Ecco come i quotidiani di oggi, lunedì 30 ottobre, celebrano il successo di Sinner a Vienna.
Volée di rovescio: Più testa, più fisico Sinner cresce al livello dei Top (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
La vittoria nel torneo di Vienna conferma lo status di top player ormai raggiunto da Jannik Sinner, che va giustamente considerato uno dei quattro grandi protagonisti della stagione insieme a Djokovic, Alcaraz e a quel Medvedev sconfitto in finale nell’appuntamento austriaco. È stata una partita di un’intensità sovrumana, con scambi durissimi, che ha richiesto uno sforzo fisico clamoroso a entrambi i contendenti. Il campo, più lento rispetto alla sfida di quattro settimane fa a Pechino, non consentiva di variare troppo le soluzioni come era accaduto in Cina, e dunque il match si è trasformato pesto in una feroce battaglia di posizione, di quelle a cui si assiste di solito sulla terra battuta. Alla fine, da questo scontro titanico è uscito vincitore Sinner perché ha dimostrato di possedere, accanto a una condizione fisica eccezionale, una più solida tenuta mentale rispetto al russo. Sono innanzitutto queste le note più positive del trionfo del campione azzurro: ne conoscevamo la forza psicologica anche di fronte alle situazioni più complesse, dopo un lungo e proficuo lavoro con lo staff ci ha aggiunto un’importante maturazione fisica e atletica, limando e sterilizzando così uno dei punti deboli del recente passato.
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Ormai, nelle partite due set su tre, Jannik è al livello degli altri big, come dimostrano le due vittorie consecutive su Medvedev, ma giustamente i tifosi e gli appassionati si chiedono quanto sia vicino alla possibilità di conquistare anche uno Slam, magari già in Australia. A parte che un giocatore capace di raggiungere i quarti in tutti gli Slam (e la semifinale a Wimbledon) è già da considerare uno dei probabili contender, non c’è dubbio che un torneo di due settimane con sette partite tre set su cinque da vincere rappresenti un ostacolo più elevato rispetto a ogni altro appuntamento e al momento a Jannik manca proprio qualche partita di grandissima intensità nei Major per affinare il giusto approccio ad eventi di questo genere. Ma i miglioramenti tecnici e fisici sono sotto gli occhi di tutti, la testa è quella di un campione consumato e dunque si tratterà solo di una questione di tempo per vederlo lottare per il traguardo più alto. Un tempo che grazie alle sue qualità si sta accorciando a dismisura.
Jannik è sublime raggiunto Panatta “Una vittoria indimenticabile” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
La lode non si accompagna alle note sinuose di un valzer, piuttosto al martellamento del metallo pesante. Mala musica t erta sublime e racconta di una verità ormai consolidata: Sinner, dopo il 10° trionfo in carriera, è nel gotha, in quel ristretto consesso di campioni che stanno illuminando la stagione, insieme a Djokovic, Alcaraz e Medvedev E nell’ultimo mese, in attesa del ritorno di Sua Maestà il Djoker, Jannik ha messo al loro posto sia lo spagnolo sia, due volte, il russo. Vienna è dunque sinfonia in rosso, dopo una contesa feroce, quasi brutale contro l’Orso moscovita, una battaglia di oltre tre ore che prosciuga anima ed energie e alla fine premia il giocatore più lucido, più presente a se stesso, più solido fisicamente. E questa è la rivelazione più straordinaria che emerge dalla splendida fatica vincente di Jan: i muscoli di cristallo, che in passato a volte lo avevano lasciato sulle ginocchia, stanno diventando acciaio inossidabile capace di resistere alla pesantezza di colpi di uno come Medvedev, che sugli scambi logoranti ha costruito le sue fortune.
