Roma sogna con Sinner, Djokovic in semifinale per meritarsi Alcaraz (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Più che un allenamento, l’immagine della speranza. Oggi alle 16.30, sul campo 5, il cuore del Foro palpiterà immaginando di sognare: Sinner e Djokovic uno contro l’altro, seppur soltanto per una sessione di sparring. L’anticipazione del desiderio che percorre come un fremito l’anima degli appassionati dal momento in cui, ieri, è stato sorteggiato il tabellone: perché Nole e Jan sono dalla stessa parte (quella alta) e potrebbero affrontarsi in una semifinale sfavillante. D’altronde, dopo le brillanti fatiche di inizio primavera con le semifinali a Indian Wells e Montecarlo e la finale a Miami, che hanno seguito il successo di febbraio sul veloce di Montpellier, la Volpe Rossa si presenta al via di ogni torneo per spingersi fm verso il paradiso, e la rinuncia a Madrid per recuperare energie era proprio finalizzata ad incendiare il cammino di Roma. Chi meglio del Djoker, d’altronde, potrebbe certificare lo status di stella assoluta di Sinner, e non traggano in inganno le ultime settimane un po’ in affanno di Novak: gli Internazionali, vinti sei volte, sono il viatico ideale per Parigi e sul campo ritroveremo la solita belva.
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È molto emozionante vedere che ci siano giocatori dalle caratteristiche diverse che si stanno facendo strada dopo la’incredibile epoca dei Big Three e che hanno già vinto molte partite in tornei importanti. Sono contento di far parte di questo gruppo di giocatori, con cui ho sicuramente un buon rapporto». Più complicato l’esordio di Djokovic con uno tra il giovane francese Van Assche, che lo ha fatto penare a Banja Luka, e l’argentino Etcheverry, specialista della terra in un gran momento di forma. L’altro principe Nella parte bassa, per il pronostico c’è solo un nome, quello del fenomenale Alcaraz. Ancora imbattuto sul rosso (ha vinto a Barcellona e Madrid), certo di recuperare il numero uno del mondo dopo il torneo (gli basta giocare una partita, a prescindere dal risultato), Carlitos vuole rendere indimenticabile la prima volta al Foro. Debutterà contro il vincente tra RamosVinolas e la wild card azzurra Passaro, e dovrebbe avere strada agevole fin() all’eventuale quarto con Tsitsipas, finalista degli Internazionali un anno fa e appena battuto dallo spagnolo nell’ultimo atto di Barcellona. L’Apollo greco, tuttavia, è atteso da un possibile ottavo da brividi contro Musetti, la rivincita della semifinale giocata in Catalogna tre settimane fa.
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Speriamo possa essere la volta buona per fare un grande anno al Foro Italico». Al primo turno, sfida nostalgia tra Fognini e Murray, che sul Centrale si sfidarono nel 2017 con il trionfo di Fabio, prossimo a diventare papà per la prima volta, sull’allora campione in carica. Ovazioni a prescindere.
A Sinner dico: non devi temere Alcaraz (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Sarà anche di parte, ma Vincenzo Santopadre non ha dubbi e mette gli Internazionali d’Italia nel gotha. Nonostante due sole partite vinte al Faro Italico da giocatore, nella storia dell’evento quella del 2001 contro l’allora campione uscente Magnus Norman, il coach di Berrettini conserva soltanto grandi ricordi. Il finalista di Wimbledon 2021 per il secondo anno di fila non sarà ai nastri di partenza, ma Santopadre si è già concesso una scappata sul “Pietrangeli” in occasione del match tra Cobolli e Basllashvili.
