nella finale di Indian Wells del 1998. “Ero così fottutamente giovane”, ha esclamato quando si è visto come un 22enne sul cellulare di Shannon. Un anno dopo avrebbe battuto Andre Agassi nella finale di Miami per scavalcare Pete Sampras al primo posto del ranking.
“Mi hanno dato una Mercedes. Sono andato in albergo e quando sono arrivato in camera ho riempito la vasca di birra. Ero solo, ho iniziato a bere birra. Mio padre è entrato e ha detto: ‘Sai cosa hai appena fatto, vero? Sei il numero uno al mondo‘”, ha ricordato nello show.
Una delle sfide più difficili del tennis fu vinta da Rios che riuscì a conquistare il “Sunshine Double” nella stessa stagione con una striscia di almeno dodici vittorie nei due tornei più lunghi e impegnativi del calendario dopo gli Slam: “Non so nemmeno come sia riuscito a farlo. Vincere per tre settimane, oltre a diventare numero uno, oltre a battere Agassi, oltre a far perdere la testa della classifica a Sampras. Ho dei ricordi, ma non vivo nel passato”.
Rios oggi vive a Sarasota negli Stati Uniti ed è tornato in Cile per esibirsi con lo spagnolo Alex Corretja. Problemi fisici gli hanno impedito di giocare un’altra esibizione che aveva già programmato proprio con Nick Kyrgios.
Marcelo ha avuto una breve esperienza come allenatore nel tour professionistico. Il cileno ha guidato Juncheng Shang per un paio di mesi nel 2022. Il cinese ha vinto due Challenger con al suo fianco il vincitore di 18 titoli ATP: “Sono stato motivato da ciò che Juan Carlos Ferrero ha fatto con Alcaraz. Inoltre Shang è simile a me, è mancino. Ed era l’unico giocatore di Challengers che aveva un ex numero uno al mondo con sé“, ha detto su ESPN.
Poi ha spiegato i motivi dell’addio: “Appartiene a un’altra filosofia, noi sudamericani lavoriamo sodo. Volevo allenarmi dopo le partite e loro no. Se gli faceva male la gamba, ci fermavamo. Inoltre vivono bene, hanno soldi, sponsor ovunque. Gli ho detto che non sarebbe arrivato da nessuna parte in quel modo. Se vedi Alcaraz, si uccide. Il ragazzo era felice, ma quando i genitori iniziano a mettersi in gioco è impossibile”. Parole a cui Shang aveva già replicato in passato: i due, insomma, non si sono lasciati molto bene. E ora, Rios tornerebbe al tour come allenatore? “No. Non allenerei nessun altro, anche se, se Federer mi chiamasse, non potrei dire di no. Mi occuperei anche dei suoi bambini”.