INTERVISTE – Il croato racconta al nostro Ubaldo Scanagatta le pressioni che subisce un vincitore di Slam nel suo Paese ma è convinto che il suo “protetto” Marin Cilic migliorerà ancora. Si augura inoltre che l’Italia torni ad avere più tornei nel circuito.
Goran Ivanisevic è stato N.2 del mondo e vincitore di 22 tornei in carriera ma soprattutto è uno di quei personaggi che mancano al tennis di oggi. Mai banale nei commenti, divertente sul campo e dotato di una sensibilità di mano sopra la media, oltre che di uno dei servizi più devastanti mai visti su un campo da tennis.
La sua carriera è stata segnata da 4 finali di Wimbledon, le prime 3 perse, la prima da Andre Agassi e poi due volte da Pete Sampras. Due di queste sconfitte arrivarano al quinto set. Quello che però gli riuscì nel 2001 rimane una delle più incredibili imprese del tennis moderno.
Goran riceve una Wild-Card dall’ All-England Club in virtù dei suoi risultati passati ma ormai è sprofondato al N.125 del ranking mondiale. Il suo servizio però appare fin dal primo turno quello dei giorni migliori: batte in fila Moya, Rusedski, Safin, Roddick, Henman e infine Pat Rafter in una finale memorabile vinta 9-7 al quinto set per alzare l’agognato trofeo
Da allenatore ha già ottenuto un risultato straordinario portando Marin Cilic alla vittoria del primo Slam della carriera allo US Open e alla sua prima qualificazione al Masters di fine anno.
Commentando i brutti risultati – prima della vittoria di Mosca – del suo protetto Goran è chiaro: “Quando vinci uno Slam, non è facile gestire la pressione, tutti cominciano a “tirarti per la giacca”, ma in Asia ha sempre perso da giocatori insidiosi come Murray e Karlovic, non c’è dubbio che possa ancora migliorare”
Due volte vincitore del torneo di Milano Indoor nel 1996 e nel 1997, Goran ricorda con piacere l’appuntamento milanese:
“Era un torneo davvero speciale, è vero che avete il Masters 1000 di Roma, ma una volta avevate molti più tornei di valore, spero che qualcuno si faccia avanti per riportare l’atmosfera di quei bei tempi”.
Se lo dice un campione come lui, forse sarebbe davvero il caso di ascoltarlo….