In realtà non fa tantissimo rumore (in Italia) perché non è italiano. Jannik Sinner (calma, non ci riferiamo a questo rossocrinito) aveva finito il suo match contro Mackie McDonald alle due e mezza di notte per essere programmato non prima delle 17 del pomeriggio seguente. Jannik – che in ogni caso con quella vittoria si era assicurato la quarta di testa di serie alle ATP Finals – ha deciso di ritirarsi, una buona idea se ritieni di non aver recuperato e che scendere in campo possa dunque comportare un forse vago ma certo ulteriore rischio di infortunarsi quando mancano dieci giorni a Torino.
Il mondo tennistico azzurro è insorto come un sol uomo di fronte a cotanta ingiustizia e già si è cominciato a parlare di trasferire il torneo in un’altra struttura parigina o meglio ancora in un altro Paese, anche perché il pubblico francese non è apprezzato non solo da Daniil “curo le mie unghie” Medvedev – anche se, bisogna ammetterlo, sotto questo punto di vista tutto il mondo è, uhm, lo stesso paese.
Visto che, ci ricorda Stuart Fraser del Times, una sola volta in cinque giorni è successo che il programma finisse prima di mezzanotte (martedì, alle 23.57), in una simile e non molto imprevedibile situazione si ritrova ora l’altro rosso del Tour, Andrey Rublev che venerdì ha battuto Alex de Minaur conquistandosi il diritto di giocare la semifinale al Masters contro Novak Djokovic.
Un 50% per la felicità di essere in semifinale dopo aver battuto il Demonio australiano per la seconda volta su cinque confronti (se vogliamo contare le Next Gen Finals – cioè, non vogliamo però quelli sono gli H2H ATP ufficiali), un 50% perché l’ironia non manca a questo ragazzo e un altro 50% lo provoca la stanchezza (che fa pure sbagliare le somme), Andrey la prende con un sorriso davanti alla telecamera subito dopo la vittoria.
Così, quando gli viene domandato quanto tempo impieghi ad andare a dormire dopo un incontro come quello, Rublev risponde: “Devi cenare, fare i trattamenti, arrivare all’hotel, una doccia, quindi non so… alle quattro, alle cinque? Pazzesco. Programmazione fantastica, grazie! E sono nel Council dell’ATP e… ATP, siamo insieme!”.
Potrebbe essere addirittura la prima volta che sentiamo Andrey criticare – pur con feroce leggerezza – l’associazione dei pro. Ma non è finita, perché poi si parla del prossimo avversario, Nole: 4-1 i precedenti per il serbo, sconfitto solo nella finale di Belgrado nel 2022. Andrey strappa ancora sorrisi rispondendo alla domanda, “cosa hai imparato sul come giocare contro Djokovic?”. “Non ho imparato, il punteggio è… Le quattro volte che mi ha battuto lo ha fatto quasi a zero: non ho imparato nulla. Mi piacerebbe. Vedremo domani”. E poi c’è chi sostiene la fondamentale inutilità delle interviste in campo…