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Tornando all’attualità. Come procede ii recupero di Barrettini? «Si sta rimettendo da questo infortunio, ma occorre un po’ di pazienza. Sono abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno, Matteo sarà probabilmente uno dei pochi giocatori a rimanere imbattuto per due annidi fila a Roma (ride; ndr)». Per Roma è arrivato l’upgrade a due settimane. Le piace II format? I big paradossalmente riposano di più. «Per chi va avanti nel torneo precedente è sicuramente una buona formula perché facendo l’esordio il venerdì o il sabato si ha più tempo per il recupero. Sotto altri aspetti pub essere più pesante perché chi perde al primo turno si ritrova due settimane di buco. Nel complesso è una scelta azzeccata che allunga la festa, il che non fa mai male ad un torneo così importante». Lo chiedo a lei che li ha visti tutti. Roma è davvero tra i tornei più belli al mondo? «Come ho detto, sarti di parte, credo davvero di si La location, la città, il clima e la gente sono tutti fiori all’occhiello degli Internazionali. Quest’anno a livello organizzativo sono poi stati fatti sforzi importanti per ampliare la struttura ed arricchire la permanenza degli atleti». Da Sinner, Musetti e Sonego cosa si aspetta? «Non faccio pronostici, ma sappiamo bene che la prestazione è data dallo stato di forma e da dettagli che a volte anche noi addetti ai lavori non conosciamo bene. Posso dire che i tifosi italiani devono incoraggiare gli azzurri a prescindere perché garantisco che questo è un gruppo di ragazzi che si mettono in gioco per superarsi e che soffrono quando perdono. Quindi a volte pub dare fastidio lo scoramento degli appassionati quando le cose non vanno benissimo».
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Nel 2022 Berrettini batté AIcaraz all’Australian Open. Lo spagnolo era già in alto, ma da quel giorno in che cosa ha fatto il salto per diventare numero 1? «Lui è stato un fenomeno di precocità e ha fatto passi avanti sotto tutti gli aspetti. Quello che sta facendo è grandioso, soprattutto in virtù dell’età e ella scarsa esperienza. La finale di Madrid contro Struff la dice lunga su quanto Carlos sia tenace: ha gestito la pressione del favorito e dei momenti non facili con grande maturità. 11 tennis e la prestanza fisica poi sono sotto gli occhi di tutti». E lui II favorito a Roma? «Per me è sempre un terno al lotto. I valori sono livellati e lo abbiamo visto anche a Madrid dove, vuoi per condizioni particolari del torneo, tante teste di serie sono saltate. I Fab 4 ci hanno abituato a qualcosa di anomalo, mentre adesso possiamo aspettarci di tutto». Con questi valori Iivelati Sinner quanto è lontano da Alcaraz al momento? «Per quanto mi riguarda non è lontano, anzi. Jannik finora ha sempre affrontato Carlos con grande piglio e lucidità. Sinner sta facendo dei progressi notevoli e non deve preoccuparsi di Alcaraz, che però pub essere un mezzo per scoprirsi meglio e continuare a migliorarsi».
Alcaraz, la predica: “Quella col tennis è una comunione”. (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Cinque punti tra lui e la vetta. Ma non so dirvi quanto faccia in metri da scalare, né quale tipo di valutazione delle difficoltà possa meritare un’arrampicata del genere, se a una EE, per escursionisti esperti, o a una EEA che richiede imbragatura, dissipatore, moschettoni e cardini. A occhio, Carlos Alcaraz sarà comunque il numero uno alla fine del torneo di Roma e prima del via a Parigi. Quest’anno ha giocato solo finali, tranne a Miami, quando Sinner lo ha fermato in semifinale. Vittoria a Buenos Aires, finale a Rio, vittoria a Indian Wells (su Medvedev), semifinale a Miami, vittoria a Barcellona e domenica anche a Madrid…
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Nei match davvero importanti, le mie forze e soprattutto la mia percezione del tennis, delle scelte da fare, dei colpi da giocare, si amplifica. Succede così, senza che io intervenga in qualche modo. Evidentemente c’è una parte di me stesso che è in comunione con il tennis, minuto per minuto». Mah, sarà… Per carità, tutto può essere. A vent’anni appena compiuti (lo scorso 5 maggio), il ragazzo di El Palmar pub salire in vetta perla terza volta, la seconda quest’anno. Basterà vincere un incontro, uno solo. Djokovic, che lo precede, è a quota 6.775. t il vincitore del torneo 2022 e per confermare i suoi punti dovrà vincere anche l’edizione attuale. Carlos è a 6.770 e l’anno scorso a Roma non c’era. Gli basterà vincere un solo match per ottenere i punti utili a tomare in vetta. Poi, se ci riuscirà, potrà provare a vincere e sopravanzare Mole di un migliaio di punti. Sarebbe la sua prima fuga.
