[Q] J-L. Struff b. [4] C. Ruud 6-1 7-6(6)
Cade la prima “testa” – a distanza di qualche ora un’altra di un certo peso sarebbe uscita di scena – tra i principali otto favoriti alla conquista del Rolex Monte-Carlo Open, ovvero quelle teste di serie che hanno goduto di un bye all’esordio, e lo fa fragorosamente: la quarta forza del tabellone Casper Ruud viene annichilita dall’incessante bombardamento prodotto dal tennis mortalmente aggressivo del qualificato tedesco Jan-Lennard Struff, che ha confezionato in regalo al norvegese una vera e propria lezione tennistica sino al 5-2 del secondo set prima di farsi prendere dalla paura di vincere. Un dominio incontrastato che sarebbe potuto andare agli archivi con soli quattro giochi vinti dal finalista del Roland Garros 2022, e che invece ha visto la propria corsa concludersi – con una quarantina di minuti di ritardo – al tie-break dove poi il n. 100 ATP ha chiuso al quarto match point. Totalmente irriconoscibile l’ex n. 2 che non è mai realmente entrato in partita con il dritto, svariati gratuiti soprattutto nei momenti importanti, finendo per perdere anche quelli scambi che si prolungavano e che dovevano premiare la sua solidità, quest’oggi non pervenuta.
Per l’ex n. 29 del mondo, best ranking raggiunto il 31 agosto 2020, si tratta del secondo quarto di finale a livello ‘1000’ dopo quello ottenuto a Cincinnati nel 2020 e della 27esima vittoria del 2023. Ora ai quarti affronterà il n. 5 del seeding Andrey Rublev, vittorioso nel derby russo con Karen Khachanov.
Due soli erano i precedenti, ma piuttosto datati: qui al Country Club si affrontarono anche nel 2017, doppio 6-4 per il tedesco, e ancora successo di Struff due anni dopo al 1°T dello US Open: 6-4 6-4 6-2.
IL MATCH – Casper Ruud nel turno precedente è riuscito a vendicare la sua recente sconfitta subita il mese scorso nel Masters 1000 di Miami per mano di Botic Van De Zandschulp. Non è stata una partita per nulla facile per il norvegese, che si è imposto sul n. 1 olandese nonostante nel secondo set si sia ritrovato ad inseguire nel punteggio sotto 4-1 e dove ha anche dovuto annullare un set point con il servizio prima di spuntarla 7-5 7-6(1). Sembra che il suo livello generale, ammirato nelle prestazioni degli ultimi tempi, non sia migliorato così tanto rispetto ai primi tre mesi del 2023 inficiati dalla decisione di rinunciare alla classica post-season; tuttavia poter tornare a sporcarsi le scarpe sull’amata terra battuta ha ridato al 24enne di Oslo la sicurezza e la convinzione necessarie a trovare quelle soluzioni propedeutiche per uscire vittorioso anche dalle sfide più controverse. Inoltre, dopo che invece ad inizio 2023 aveva raccolto KO sul cemento con giocatori dal tennis modesto e senza la proverbiale “castagna” come l’argentino Giulio Andreozzi e il giapponese Taro Daniel, la scorsa settimana ad Estoril ha ottenuto per la prima volta in stagione vittorie di fila in uno stesso torneo aggiudicandosi così il 10° trofeo ATP della carriera. Il figlio d’arte scandinavo ha raggiunto in un’occasione la semifinale a Montecarlo, nel 2021, mentre nel 2022 è stato eliminato in ottavi dal futuro semifinalista Grigor Dimitrov.
Dall’altra parte della rete uno dei tennisti del circuito che attualmente può godere maggiormente di una dose assai generosa per quanto riguarda la consapevolezza nei propri mezzi. E quando un giocatore dal pedigree tecnico di Struff, vive un momento di forma e fiducia così positivo il suo tennis iper-aggressivo trova terreno fertile per sprigionarsi pienamente: difatti le sue prestazioni al Country Club, ammirate finora, sono andate proprio in questa direzione considerando che ha battuto in maniera estremamente convincente avversari del livello di un terraiolo puro come il mancino spagnolo Ramos Vinolas – che in questo torneo raggiunse anche la finale nel 2017 – o dell’australiano Alex De Minaur, il quale all’esordio aveva estromesso dal torneo un cagnaccio come Andy Murray.
Il 2023 sembrerebbe la stagione della rinascita del tedesco, dato che è tornato ad assaporare la Top 100 grazie ad eccellenti performance nei Challenger – come sempre essenziali per risalire la china nel ranking – e soprattutto ad un trittico di tre qualificazioni ai tabelloni principali nei ‘1000’: Sunshine Double e adesso il Principato Monegasco vincendo il 1°T in tutti e tre i casi, a Miami sconfiggendo Fognini solamente 6-4 al terzo in un incontro ben giocato dal ligure dopo due ore e mezza di lotta, con un record complessivo che in stagione recita un ottimo 26-9. Questa per l’ex n. 29 ATP è la terza presenza agli ottavi di Montecarlo, mentre in carriera in una sola occasione si è spinto sino ai quarti di un ‘mille’: tre anni fa a Cincinnati, in quella corsa superò l’allora n. 10 al mondo David Goffin agli ottavi di finale ponendo così fine ad una sequenza di 8 sconfitte consecutive maturate per lui a questo punto dei Masters 1000.
