Nuovo Medvedev sfida lanciata «Voglio ancora il numero uno» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
L’Orso continua sornione la sua risalita. Abbagliato dalle prodezze di Alcaraz, ammirato dai progressi di Sinner, con il battito del cuore sospeso in attesa dei ritorni di Djokovic e Nadal, il mondo sembra essersi dimenticato della forza e del valore di Medvedev, colui che soltanto a settembre era ancora numero uno del mondo ed era stato il primo a salire al vertice dopo il dominio di tre lustri targato Big Four. Eppure, dopo l’eliminazione al terzo turno degli Australian Open che lo aveva gettato nello sconforto sportivo tanto che coach Cervara per scuoterlo aveva deciso di non rivolgergli più la parola, il russo è tornato prepotentemente a imporre la sua legge con quel suo tennis sghembo ma efficacissimo che lo rende sostanzialmente un unicum. Tre tornei vinti di fila (Rotterdam, Doha e Dubai) e il quarto, Indian Wells, perso solo in finale contro Alcaraz, una serie di 19 vittorie di fila interrotta appunto dal fenomenale spagnolo e il ritorno tra squilli di tromba prima in top 10 e adesso in top 5. E anche a Miami, senza troppi proclami, è già nei quarti, dove stasera troverà la sorpresa statunitense Eubanks, 103 del mondo, e non ha ancora perso un set
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Ora chiaramente tornando al presente, dopo quello che ho fatto nelle ultime settimane è normale che ce ne sia di più. Sarebbe strano il contrario. Ma diciamo che in venta è una cosa che riguarda la vita in generale, più cerchi di ottenere qualcosa non solo nel tennis, più pressione avrai. A volte stesso dal tuoi familiari e così poi a catena, dai fan, dalla stampa, dai media e via discorrendo. Quindi so che nel tennis più pressione hai, più significa che stai facendo del tuo meglio, il che è fantastico». L’obiettivo A dire il vero, quando si è ritrovato Iassù, al numero uno, qualche granello ha cominciato a ingolfare una macchina che sembrava perfetta: «Semplicemente, non ho più giocato al livello che dovevo tenere per meritarmi quella classifica. Ma la corsa al primato, se ci pensate, è davvero eccitante e difficile: Djokovic è stato sfortunato a non poter giocare tutti i tornei, e sono sicuro che tutti vorrebbero vederlo giocare, perché è un grande campione. Poi, se Nadal non si fosse infortunato a Wimbledon, sarebbe stato lui il numero uno. Non possiamo saperlo perché è stato fuori per infortunio.
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Non vince un Masters 1000 da Toronto 2021, ma in Florida è decisamente il secondo favorito dopo Alcaraz: «Quando ho perso da lui a Indian Wells, ero deluso dal fatto che fosse finita la serie vincente, ma ho guadagnato molta fiducia. È quello che mi è mancato l’anno scorso, una striscia di vittorie di questo tipo. Sono riuscito a vincere 19 partite di fila, ne sono orgoglioso, ma adesso è il momento di provare a costruire una nuova serie». Anche se intorno il mondo non è diventato un posto migliore: «Sapete come la penso sulla Russia e sull’Ucraina: io sono per la pace. E noi top player abbiamo la responsabilità di veicolare i messaggi più wstruttivi». La saggezza dell’Orso.
Sentenza Sinner batte anche la pioggia (Ronald Giammò, Il Corriere dello Sport Roma)
Continua spedita la marcia di Sinner al Masters 1000 di Miami: ieri neanche la pioggia ha fermato la marcia dell’azzurro che si è liberato del finlandese Ruusuvuori in due set con il punteggio di 6-3 6-1 volando in semifinale. La partita era stata interrotta già con Sinner nettamente padrone del match avanti di un set e 2-0 nel secondo. Alla ripresa, dopo due ore di stop (una per la pioggia, la seconda solo per asciugare il campo) per il finlandese non c’è stato letteralmente scampo e la resa è arrivata in una manciata di minuti cercando una reazione di orgoglio solo nel quinto game. Perso il servizio, il 6-1 è diventato una formalità. Sinner a Miami non ha perso neanche un set: 2-0 a Djere, Dimitrov, Rublev e ieri Ruusuvuori.
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«E’ un bilancio molto positivo – riflette ancora Arbino – che riguarda anche la settimana in California, quando abbiamo perso subito da Kubier Da un certo punto di vista è stata una sconfitta salutare perché così ha potuto svolgere un bel lavoro di dieci giorni sul fisico e sulla tecnica, facendo così un grande investimento per questa prima parte dell’anno sul veloce. Mi aspettavo, con un pizzico di fortuna, che qui potesse andar bene perché vedevo che stava davvero in forma. Virtuale numero 47 del mondo, il segreto per decifrare ìl tennis di Sonego è pensarlo felice. «Oggi è più potente, sta lavorando molto bene atleticamente, è migliorato nella forza e nella rapidità – conferma il coach – E ancora un po’ leggerino per via della sua struttura fisica». Come programmare allora il rientro in Europa, dove ad attenderlo ci saranno campi in terra battuta? «Stranamente, in certi casi e in cerri campi il rosso è più rapido del cemento: l’umidità o la composizione di alcuni campi rendono a volte il cemento superficie più lenta della terra battuta. Continueremo a lavorare ancora tanto sul fisico»
Sonego, ciao Miami «Ma questo torneo ml ridona fiducia» (Daniele Azzolini, Tuttosport)
E’ complicato spiegare perché un tennista come Francisco Cerandolo, argentino di Palermo – nel senso del quartiere dove è nato a Buenos Aires -, quando mette piede a Miami diventi un giocatore diverso, capace di mostrare un tennis da cemento di lignaggio ben superiore a quello che gli ho visto porre in scena nei tornei su terra rossa, là dove le sue attitudini tecniche dovrebbero funzionare a meraviglia. A Miami la palla corre più che a Indian Wells, è un dato di fatto. E Francisco passa per essere un buon ribattitore, non altro, per quanto volenteroso e rapido di gamba. Mentre su questi campi a un passo dal mare, assume connotati da esperto costruttore di geometrie tattiche che nascono dai requisiti tipici di chi sul cemento c’è nato, su tutte quella di accettare gli scambi con i piedi hen poggiati sulla riga di fondo, senza mai retrocedere.