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Ciò significa che Nole è minacciato da Rune nei quarti, poi avrebbe Sinner in semifinale, mentre Alcaraz potrebbe ritrovare Medvedev (in semi) sempre che il russo riesca a regolare il traffico delle grosse cilindrate che si aggirano nella sua zona. E sul rosso, lo sappiamo, non è nei suoi cenci. “Not clay specialist” ha risposto quando gli hanno chiesto il perché. L’ultimo quadro è per gli italiani. Sono in nove, al netto degli arrivi dalle qualifiche. In primo turno Fognini si gioca un pezzo della sua storia contro Murray, che su questi campi seppe battere quando lo scozzese indossava la maglia rosa del numero uno. Altri tempi, per entrambi. Sinner attende Murar in secondo turno, poi Baez, preferibile a Griekspoor. Cecchinato è con McDonald, Nardi con Goffin, Sonego con Chardy poi Nishioka. Musetti attende il vincitore fra Arnaldi e Schwartzman. Zeppieri è can un qualificato, Passaro se la vede ton Ramos. E in premio ci sarà Alcaraz.
All’assalto con Martina (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Solo Francesca Schiavone manca ancora all’appello del Foro Italico: Flavia Pennetta è apparsa ieri, col suo diavoletto Federico armato di racchetta, insieme a Roberta Vinci, catturata dal Padel, mentre la sola Sara Errani insiste, da giocatrice, a 36 anni. Oggi l’Italia al femminile non gioca le finali Slam, non tocca le top 10 e le magnifiche 4 dei quattro trionfi di Fed Cup sono rimaste alla storica finale degli US Open 2015. Intanto, in controtendenza, al super Masters 1000 al via oggi – 24 ore prima degli uomini – sono in gara addirittura 13 italiane: un risultato quantitativamente importante ma tecnicamente illusorio. Perché 8 sono wild card concesse dagli organizzatori e quindi dalla Federazione italiana a chi che non aveva diritto di classifica.
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Le è mancato davvero poco per vincere», analizza Vittorio Magnelli, direttore tecnico e responsabile del centro FITP di Formia. «Le nostre ragazze sanno sopperire al fisico con intelligenza, caparbietà, carattere e tante altre belle qualità. Martina va anche di più a rete, ha la mano per fare un po’ di tutto, con questa gran voglia di non mollare mai. Qui a Roma da lei come dalle altre mi aspetto una conferma del livello. Trevisan, Cocciaretto e Giorgi hanno fatto bene, infatti hanno raggiunto il miglior ranking o quasi». Con anche Paolini e Bronzetti top 100. Trevisan ha però 29 anni e Giorgi 31. «Ma sappiamo che storicamente le nostre ragazze raggiungono il massimo verso i 27-28 anni, è già successo con Schiavone, Pennetta e Vinci. Fanno le loro esperienze lontano dalla famiglia verso i 20-21 anni, mentre le ragazze dell’Est e del nord Europa lo fanno a 17-18», chiosa sempre Magnelli. «Da 4 anni fa alleniamo al centro tecnico Federica Urgesi, oggi 18enne. Con tante giocatrici in tabellone chiamate ad esprimersi al di sopra delle proprie possibilità c’è il rischio di brutte figure e delusioni. «La federazione ha cercato di scambiare con altre federazioni wild card per il tabellone di Roma contro posti nelle qualificazioni Slam, ma loro avevano già accordi fra Majors. Così abbiamo dato questa possibilità come premio, come aiuto per continuare a vivere il loro sogno e come test per misurarsi a un livello superiore». Roma caput mundi