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“Congratulazioni, sta avendo una stagione straordinaria. È stata una partita durissima, a un certo punto ho pensato di poterla vincere, ma Jannik ha avuto qualcosa in più”. E per una volta, anche il proverbiale understatement della Volpe Rossa si prende una pausa: “Credo che questa partita rimarrà impressa nella memoria di molte delle persone che erano tra il pubblico (compresi i genitori, ndr); è stato uno dei tre o cinque migliori match della mia vita. Le finali sono sempre speciali e lo sono soprattutto contro Daniil che mi aveva battuto parecchie volte”. Ma adesso il numero 4 del mondo ha trovato l’antidoto. “La forma fisica è sicuramente un aspetto importante, è stato un match molto fisico. Ma in generale credo che uno comincia a mettere assieme i pezzi del puzzle; poi accumuli esperienza e quello è un aspetto fondamentale. Io avevo già giocato prima di quest’anno molti ottavi e quarti di finale, ma adesso sto facendo il passo successivo. Ormai posso dire che
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“La forza mentale è fondamentale. Come ho detto, penso di essere diventato un giocatore migliore negli ultimi due anni. È facile migliorarequando sei giovane, ma in generale, gioco meglio a tennis ora; ho più fiducia e sto giocando a un livello molto buono. Ma certo, ci saranno anche dei momenti difficili“. Pero i supererai non tremano. Mai.
Jannik Sinner “Ora vinco con il fisico e con la testa. La felicità? Colazione con i genitori” (Stefano Semeraro, La Stampa)
Dalla Cina all’Austria, da Pechino a Vienna, cambia la geografia ma la storia è la stessa: questo è un Sinner magistrale. Un campione assoluto, tosto, affidabile, quasi scientifico nella capacità di ripetersi. Tre settimane fa in Oriente aveva messo in fila Alcaraz e Medvedev, ieri si è ripetuto contro il russo, il numero tre del mondo, la sua ex bestia nera, e lo ha fatto alla fine di un match scorticante, giocato a ritmi folli, tre set (7-6 4-6 6-3) e oltre tre ore di gioco. Si è preso il quarto titolo dell’anno, il decimo in carriera – pareggiato il record azzurro nell’era Open di Panatta – confermando che vale il quarto posto al mondo, anzi, qualcosa di più. Il tutto a soli 22 anni. Per la gioia di mamma e papà che a Vienna hanno passato con 4 del mondo: solo Panatta e la Schiavone hanno raggiunto la stessa posizione lui tutta la settimana. Jannik, che cosa le ha fatto cambiare marcia dopo gli Us Open? «Mi sento sempre meglio, e paradossalmente anche quella sconfitta mi ha aiutato a crescere. A Pechino ho giocato meglio che un mese prima, e oggi meglio di un mese fa. Ma un mese è troppo poco per cambiare così tanto: questo è il frutto del lavoro che stiamo facendo da un anno e mezzo».
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Intanto Medvedev, che era la sua bestia nera, ora la teme. La finale di ieri dove la mette nella classifica delle sue migliori? In fondo è stata quella della conferma ad altissimi livelli. “Non so fare una classifica, ma è stata importante. A Pechino ho dimostrato che potevo batterlo (dopo 6 sconfitte, ndr) qui è stata una partita diversa. Lui si aspettava che facessi certe cose, io me ne sono accorto, e ho cambiato strategia durante la partita. Un anno fa non ci sarei riuscito”. A Vienna è stato bello avere accanto anche sua madre, oltre che suo padre che ultimamente l’accompagna spesso? “È stato importante, certo, ad esempio perché abbiamo fatto colazione insieme tutta la settimana. Di solito capita solo quando sono a casa, ma per uno, due giorni al massimo, quando vado a trovare i nonni che sono anziani, qui è stato diverso“. Vincere davanti alla propria famiglia è sempre speciale. «È vero, ma per loro, come credo per tutti i genitori, è molto più importante sapere che sono felice. E per me sapere che lo sono anche loro, che stanno bene. Quando succede, abbiamo già vinto tutti. Se poi va bene anche in campo, è il top».
