Correva il mese di febbraio quando Jannik Sinner superava Paolo Bertolucci e agganciava Matteo Berrettini nella classifica italiana per numero di titoli vinti. Parliamo, ça va sans dire, di Era Open, così non ci sono discussioni e Nicola Pietrangeli rimane l’azzurro più forte dell’era precedente. Il trofeo alzato a Montpellier era il settimo per Jannik e ora, otto mesi e mezzo dopo, è arrivato quello che lo porta in doppia cifra eguagliando Adriano Panatta al primo posto. Se il torneo di Vienna gli è valso il decimo titolo in carriera e il conseguente primato condiviso, nella settimana appena trascorsa il Rosso di Sesto Pusteria ha messo a segno altri record. Ma partiamo ripercorrendo i suoi dieci successi ATP – su quattordici finali disputate.
Il nome di Jannik si era velocemente diffuso tra gran parte degli appassionati a partire dal titolo Challenger conquistato a Bergamo nel febbraio 2019, la prima coppa pro messa in bacheca otto mesi e mezzo aver raggiunto i quarti di finale al Bonfiglio, l’ultimo evento del circuito junior a cui ha partecipato ancora sedicenne. Sedici sono state anche le vittorie consecutive nell’arco di cinque settimane, con il successo in Lombardia seguito da quelli agli ITF M25 di Trento e Santa Margherita di Pula, prima di cedere in quel di Alicante alla rimonta di Carlos Alcaraz nel loro primo confronto.
Il 28 ottobre 2019 si celebrava l’ingresso in top 100 e un anno dopo la consacrazione “mainstream”: Rai 2 ha trasmesso in diretta la prima finale ATP del nostro che a Sofia, il 14 novembre 2020, ha battuto al tie-break del terzo Vasek Pospisil per mettere in bacheca la sua prima coppa del Tour.
Il circuito che sta facendo i conti con la pandemia riparte in febbraio e Jannik non smette di vincere: Melbourne 1 è cosa sua. Il 2021 è l’anno della “delusione 1000” con la finale di Miami persa da Hurkacz, ma anche quella del primo titolo ATP 500 a Washington. E non finisce lì, perché ci saranno anche i trionfi di (nuovo a) Sofia e Anversa. Che a Jannik non dispiaccia il duro indoor ormai non è più un segreto per nessuno.
Il 2022 è l’anno dei problemi fisici – un torneo saltato per la positività al Covid e quattro ritiri –, ma ciò non impedisce a Sinner di vincere il 75% dei match e soprattutto il titolo a Umago, che per qualcuno è “solo un altro ATP 250” (e ciò rivela come ci siamo ormai abituati ai nostri rappresentanti che arrivano in fondo ai tornei), forse dimenticando la finale in rimonta su Carlos Alcaraz, in forza della quale aveva pareggiato il bilancio nei quattro scontri diretti.
Eccoci al 2023. Il settimo titolo è quello citato in apertura all’ATP 250 all’Open Sud de France, battendo in finale il n. 51 Maxime Cressy, il quale aveva superato in semi il primo del seeding Holger Rune. La settimana successiva c’è la sconfitta in finale a Rotterdam con Medvedev, interessante da citare sia perché Daniil si sta candidando a ostacolo insormontabile (o, sotto una diversa prospettiva, a prossimo obiettivo) per Jannik, sia perché entrambi erano fuori dalla top 10: undicesimo il moscovita, n. 14 l’azzurro. Altri tempi.
A Toronto arriva finalmente quello che da un po’ era considerato il necessario, successivo traguardo: il primo alloro Masters 1000, anche questa è fatta. E sì, conta anche se non ha battuto nessuno dei primi dieci del mondo, che peraltro erano tutti presenti tranne Novak Djokovic. Il valore degli avversari affrontati tuttavia ha importanza nella mente del giocatore; così si spiega come lo stesso Sinner abbia riconosciuto il titolo ottobrino all’ATP 500 di Pechino come “anche più importante di quello di Toronto”. Sul duro cinese, Jannik ha regolato il n. 2 del mondo in semifinale e il n. 3 in finale, Alcaraz e Medvedev.
Già prese singolarmente sono due vittorie di assoluto prestigio, ma averle infilate una dopo l’altra per alzare la coppa aggiunge ulteriore valore. Resta a ogni buon conto indiscutibile la rilevanza di quella contro Medvedev (due tie-break, in entrambi Daniil lasciato a due punti) dopo sei sconfitte in altrettante sfide, quando oltre agli aspetti tecnico-tattici, pesavano ormai come macigni quelli mentali. Ma Jannik non è più lo stesso tennista di due anni fa, nemmeno quello di inizio 2023 e i suoi progressi sotto il profilo del gioco sono evidenti e sottolineati dai frutti che continua a raccogliere. L’ultima prestazione è lì a testimoniarlo oltre ogni ragionevole dubbio: la finale, vittoriosa, di nuovo contro Medvedev a Vienna, “uno dei miei migliori match della mia carriera”.
Ecco un prospetto riepilogativo dei titoli di Jannik e di Adriano.
Panatta Sinner
Adriano è ancora avanti per pesantezza dei trofei, in primis con il titolo Slam a Parigi, seguito (e preceduto) da quelli equiparabili agli attuali Masters 1000 di Stoccolma e Roma. Ma l’età è dalla parte del Rosso, che ha toccato quota 10 a ventidue anni, mentre Panatta ci è arrivato un paio di mesi prima di compierne trenta.
Dicevamo all’inizio che la settimana viennese ha portato altre soddisfazioni a Jannik. Ben sapendo quanto il nostro tenga a fare la storia del tennis italiano (circa zero, com’è comprensibile quando si ambisce a lasciare impronte su scala mondiale), ci prendiamo la briga e anche un po’ il gusto di ricordare innanzitutto che quella di domenica è stata la sua 56a vittoria in stagione, staccando ulteriormente il record precedente di 54 detenuto da Corrado Barazzutti dal 1978. Sempre a beneficio di chi apprezza certi confronti, Corrado compiva 25 anni nel febbraio di quell’anno.
Poi, nel 2021 Sinner è diventato il primo (e finora unico) italiano a vincere quattro titoli in una singola stagione, quindi nel 2023 il record è uguagliato. Almeno, perché mancano ancora due appuntamenti, Parigi-Bercy e le ATP Finals. In seconda posizione a quota tre, Bertolucci, Barazzutti (entrambi nel 1977) e Fognini (2018).
Raggiunto Panatta per numero di titoli, all’inizio di ottobre Jannik ne ha uguagliato il best ranking al n. 4, primato azzurro. Ciò significa che ha superato Adriano (all’epoca ventiseienne) per settimane di permanenza al numero 4: diventano cinque contro tre a partire da lunedì 30.
Per quanto riguarda le cose importanti (…), i 500 punti di Vienna permettono a Sinner di consolidare il quarto posto del ranking: +510 rispetto al n. 5 Andrey Rublev. Prima di guardare alla classifica di fine anno e all’Australian Open, difendere la posizione in vista delle ATP Finals significherebbe evitare sicuramente Medvedev nel girone. Anche se Daniil non fa più tutta questa paura…