Il torinese di 24 anni, Edoardo Lavagno continua a scalare la classifica mondiale. Dalla prossima settimana raggiungerà il suo best ranking, diventando il numero 292 del ranking ATP.
A gennaio del 2021 Lavagno iniziava l’anno come numero 1139 del mondo ma, a dicembre di quello stesso anno, era già il numero 536 del ranking. Da lunedì entrerà per la prima volta nei top 300, grazie al traguardo raggiunto al Challenger 175 di Torino. Dopo aver eliminato Luciano Darderi al primo turno in due set, 7-5 6-3, il torinese si è trovato davanti un avversario più ostico, Salvatore Caruso (ex top 100), sul quale ha dominato 6-4 6-1 in condizioni meteorologiche particolarmente difficili.
Lavagno è nato e cresciuto nella città di Torino dove continua ad allenarsi tutt’ora insieme al suo coach storico Laurent Bondaz al circolo Ronchiverdi. Il primo di cinque Futures vinti, l’ha conquistato a giugno 2021, a Shymkent (Kazakistan), contro Aleksandr Shevchenko, dominando la partita in due set: 6-3 6-0. La prima vittoria in un Challenger è arrivata a dicembre 2021 quando il torinese è riuscito a rompere il ghiaccio al primo turno del torneo “Maia Open 2”. Da quell’annata incoraggiante, tanto lavoro sul servizio e sulla forza mentale da tenere nei match importanti hanno pagato. Arrivato al termine del torneo, dopo aver perso ai quarti contro Dominik Koepfer, il tedesco numero 149 del mondo, Lavagno ci ha concesso un’intervista interessante lasciando ben sperare che la sua crescita sia ancora solo all’inizio.
D: Ciao Edoardo! Complimenti per i risultati di questo Challenger, ma soprattutto per il best ranking raggiunto. Oggi purtroppo non è andato come speravi contro Koepfer, un avversario molto difficile. Che cosa non ha funzionato e quali sono state le tue sensazioni in questa partita?
Lavagno: “Sono molto triste per com’è andata. Dal primo palleggio di warm up di questa mattina ho sentito subito dei problemi al polso. Speravo che scaldandomi andasse meglio ma purtroppo non è stato così. Il dolore ha reso molto difficile riuscire spingere con il servizio ma anche con il dritto e con il rovescio. Quindi ho avuto tanti problemi a mettere lui in difficoltà. Dall’altra parte lui è stato molto bravo a spingere sempre, così facendo sono sempre rimasto in difesa. Era la prima volta che lo incontravo, davvero un ottimo giocatore, stringeva bene con entrambi i colpi. Io non mettevo pesantezza di palla e lui è sempre stato in pieno controllo”.
D: Facciamo un passo indietro: a marzo hai vinto il Future di Antalya e nella stessa giornata il primo turno della quali del Challenger 75 di Antalya contro il croato Duje Ajdukovic. Il giorno dopo ti giocavi l’ingresso in tabellone contro Caruso e hai perso ritirandoti 6-3 1-0. Troppo tennis a distanza così ravvicinata? Cos’era capitato?
Lavagno: “Quella finale era stata veramente un incubo. Avevo annullato un numero infinito di match-point, lottando con tutte le mie forze fino alla fine. Quando sono andata a fare il primo turno della quali un’ora e mezza dopo la vittoria ero ancora pieno di adrenalina e mi sentivo in totale controllo. Il giorno dopo quando mi sono svegliato non camminavo più, non riuscivo a fare niente. Avevo una gamba completamente andata che mi faceva molto male. Ho deciso di giocare lo stesso per provare ma all’inizio del secondo set ho deciso che rischiavo solo di peggiore le cose ed era meglio fermarsi”.
D: Ieri però, proprio contro Salvatore Caruso, hai vinto il secondo turno dominando 6-4 6-1, in un match per nulla scontato. Su cosa hai puntato per vincere e cosa credi che abbia fatto la differenza?
Lavagno: “Ieri è stata una partita molto impegnativa. In particolare, dal punto di vista mentale per la pioggia che non ci ha mai lasciati. Le palle erano molto pesanti, campo bagnato e si scivolava tantissimo. Non capisco perché non si smettesse di giocare, è stato assurdo. Io credo di essere stato bravo a non lamentarmi e a stare lì con la testa senza perdere di vista l’obiettivo. Cercavo di non pensare alla pioggia anche se era molto forte. La differenza principale credo sia stata che avevo sempre io l’iniziativa nello scambio. Comandavo io l’intensità con la quale scambiare. Ho accettato di dover fare più scambi del dovuto dato che la palla andava piano perché era molto pesante. Anche dopo lo stop per la pioggia, non ho mai smesso di essere aggressivo”.
D: Parliamo di Shevchenko che come sicuramente avrai visto, è arrivato a giocare contro Sinner agli Internazionali, dimostrando di poterlo mettere in seria difficoltà. Dopo averlo battuto in finale all’ITF in Kazakistan due anni fa, il successo del russo a Roma ti ha stimolato? Cosa ci puoi dire di quella finale?
Lavagno: “Sicuramente è bello vedere un ragazzo che fino a poco tempo fa era solo ai Futures, giocarsi agli Internazionali di Roma la partita contro Sinner. Ti fa capire che non c’è niente di inarrivabile, ti dà un briciolo di speranza. Non è facile certo, anzi, però ti fa capire che si può fare. Ricordo bene la finale, perché era la prima della mia carriera. Ricordo che qualsiasi cosa facessi funzionava benissimo ed ero davvero molto contento. Mentre la seconda volta che ci siamo sfidati, lui era la testa di serie numero 1 del Challenger e ricordo di esser partito molto teso, stavo giocando male in quei giorni e non mi trovavo a livello di condizioni. Per assurdo, forse la partita migliore era stata proprio quella contro di lui. Lui era molto nervoso perché un po’ mi temeva. Ma dopo aver perso il primo set ho perso totalmente fiducia e lui, di conseguenza, è salito come capita quasi sempre”.
QUI IL TABELLONE AGGIORNATO DEL PIEMONTE OPEN
D: Negli anni il colpo sul quale hai lavorato di più hai detto che è il servizio. Sei contento dei risultati?
Lavagno: “Sì, sono contento di come sta andando ma va ancora migliorato molto. Ho la fortuna di essere mancino e quindi riesco a prendere degli angoli che possono destabilizzare i miei avversari. Sono contento ma c’è ancora molto da lavorare perché è un colpo troppo importante che va migliorato costantemente”.
D: Il tuo idolo è Nadal. Cosa ne pensi del periodo che sta attraversando e che non gli ha permesso di giocare sulla sua superfice preferita?
Lavagno: “Sono molto dispiaciuto. Ho paura che sia costretto a chiudere la carriera così, sarebbe brutto non vedere un’altra delle sue partite. Chiudere per un infortunio sarebbe molto brutto. Ma penso che più volte l’abbiamo dato per finito e alla fine è sempre riuscito a ritornare. Quindi spero che ci riesca di nuovo. Senza dover dimostrare chissà che cosa, direi che l’ha già fatto per 20 anni, però spero sia per lui che riesca a chiudere al meglio”.
D: Che programmi hai adesso? Quali sono i tuoi obiettivi?
Lavagno: “Dovevo partire domani per la Macedonia ma per il problema al polso forse mi prenderò una settimana di pausa, sotto consiglio del fisioterapista. Con la nuova classifica la programmazione cambierà un po’ e l’obiettivo rimane cercare di salire il più possibile e prepararsi per le qualificazioni dei tornei più importanti”.