E questa evidente differenza di fiducia complessiva dei due protagonisti nel 2023, si è osservata compiutamente e per certi versi in una modalità inaspettata nel primo set della contesa: dominio totale del n. 100 ATP, che ha rifilato al più quotato rivale un perentorio 6-1 in soli 25 minuiti ubriacando il due volte finalista Slam di serve&volley e discese a rete in controtempo. Il n. 4 delle classifiche, tuttavia, ha avuto il grande demerito – come peraltro già accaduto nella sofferta affermazione di ieri – di sbagliare tanto quando doveva concludere i “suoi” scambi. Perché se un tennista dalla potenza sovraumana qual’ è Jan-Lennard, al cospetto di un calcolatore seriale del palleggio progressivo qual è invece Ruud, inizia a fare suoi anche gli scambi più lunghi e dove inoltre la conclusione del “quindici” è un banale gratuito di dritto del norvegese sull’esecuzione che invece dovrebbe chiudere il punto; si comprende chiaramente come venga imbandita con tante leccornie la tavola per il teutonico. Bravissimo, però, il 32enne di Warstein a sfruttare le condizioni a lui favorevoli facendo anche leva sul suo brillante periodo di forma: ha bombardato come un forsennato, picchiando in modo straripante e trovando vincenti da ogni zona del campo, pure con il rovescio – decisamente il colpo meno performante del proprio arsenale.
Inerme il povero fantasmino, subisce costantemente le sbracciate al fulmicotone di Struff: è in totale balia, il suo piano tattico di allungare lo scambio per mettere in evidenza il tallone d’Achille di sempre del qualificato tedesco, ovvero la sua scarsa mobilità negli spostamenti laterali, è andato a farsi benedire poiché il dritto lo sta tradendo con una continuità che a questo livello e contro questa scintillante versione del mazzolatore della Vestfalia gli impedisce anche solo di far partita pari. Altro anello debole nel primo set per l’ex n. 2, il rendimento deficitario della prima di servizio: un 44% di trasformazione che ha quasi sempre permesso all’avversario di poter entrare a piacimento con la risposta anticipata.
Per Casper le cose non sono andate meglio alla ripresa dei giochi, anzi. Se è possibile il tedesco ha alzato ulteriormente il suo già altissimo livello ammirato nel primo set, gozzovigliando su una versione del norvegese ormai dimessa e sconsolata. Ma tantissimi meriti ad uno spettacolare Struff, che si è messo addirittura a vincere con il bimane scambi tosti e lunghi da fondo reggendo e contro-attaccando meravigliosamente. Straordinarie le risposte in anticipo mostrate, e unite alla solita strabiliante copertura volante della rete. Da par suo, Ruud ha provato a dare ancora più spin ai colpi per evitare di concedere al rivale una palla troppo facile da fiammeggiare con violenza ma così facendo ha perso in profondità ottenendo perciò l’effetto contrario di quello sperato. Infine osservando come il tedesco abbia messo in campo più prime, vincendo anche più punti avviati con essa rispetto alla frazione inaugurale, non può non configurarsi un altro assolo a marca tedesca nel secondo set: Jan si procura due break point già sull’1-1, prima di strappare il punteggio nel quinto game; sul 4-2 si materializza quella che sembrerebbe la pietra tombale del match con il doppio break teutonico. Ma invece per la prima volta Struff sente la tensione del risultato prestigioso che potrebbe ottenere e pasticciando dimezza il proprio vantaggio: va sotto 0-40, poi rimonta e non sfrutta due match point prima di perdere la battuta. Da riconoscere l’impeccabile professionalità del tennista scandinavo, e lo spirito combattivo di volerci provare sino alla fine, nonostante la pessima partita disputata. Quando si ripresenta la chance di servire per chiudere il match, Struff non sembra essersi sciolto: continua ad essere rigidissimo, a sbagliare una quantità industriale di palle e soprattutto si ritrova smarrito totalmente della prima di servizio. E così dal 5-2 siamo 5-5, il norvegese ha sentito l’odore della paura e ha azzannato la preda tremolante recuperando il doppio-break di svantaggio. “Non è finita, finché non è finita”, ora è a tutti gli effetti uno psicodramma ai limiti del paranormale: appena l’inerzia del set appare aver intrapreso una direzione certa, chi è avanti gentilmente omaggia l’altro rimettendolo in partita. Va infatti in scena un undicesimo game da cuori forti, 15 punti giocati, quattro palle break mancate dal tedesco per andare a servire per la terza volta per il match – due consecutive sul 15-40 – e tre opportunità per garantirsi il tie-break che sono servite a Casper prima di farlo. Alla fine, in qualche modo, il tredicesimo game è divenuto realtà: si arriva sul 3-3 con doppio scambio di mini-break, l’equilibrio rimane intatto sino al 6-6 con il terzo match point sfumato per Sfruff – questa volta in risposta – grazie ad un’ottima prima in kick di Ruud e con il tedesco che prova a forzare la risposta aggressiva di rovescio lungolinea ma trova solo il corridoio. Perciò si prosegue, tuttavia il quinto mini-break nel tredicesimo punto si rivela decisivo: sul 7-6, però, Jan-Lennard manca di tanto il rettangolo del servizio con la prima; ciononostante a raffigurazione di un’orrenda performance di Ruud, il norvegese sulla seconda cappotta sui teloni una comoda risposta di dritto carica di effetto e si congeda mestamente dal torneo al termine di un secondo set durato 1h18’ – un’ora e tre quarti, la durata complessiva del match – ma che si sarebbe potuto concludere molto prima.