Sono da poco passate le 18:30 a Londra e un giovane ragazzo spagnolo, che di nome si chiama Carlos, ha appena realizzato il suo sogno più grande, battendo il dominatore del tennis mondiale e togliendogli definitivamente lo scettro di uomo da battere a Novak Djokovic. Alcaraz, così facendo non ha “solo” vinto, ha riscritto le gerarchie, impegnandosi a riscrivere anche la storia di questo sport. Perché se a 20 anni vinci Wimbledon, come lo ha vinto Alcaraz, la porta dell’impossibile improvvisamente si spalanca davanti a te.
“E’ un sogno che si avvera, essere campione a Wimbledon è qualcosa che volevo davvero. Non pensavo di realizzarlo così presto. Adesso è il momento di godermi ogni singolo momento e condividere tutti i miei sentimenti”. È palese in conferenza stampa, la gioia dello spagnolo che dimostra anche una discreta maturità nel rendersi conto di quello che ha realmente fatto: “E’ stato fantastico riuscire a battere Novak su questo campo dopo 10 anni di imbattibilità. Tutto questo l’ho fatto in primis per me ma è fantastico anche per la nuova generazione che mi ha visto batterlo e magari adesso saranno più consapevoli del fatto che possano batterlo anche loro”.
Ma qual è stata la chiave della partita? Soprattutto la curiosità è su come abbia fatto a reagire dopo un primo set dominato dal serbo: “Quel momento è stato molto difficile ma sapevo che stavo giocando alla grande, che avevo un buon livello. Nonostante il punteggio ho avuto qualche occasione per ottenere un break o comunque ci sono andato molti vicino. Questo mi ha dato la carica per continuare a giocare al meglio anche nel secondo set: è stato davvero importante vincerlo. Se avessi perso quel set probabilmente la partita sarebbe finita lì e non avrei avuto la possibilità di alzare il trofeo”.
Un giocatore Alcaraz che sa riconoscere i momenti decisivi, imparando anche da essi, come al Roland Garros di qualche settimana fa, battuto senza storia dallo stesso Djokovic: “Ho imparato tanto da quella partita, mi sono preparato mentalmente in modo diverso. Ho gestito meglio la tensione, i nervi. Ovviamente sull’erba è diverso rispetto alla terra ma mi ripetevo in mente “non mollare, non mollare”, ho lottato su ogni palla e sono venuto fuori degli scambi incredibili. È stato un lungo match, fatto di lunghi set e di lunghi game. Se sono rimasto in campo è grazie alla mia forza mentale”. “Di sicuro questo è il momento più importante della mia vita. Probabilmente tra cinque anni cambierà ma finora non ho avuto tante occasioni come questo e quindi mi godo il momento. Vincere Wimbledon e battere Novak è qualcosa che sogno da quando ho iniziato a giocare a tennis. Ecco spiegato perché questo momento è così importante”.
C’è sempre da imparare, anche e forse soprattutto quando si vincere. Concetto chiaro ad Alcaraz: “Di questa vittoria porto con me il fatto di aver preso consapevolezza di poter vincere questo tipo di partite, di essere pronto a battere Djokovic, di essere in grado di poter reggere sia fisicamente che mentalmente il match con una leggenda come lui”.
In chiusura un pensiero alla sua famiglia e al suo team che lo ha sempre sostenuto anche nei momenti di maggiore difficoltà. I primi che hanno ricevuto il suo abbraccio subito dopo la vittoria: “E’ un grande momento non solo per me ma anche per loro. Ho cominciato a giocare a tennis grazie a mio padre, un grande fan del tennis. Guardava sempre tennis a casa, anche prima che io nascessi. Penso che per lui sia incredibile vedere il figlio fare la storia, alzare il trofeo di Wimbledon. Averli avuti lì è qualcosa che non dimenticherò mai; ecco perché quell’abbraccio è speciale e spero di avere una foto di quel momento indimenticabile”. Non facciamo fatica a pensare che perlomeno qualche migliaio di foto di quel momento, possa essere disponibile. Con buona pace di Carlos, campione a Wimbledon.