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Piuttosto, è stato l’argentino a cambiare le regole d’ingaggio della disfida. Nel secondo set è migliorato non poco alla risposta, mostrandosi reattivo come non era stato in grado di essere nella prima frazione, e ha obbligato Sonego – su ogni scambio – a giocare un numero di palle almeno doppio rispetto ai primi game. La seconda frazione l’ha visto avanti 0-4, poi Sonego ha recuperato un break La terza l’ha avviata addirittura con una striscia di quindici ponti vincenti a due, e su quella ha potuto giocare in tranquillità la parte finale del match. «Ha giocato meglio di me, é stato bravo, ha fatto le cose giuste». La sensazione che Sonny si sia un po’ spento c’è stata, ma Lorenzo offre altre spiega zioni: «Nessun cedimento fisico, esco da questo torneo in ottima forma e nient’affatto stanco. Tho anche mostrato con Eran, quando ho ceduto il primo set, poi sono venuto a capo del match. È successo lo stesso con Cerundolo, ma a suo favore». Resta, nelle considerazioni ottimistiche del torinese, il buon torneo disputato. «Ho avuto la sensazione di poter giocare alla pari con chiunque, e devo dire che da un po’ di tempo, forse troppo, era una percezione che mi mancava. È stato un torneo importante per me, perché mi ha restituito fiducia e convinzione. Ora voglio trasformare i tornei sulla terra rossa in una nuova chance, e continuare a tirare su la mia classifica». A cominciare da Montecarlo, che Sonego aspetta come una “prova del nove”. «Ci tengo, è un torneo che nel 2019 mi ha visto nei quarti, e venivo dalle qualificazioni. Coach Arbino mi ha fatto appena sapere di aver preso appuntamento con Djokovic, per gli allenamenti dei prossimi giorni. Non vedo l’ora…». Le posizioni scalate in classifica saranno con ogni probabilità 12. Dal numero 59 dell’ultimo ranking, Soan y ritroverà posto frai primi 50, intorno al numero 47. La nottata è ormai alle spalle.
Sfida ai campioni (Stefano Semeraro, La Stampa)
In Coppa Davis l’Italia nel 2023 ricomincia da dove aveva smesso a fine 2022, cioè dal Canada. Dai campioni uscenti, guidati da Felix Auger Aliassime e Denis Shapovalov, che a Malaga ci negarono un posto in finale con un drammatico (e pieno di polemiche) doppio decisivo. Nella fase a gironi di Bologna che dal 12 al 17 settembre dovrà contribuire a qualificare le Magnifiche 8 per le Finals – in calendario ancora a Malaga dal 21 al 26 novembre – gli azzurri hanno pescato, oltre ai canadesi, anche la Svezia e il Cile. Negli altri tre gironi, Gran Bretagna, Australia, Francia e Svizzera saranno in campo alla 02 Arena di Manchester; Spagna, Serbia, Repubblica Ceca e Corea a Valencia; mentre il Gruppo D, che comprende Usa, Croazia, Olanda e Finlandia sarà ospitato in Croazia ma in una città ancora da ufficializzare. Il gruppo di Bologna è alla portata dell’Italia – si qualificano le prime due – ma guai a sottovalutare la Svezia dei fratelli Ymer (Mikael n.53 Atp e Elias n. 149) che l’anno scorso, proprio a Bologna, sfiorarono il colpaccio; e il Cile di Nicolas Jarry (n.57 Atp) e Cristian Garin (n.82).
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Nella speranza, soprattutto, che sia un’Italia a pieno organico, come finora si è vista giusto a Bologna, mentre in Spagna Sinner marcò visita e un Berrettini ancora convalescente giocò solo (e male) in doppio finendo per affossare le speranze azzurre. Nel frattempo, dopo il clamoroso addio del Kosmos Group, si stanno decidendo le sorti future della Coppa, che dal 2024, e soprattutto dopo le elezioni della federazione internazionale, potrebbe ricambiare format e sede. Una delle ipotesi è tornare in parte a incontri casa/trasferta, con una Final 4 al posto dell’attuale Final 8, sempre con sede unica. Che potrebbe essere anche Milano: il contratto con Malaga scade quest’anno e al Presidente Binaghi sotto sotto non dispiacerebbe portare dal 2026 l’evento nel nuovo palasport olimpico di Santa Giulia