Prima a Montreal, poi a Toronto: Tommy Paul impallina per due volte di seguito nell’open del Canada Carlos Alcaraz ed è inevitabile che le curiosità dei giornalisti in conferenza stampa partano proprio da questo. Sarà l’americano l’avversario di Jannik Sinner in semifinale. Ecco le sue parole.
D: Tommy, ti piace molto giocare contro Carlos…
Paul: “Mi piace giocare contro chiunque rappresenti una bella sfida. Ovviamente lui è al momento il miglior giocatore del mondo. E quando gioco questi incontri in stadi così importanti mi piace un sacco. Quindi direi che è divertente”.
D: Sono passati dei mesi dalla tua semifinale all’Australian Open. Cosa ha cambiato quel risultato per te?
Paul: “Sicuramente ti aiuta molto nei tabelloni. Nei 250 ho diversi bye grazie a questo. Mi ha dato autostima, ma il tennis è uno sport in cui di settimana in settimana cambia molto. Vedi spesso giocatori vincere titoli e poi perdere al primo turno nel torneo successivo. La cosa importante è la costanza. Ovviamente ottenere grandi risultati in grandi tornei ti aiuta, ma ogni settimana è una nuova sfida”.
D: Hai vinto 21 punti su 23 a rete contro Alcaraz. Quindi avevi la strategia di venire avanti e togliergli il tempo. Quali sono state le chiavi di questa partita dopo aver perso il secondo set?
Paul: “E’ una statistica molto buona. Non lo sapevo. E uno di quei due punti persi è stato per un tweener vincente, quindi… Ma non pensavo specificamente a questo prima del match. Cerco sempre di venire a rete e giocare un tennis aggressivo. Dopo il secondo set, l’obiettivo era quello di alzare la percentuale di prime palle in campo, oltre al fatto di fargli sudare i game di servizio. Non importa contro chi giochi, l’avversario se vuole vincere deve sempre guadagnarselo. Questo è quello che ho pensato”.
D: Come sei riuscito a impedire che l’inerzia del match finisse a suo favore dopo quel tweener vincente nel secondo set?
Paul: “Quella poteva essere una sliding door della partita. Mi ha brekkato a zero o poi è andato 30-0 sul suo servizio. Quindi ci sono stati sei punti a zero dopo il tweener. Ci pensavo eccome, avevo la sensazione di poterne perdere anche dieci di punti consecutivi. Però quando si è trovato 30-0 abbiamo giocato un grande scambio, e mi sono detto: proviamo a dare tutto. Poi, se perdo o vinco, non importa. E così ce l’ho fatta. In quel gioco lui comunque ha tenuto il servizio e ha vinto il secondo set, ma combattere punto su punto in quella fase del match gli ha fatto capire che poi nel terzo set ci sarei stato anche io in campo”.
D: Quando l’hai battuto nel 2022 lui non era ancora il numero uno del mondo. Ora questa vittoria cosa significa per te?
Paul: “Mi sento molto bene. La qualità del match è stata alta. Anche se devo dire che secondo me il livello del match dell’anno scorso fu ancora più alto, nonostante lui non fosse ancora il numero uno mentre ora lo è. Quello che è cambiato è che il mio gameplan era più preciso quest’anno. Quella volta non avevo mai giocato contro di lui, quindi dovevo realizzare come poterlo mettere in difficoltà e lo stesso valeva per lui. Comunque dall’anno scorso lui è cresciuto un sacco, e sicuramente gestisce bene la pressione, basta vedere cosa ha fatto a Wimbledon. Per me questa vittoria è importante, ma sono uno che pensa a una partita alla volta, e ora mi concentro sulla prossima. Alla fine della settimana vi dirò poi quale è il mio bilancio. Speriamo che ciò succeda domenica”.
D: Ricorre il ventesimo anniversario della vittoria allo US Open di Roddick. Avevi sei anni allora. Ricordi qualcosa di quella partita? Roddick è stato per te un modello?
Paul: “Non posso dire di ricordare davvero quella partita. A sei anni ho iniziato a giocare a tennis. Mi ricordo i poster di quel torneo e ricordo anche l’outfit di Andy perché poi volevo vestirmi in quel modo per i successivi tre anni, mi pare. Comunque lui è stato sicuramente uno dei miei idoli, però non posso dire che ho provato a giocare come lui o a modellare il mio gioco in base a ciò che faceva lui. Guardo molto tennis ma non posso dire che cerco di imitare un giocatore preciso. Roddick è riuscito a nascondere un sacco i difetti che aveva. Non aveva un grande rovescio, ma se la cavava con lo slice. Poi, è facile tenere il servizio quando batti come lui. In ogni caso, una volta i giocatori al top erano meno completi di quelli ai vertici di oggi. Ora i principali giocatori non hanno più difetti tecnici evidenti e la contesa si è spostata più sul piano mentale”.