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A golf ha iniziato quest’anno: ha fatto progressi? È meglio nel gioco lungo o in quello corto? Guardi che Djokovic è già da Ryder Cup… “Stranamente sono meglio nel gioco corto. Ma miglioramenti non ne ho fatti. In un giro da nove buche, sono capace di perdere sette palline”. Tutto il contrario che sul campo da tennis. Il prossimo miglioramento quale sarà? “Ci sono tante cose da migliorare, perché anche se ho avuto una bella stagione non mi dimentico che in tre Slam su quattro non ho fatto bene. La cosa più importante, in vista della prossima stagione, sarà la preparazione fisica. Devo D salto di qualità Daniil si aspettava che facessi certe cose e ho cambiato strategia: un anno fa non ci sarei riuscito diventare un atleta ancora migliore”. Da qui a fine anno ci sono ancora traguardi importanti. Il Masters 1000 di Parigi-Bercy, l’ultimo della stagione, la Coppa Davis a Malaga. E soprattutto le Atp Finals di Torino. Sente di poterle vincere? “A Torino le condizioni di gioco saranno ancora diverse rispetto a Pechino e a Vienna, favoriranno qualcuno, sfavoriranno qualcun altro. Ma lì in campo ci saranno gli otto migliori giocatori del mondo, quindi ognuno di noi può vincere”
Questo è Sinnerissimo! Messaggio per le Finals (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Da tempo gli scienziati dibattono se esista o meno un’energia in grado di influenzare le strutture a grande scala, tra queste il cosmo che si espande a velocità sempre maggiore. La chiamano, dato che non è mai stata realmente provata o rintracciata, energia oscura. Nel tennis, il dibattito in questione è già dato per superato. In molti sono convinti che alcuni dei tennisti di primo piano siamo portatori attivi di questa energia. La prova incontrovertibile, sul campo, se non proprio in laboratorio, viene dallo stato di profonda frustrazione fisica e psichica che coglie i loro avversari. La sintomatologia è a dir poco perversa, muovendo dall’improvviso incollaggio delle gambe, incapaci di procedere alle consuete velocità, per finire con la sparizione dai Propri pensieri di qualsiasi trama di gioco avessero intenzione di mettere in pratica, salvo quella più comoda per i loro torturatori. Nei primi due anni del suo vagare nel mestiere dei “pm”, Jannik Sinner era la vittima sacrificale di Daniíl Medvedev, uno che l’energia oscura la produce in quantità industriale. Ma lo scenario si è ormai ribaltato, e da due match, degli otto fin qui giocati, è il nostro semoloso rappresentante a potersi concedere, durante la premiazione, quel po’ di compiaciuto sostegno che non si nega mai a chi si è battuto con onore. «Spero di incontrarti tante altre volte in finale».
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Eppure, sebbene l’elenco delle migliorie apportate al gioco, e anche alla testa di Sinner sia sotto gli occhi di tutti («È stato un match di grande sforzo mentale, questo con Medvedeg molto duro da condurre in porto», ha assicurato con convinzione Jannik), niente mi trattiene dal pensare che nel piano di studi del ragazzo, sia stata inserita anche qualche pagina sul mitridatismo e i suoi molteplici benefici, che poi sarebbero essenzialmente quelli di rendersi immune alle potenti sostanze tossiche emesse dai propri avversari. Ora l’antidoto è stato trovato, l’energia oscura di Medvedev sembra appartenere davvero al passato. O forse si sta rivelando meno potente di quella che ha preso a emanare lo stesso Sinner. Ma qui il discorso diventa da saga di Guerre Stellari, ed è meglio lasciar perdere. Anche se nei panni di Darth Sinner, il nostro ragazzo comincio a vedercelo. ***
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Il quarto game avrebbe dovuto insegnargli qualcosa… I due si sono confrontati su un game di 32 servizi, lungo quanto un set, nel quale il russo ha rimontato il 15-40 e ha avuto sei possibilità di tenere il servizio, ma ha concesso a Sinner nove palle break, l’ultima (finalmente) fatale. Ma il game-partita non è bastato, e il seguito si è mostrato forse ancor più emozionante. Portatosi sul 3-1, Jannik ha ceduto la battuta nel quinto game, ma non ha permesso ugualmente a Medvedev di raggiungerlo, perché si è ripreso il break sulla successiva battuta del russo. L’ultimo attacco di Medvedev è giunto sul 5-2 per Sinner. ll russo è salito 5-3 cancellando un match point all’italiano, e sulla successiva battuta di Sinner ha avuto due palle per il 5-4, l’ultima sprecata con una scimunita schiacciata di dritto su una smorzata lavorata male.
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È la decima vittoria di Sinner quante ne ha ottenute Panatta in tutta la carriera. Più importanti quelle di Adriano, ma a Sinner il tempo per fare meglio non manca davvero. È anche il quarto successo dell’anno (dopo Montpellier, Toronto e Pechino), impresa mai riuscita a un tennista italiano. Il miglior viatico per presentarsi alle Finals di Torino nel ruolo di ammazza-grandi